Enzo Rossi-Roiss

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LE MASCHERE DI L’ALTRANGE SOMATIZZANO ARCAISMI SCIAMANICI

L’Altrange ha creato maschere facciali extra large infernali più che paradisiache, inquietanti più che rasserenanti, perché attivino nell’inconscio di chi le guarda la rottamazione di ogni materiale imbarazzante.
Sono maschere che deificano comunque soprannaturalità primordiali. Maschere fantasmatiche e larvali dall’aspetto irato con destinazione d’uso rituale magico, esorcistico. Maschere aliene, refrattarie al derisorio e a ogni clawnerie, che somatizzano arcaismi sciamanici idonei per la comunicazione con l’Altro, l’Altrove, l’Aldilà. Maschere che iconizzano una spiritualità che può risultare benigna, oppure maligna, a secondo di chi le approccia visivamente nel ruolo di astante presuntuosamente erudito, portatore inconsapevole di sapienza stereotipa…invece.
Formalmente stravolgono ogni concetto wichipediato di maschera modellata per occultare identità riconoscibile, oppure per accentuare caratterialità archetipica, poiché sono dotate quanto basta di ciò che può far loro assumere artisticità esposte in luogo collettivo dotato di pertinenze estetiche.
Maggiormente durante i giorni del Carnevale a Venezia.
http://www.youtube.com/watch?v=G2CwW_83scQ
L’Altrange e’ il nome d’arte di un figlio d’artista che abita, lavora e sogna in una casa/atelier al secondo piano di un caseggiato nel Barrio Gotico barcellonese, contiguo alla Rambla, come nella stiva di una imbarcazione sovraccarica di trouvalleries, importate da un’antica dimora abbandonata all’improvviso per sopraggiunte necessita’ d’evacuazione. Il suo arredo facciale e’ costituito da occhiali scuri modello non-vedenti e da barba folta modello astrologo. Il suo eloquio e’ accattivante, anche perche’ e’ un colto conferenziere d’arte.
La sua pittura, manierata ed erudita, echeggia formalismi plastici, piu’ che pittorici. Siamo alle prese con un onirismo pittorico espresso allo stato puro: al tramonto, anziche’ all’alba, su superfici sabbiose e parietali. Nelle sue opere, organico e inorganico ci risultano scolpiti, piu’ che dipinti, poiche’ l’architettura degli interni e degli esterni che la connotano, ci risulta solida, massiccia come in (o di) altri tempi. L’Altrange e’ nato a Istambul (Turchia) nel 1948, abita e lavora a Barcelona. Parla e legge piu’ lingue. Ha esposto in luoghi pubblici e privati numerose volte. Nel territorio spagnolo e’ molto attivo anche come organizzatore e animatore culturale.
L’Associazione “Amici dell’Arte”, con il patrocinio del Comune di Ghilarza e dell’Assessorato alla Cultura, ha organizzato l’esposizione del grande dipinto “La scoperta dell’America”. Un dipinto unico al mondo le cui misure sono metri 100 (la base) per 2,10 (l’altezza). L’evento espositivo è stato realizzato (presente l’artista), come manifestazione ufficiale del “Mese della Cultura Ghilarzese” negli spazi della Villa Deriu, per il periodo 16 settembre – 20 ottobre 2006, a mia cura, già curatore della esposizione della stessa opera a Venezia nel marzo 1999, presentata con un testo apparso pubblicato nel catalogo di Veneziarte ’99, dal quale stralcio il brano che segue.
L’America delle civilta’ precolombiane con I suoi riti e I suoi miti. Il viaggio delle tre caravelle di Cristoforo Colombo partite dalla Spagna per raggiungere le Indie. L’approdo nel Nuovo Mondo. La sua scoperta, la conoscenza dei suoi territori e dei suoi abitanti. Tutto cio’ e’ stato dipinto simbolizzato ed emblematizzato su 200 pannelli alti cm.210 e larghi cm 50 che, accostati l’uno all’altro, costituiscono un’opera unica lunga 100 metri dipinta da L’Altrange e intitolata “La scoperta dell’America”.
http://www.bcnartis.com/index.php?option=com_content&task=view&id=24&Itemid=101

Published by rossiroiss, on dicembre 21st, 2011 at 9:12 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

DI CIO’ CHE SCRIVERO’ PRIMA O POI

Dovrei scrivere a lungo di alcuni/e sedicenti essere ciò che non sono, per scrivere di alcuni/e che presumono di sé moltissimo narcisisticamente, tutti/e affetti/e da autoreferenzialismo miope per quanto riguarda il discernimento del pochissimo che li/e costituiscono geneticamente.
Dovrei scrivere che non ci si connota artisti dicendo “Sono un artista”, prescindendo dall’espletamento full-time di una concreta e qualificata attività artistica, apprezzata e accreditata come tale dalla utenza esegetica dell’artisticità.
Dovrei scrivere che non ci si connota critici d’arte dicendo “Sono un critico d’arte”, bibliografandosi con pochi testi scritti estemporaneamente e occasionalmente per presentare o notiziare artisti marginali noti a stessi o mostre d’arte allestite in spazi succedanei strapaesani o periferici, insiemizzando opere eterogenee di autori presuntivamente rappresentativi della molteplicità della ricerca artistica contemporanea.
Dovrei scrivere a tanti che non ci si connota poeti dicendo “Sono un poeta”, autoannoverandosi tra gli autori di testi scritti andando a capo spesso, webizzati o autoeditati per i famigli e i conoscenti.
Dovrei scrivere ad altrettanti che non ci si connota scrittori dicendo “Sono uno scrittore”, autoannoverandosi tra i diarizzautori di singletudine conclamata o tra i narratori del vissuto personale marginalizzato e convenzionale.
Per scrivere, in definitiva, che non ci si connota creativi dicendo “Sono un creativo”, per giustificare e dissimulare inadeguatezze propositive e interattive personali all’origine del proprio disagio esistenziale.
Di ciò scriverò, prima o poi.

Published by rossiroiss, on dicembre 17th, 2011 at 7:18 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

L’INTELLETTUALE CERCA LA VERITA’ OPPURE VUOLE ESSERE INFLUENTE ?

SIA ESSO ARTISTA, POETA, SCRITTORE, ESEGETA TUTTOLOGO
http://www.iantichi.org/content/lintellettuale-cerca-la-verit%C3%A0-oppure-vuole-essere-influente

“Si tratta del fatto che egli non cerca la verità, ma vuole essere influente?”
Per dare risposte a questa domanda di Karl Popper è stata concepita da Inga Steimane una esposizione d’arte “ecumenica” di opere selezionate ad hoc, tutte di artisti lettoni in carriera impegnati a lanciare sfide, allestita nell’Art Space Riga per essere inaugurata il 16 dicembre 2011. L’iniziativa è stata intrapresa coinvolgendo le realtà lettoni (righesi la gran parte!) che costituiscono la rete di canali (compresi quelli economici e sociali) che conducono e convogliano le opere d’arte all’incontro con chi è attrezzato per esporle e promuoverle, oppure collezionarle (Associazioni, Gallerie d’arte, Collezionisti Privati). Tale esposizione è proposta, perciò, come tentativo sperimentale da replicare, eventualmente, a conclusione di ogni annata, per verificare le “influenze” esercitate con successo oppure fallite, e segnalare chi porta nuova verità artistica influente. Dando risposte anche a queste altre domande: Vuole essere influente l’artista? Vuole essere influente il curatore? Vuole essere influente il giornalista recensore? Digressionando ad libitum della modestia e della immodestia intellettuale degli artisti e di chi li deambigua compiendo esercizi scrittòri esegetici impressionanti più che comprensibili… disapprovati da Karl Popper.

Gli artisti selezionati dalla Steimane per la sua expo-salon sono numerosi (50 e più, di età diverse) e comprendono anche Ilze Jaunberga con due delle sue grandi tele (cm.200×120) del ciclo Evviva Carnevale!: “Chase the sun” e “Hotel des Bains”.

Published by rossiroiss, on dicembre 13th, 2011 at 3:54 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

CORIANDOLI MEDIATICI ACCIDIOSI CONTINGENTATI

L’AMACA
L’OTTO VOLANTE
BELPAESE
ROSSO GIUNGLA
IL CASO
CANAL GRANDE
BONSAI
AFFARI IN PIAZZA
NUDI E CRUDI
IL GUSTO DEGLI ALTRI
LAPSUS
SILLABARIO

Sono “Testate” in epigrafe di microteche giornalistiche 10×9 de “la Repubblica”, incastonate ognuna nella pancia di una pagina gulliver nazionale, parodiate dai redattori delle pagine regionali per la pubblicazione di commenti lilliputiani personali, sovente riassunti  di opinioni altrui espresse il giorno prima e di accadimenti già notiziati.
Sono palestre per esercizi scrittòrii brevi e parassiti di petites maitres-a-ecrire, inviati speciali in soggiorno domestico comphortato.
Sono coriandoli mediatici di umorismi, moralismi, relativismi et etceterismi accidiosi contingentati.

Published by rossiroiss, on novembre 4th, 2011 at 9:06 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

Bighellonando a Venezia itinerati dalla guida Corto Sconto di Fuga&Vianello

“http://www.iantichi.org/content/bighellonando-venezia-itinerati-dalla-guida-corto-sconto-di-fugavianello”
http://www.iantichi.org/content/bighellonando-venezia-itinerati-dalla-guida-corto-sconto-di-fugavianello

A Venezia è possibile bighellonare nel suo doppio labirinto di terra e d’acqua, tra calli, callette, campi, campielli, fondamenta e corti, collegate da ponti di ogni dimensione, percorrendo gli itinerari della guida di Corto Maltese scritta da Lele Vianello e illustrata con disegni di Hugo Pratt e Guido Fuga, riedita nel 2011 da Rizzoli–Lizard. A una condizione, però, che si bighelloni per scoprire la Venezia nascosta, non segnalata dalle guide fornite dai tour operator ai turisti massificati che costituiscono il flusso pecoreccio considerato fastidioso dai lagunari residenti. Intenzionati a recarsi nella Corte dal Pozzo d’Oro e poi in quella degli Orfei,  a percorrere il Rio Terà dei Pensieri e poi quello degli Assassini, a percorrere la Calle Larga dei Proverbi e poi la Calle del Amor degli Amici, ad  attraversare il Sottoportego dei Cuori d’Oro e a salire sul Ponte degli Squartati (per es.). Evidenziando con un lapis ogni segnalazione relativa ad accadimenti stravaganti, ogni indicazione relativa a luoghi abitati da personaggi illustri o sedi di attività estinte di pubblico servizio eno-gastronomico e merceologico, oppure destinate all’estinzione perchè divenute obsolete, nei casi in cui risultano sopravvissute diversamente nomate e gestite.
L’affabulazione scritta e disegnata per tale guida PrattCortoMaltesefan è schematica, la sua redazione risulta vintage: tanto che non la danneggerebbe una revisione.Bighellonando itinerati come nel capitolo Porta dell’Oro (pp.122-123, per es.) sarà inevitabile notare (e annotare) che: risulta assente il grande oleandro radicato in una vera da pozzo; la libreria d’arte Electa si è autosoppressa nel luglio 2011; nella Chiesa San Luca indicata come luogo di sepoltura dello scrittore Pietro Aretino, non vi è traccia di alcun sepolcro con tale nome e cognome, nè lo ricorda chi in tale chiesa celebra i riti sacri; il gestore della enoteca Al Volto non possiede collezionati più di mille vini diversi come lo storico gestore Car-bon.
Itinerati come nel capitolo Porta dell’Amore, non leggiamo che Palazzo Zenobio (p.157) è monetizzato come multi space espositivo e  guardiamo da lontano il vecchio Molino Stucky (p.161) ignorando che è stato ristrutturato con destinazione d’uso alberghiero. Nel capitolo Porta del Colore (p.166)  non ci risulta reinsediata altrove l’Accademia di Belle Arti
Ai lettori di libri scritti da autori divulgatori della microstoria cittadina, qualche accadimento risulta sceneggiato in location diversa, narrato approssimativamente col linguaggio bacaresco di chi racconta gustando cicchetti e bevendo prosecco, per divulgare ciò che ha sentito dire da altri consumatori di cicchetti bevitori di prosecco. Esemplare la narrazione dell’elefanticidio del 1819 (pp.66-67), sceneggiato (idem illustrato) in Campo della Bragora, eseguito “…dalla Regia Marina con tanto di bombarda e schieramento militare“, anzichè eseguito da un artificiere austriaco nella Chiesa di Sant’Antonin, come nelle illustrazioni coeve e nella narrazione docummentata e blogwebizzata in:  “http://www.rossiroiss.it/blog/?p=279″ http://www.rossiroiss.it/blog/?p=279.
Altri accadimenti risultano ignorati, come il culto con pomposi festeggiamenti annuali della Beata Contissa Tagliapietra (1288-1308), le cui spoglie scheletriche sono conservate nascoste nella chiesa San Maurizio, dove risulta insediato il Museo della Musica, dopo essere state venerate dai veneziani durante cinque secoli fino al 1830, altarizzate in una chiesa demolita in Campo San Vio.
Come si può apprendere leggendo la bibliografia webizzata come qui di seguito.

http://www.iantichi.org/node/419
http://www.iantichi.org/node/419
http://www.iantichi.org/node/422
http://www.iantichi.org/node/422 /
http://www.iantichi.org/dati/…/pdf/200907_IlRidottoDeIAntichi_luglio_2009.pdf” www.iantichi.org/dati/…/pdf/200907_IlRidottoDeIAntichi_luglio_2009.pdf  /
http://www.iantichi.org/dati/…/200909_IlRidottoDeIAntichi_settembre_2009.pdf” www.iantichi.org/dati/…/200909_IlRidottoDeIAntichi_settembre_2009.pdf

Published by rossiroiss, on ottobre 29th, 2011 at 1:12 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

EVVIVA CARNEVALE! PERFORMANCE ESPOSITIVA DI ILZE JAUNBERGA A RIGA IN LETTONIA A CURA DI INGA STEIMANE IN ART SPACE RIGA


( sullo sfondo la mega biblioteca Castello della Luce in costruzione )

PRESENTAZIONE ESEGETICA CON DECALOGO DEAMBIGUANTE

Premesso che il giudizio estetico deve essere articolato sulla base dell’esperienza diretta e della sensibilità innata di chi lo formula, col supporto di una buona dote di conoscenza artistica metabolizzata e conoscenze socio-culturali consolidate.
Premesso che la migliore dote di un critico/scrittore d’arte è il suo occhio e che l’occhio formula il giudizio più affidabile (anche nei casi in cui risulta non condivisibile)  soltanto quando si sottrae a qualsiasi teoria.
Qualunque giudizio estetico relativo ai dipinti di Ilze Jaunberga, esposti per la prima volta a Riga che è la città nella quale è nata e si è acculturata, dopo essere stati esposti in più città italiane e frequentemente a Venezia, sia articolato dopo aver esaminato il curriculum espositivo dell’artista e letto ciò che è stato scritto per bibliografarlo
Riconoscendo che la Jaunberga:
1 – per realizzare le sue opere non si è appropriata d’immagini create da altri: poiché ha dipinto immagini create manu-propria (col pensiero in mano), fantasticandole in dimestichezza con tutto ciò che attiene al fantasmatico;
2 – è capace di dipingere attenta a non imitare pittori e disegnatori suoi predecessori, impegnata a non raffigurare immagini gregarie, oppure immagini tali e quali possono essere fotografate da chiunque durante rapporti ravvicinati diversamente empatici;
3 – esplica la sua attività di donna creativa per conseguire come risultato pittorico finale una originalità inventiva ed esecutiva personale e il più assoluta possibile, destinandosi a essere apprezzata e decodificata da scrittori in dimestichezza con la scrittura critica poetica campionariata da Charles Baudelaire;
4 – l’artisticità delle sue opere merita di essere giustificata e deambiguata scrivendo testi intenzionati a elaborare una teoria filosofica, alternativa alla teorizzazione estetica, autoruolandosi emuli dell’americano Arthur Danto ed escogitando un sistema che ci consenta di tratteggiare una visione critica personale scevra da pregiudizi condizionanti.Scrivo ciò per consentirmi di affermare che:
5 – la Jaunberga si è dato uno stile pittorico personale e una narrazione visuale con opere concatenate in cicli conseguenti, che presagiscono inequivocabilmente creatività avventurosa e affascinante, rivelandosi  artista refrattaria all’eclettismo velleitario e ai nomadismi formali sterili;
6 – la Jaunberga dipinge disciplinata dal rispetto rigoroso di alcune “costanti” iconiche, poetiche, cromatiche e materiche: meritevoli di essere considerate “costanti” identitarie fondamentali;
7 – la Jaunberga intrattiene dal 2002 un rapporto privilegiato (anche ravvicinato e fertile) con l’Italia e la sua multiculturalità regionale sia artistica sia letteraria, oltre che linguistica,  (da Lecce a Trieste, con frequenti e lunghi soggiorni lavorativi a Venezia).
Le opere selezionate per questa pubblicazione monografica, realizzata in occasione della sua prima grande esposizione a Riga, siano, quindi, analizzate come elementi (frammenti) di un ciclo pittorico equivalente a un unico racconto lungo, anziché come opere autonome  equivalenti a singoli  racconti brevi antologizzabili. Un racconto unico e lungo che ha per argomento visuale il Carnevale tout court , illustrato come evento teatrale globalizzante en plein air, rappresentazione poliespressiva cosmopolita e multiculturale.
Considerando Carnevale di Ogni Luogo (ovunque e comunque risulti ambientato) il Carnevale jaunberghiano:
8 – manifestazione pubblica di pulsioni represse in tante altre circostanze, alla quale relazionarsi come spettatori/trici pensanti più che attori/trici eterodiretti/e, attivi/e con gli sguardi più che con i gesti, senza alcuna maschera sul viso per interagire responsabilmente con naturalezza vis à vis, estraneando ogni esibizione di eccentricità ingannevole e fuorviante;
9 – mise en scene metaforica di emozioni e interrelazioni multietniche disinibite perchè mascherate;
10 – show esistenziale dell’effimero mistificatorio, che ha per protagonisti figuranti di ogni età, portatori in gran numero di eccellenze represse o soltanto esibite: abbigliati con vestimenta appositamente  confezionate o noleggiate, per simulare vagheggiamenti e movenze di personalità e caratterialità inemulabili.
Un Carnevale dell’insolito e del trasgressivo festivalierato, generatore d’iconografia divertita e divertente anche quando contiene iconizzati i Cavalieri dell’Apocalisse, al quale partecipare condividendo l’ironia erudita e le burlescherie intelligenti.

AN EXEGETIC PRESENTATION AND DE-AMBIGUISING NOTES

Whereas aesthetic judgements should be based on the personal experience and innate sensitivity of those who make them, backed up by a good stock of mature background knowledge in art and a consolidated socio-cultural awareness.
Whereas an art critic/commentator’s most precious gift is his eye, and that the most reliable judgements (even in the case of disputable judgements) are made by the eyes and always without any theoretical influence.
Any aesthetic judgement on the paintings of Ilze Jaunberga – on show for the first time in Riga, the city where she was born and where she received her cultural upbringing, after having featured in numerous exhibitions in various Italian towns including Venice on a number of occasions – can be made only after having studied her exhibition history and after reading what has been written to document her life and works.
Granted that Ilze Jaunberga:
1 – has not made use of images by other artists to create her works: she has in fact painted pictures manu-propria (with her thoughts flowing through her hands) drawing on her familiarity with all things pertaining to the imaginary world in order to conceive them;
2 – is skilled in ensuring that her work does not resemble that of antecedent artists in any way and that she does not create pictures which lack initiative, or images which could be just as easily photographed by anybody during close encounters of a diversely empathetic kind;
3 – uses her role as a female artist in order to attain results in paintings that, as personal expressions are as inventive and original as possible, which leads her to be appreciated and interpreted by writers who are familiar with the poetic critiques and quotes by Charles Baudelaire;
4 – the artistic nature of her works deserves to be explained and de-ambiguised through writings aimed – by self-promoted emulators of American, Arthur Danto – at creating a philosophical theory as an alternative to the aesthetic theorisation. A system should be devised which allows us to work from a personal critical viewpoint that’s free from conditioning prejudices.
Leading from the above I’d like to state that:
5 – Ilze Jaunberga has created her own personal artistic style and visual narrative with works that are linked in series of cycles which foretell in an unequivocal fashion an adventurous and exciting creativity. They reveal an artist who’s a stranger to unrealistic eclecticism and sterile professional drifting;
6 – Ilze Jaunberg maintains a firm and disciplined respect of certain constants in her work: iconic, poetic chromatic and material features which, as fixed points, are considered fundamental aspects of a personal identity;
7 – since 2002 Ilze Jaunberga has held a privileged relationship (both close and productive) with Italy and its regional cultural variety, which is evident in both its artistic and literary expressions, as well as from a linguistic point of view (from Lecce to Trieste and with frequent lengthy stays in Venice for work).
The works selected for this monograph publication, which coincides with her first large-scale exhibition in Riga, should therefore be analysed as pieces or fragments taken from a cycle of paintings. In this they can be compared to excerpts from a long narrative, rather than seen as free-standing pictures, on a par with a selection of anthologisable short stories. This single, extended tale has as its visual subject the good old carnival, depicted as an open-air, globalising theatrical event – a multi-faceted, cosmopolitan and multicultural display.
Considering the Carnival of Every Place (anywhere it happens to be set) the Jaunberg Carnival is:
8 – a public display of impulses which are repressed in many other circumstances, to which the viewer should react as a thinking spectator rather than a hetero-led actor. Rather than through actions, the viewer should be active with the eyes and wear no mask to cover the face so as to be able to interact responsibly and naturally, banishing any show of eccentricity which would be misleading and deceptive.
9 – a metaphorical staging of emotions and multi-ethnic interrelations which are uninhibited due to masks;
10 – an existentialist show of mystification and the ephemeral with minor figures of all ages as protagonists, many of them showing excellences that are repressed or merely allowed to be visible; they’re dressed in clothing specifically made or hired in order to express fond gazes and attitudes with personality and character that cannot be emulated.
A Carnival of the unusual, characterised by festival-style transgression; a generator of iconography that is both amused and amusing – even in the case of iconised Horsemen of the Apocalypse; a Carnival to take part in, sharing in the erudite irony and intelligent burlesque. (Translation di Sarah Lane)

Published by rossiroiss, on ottobre 27th, 2011 at 3:37 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

DELLA MANCATA ECO WEB-MASS-MEDIATICA DI UNA MOSTRA D’ARTE ALLESTITA A MOSCA

CON OPERE DI CHRISTIAN BALZANO – FRANCESCO ATTOLINI – LOLITA TIMOFEEVA

http://www.facebook.com/note.php?note_id=10150348325903473

Che cosa scrivere della esposizione d’arte dei tre artisti eterogenei diversamente curriculati (Francesco Attolini, Christian Balzano e Lolita Timofeeva) che hanno la casa e l’atelier in Italia, allestita a Mosca nella MI Rudomino All-Russia Biblioteca di Stato, promossa autarchicamente e accreditata da una curatela single italiana autoreferenziale: massmediatizzata soltanto nel web con un comunicato stampa in lingua italiana postato e ripostato in alcuni blog amicali?
Do seguito a ciò che ho scritto per il post DELLA TIMOFEEVA BIENNALIZZATA A MOSCA IN UNA BIBLIOTECA NOMATA “MI Rudomino Russia”
(http://lampisterie.ilcannocchiale.it/post/2680617.html), scrivendo che risulta scritta tutta in lingua italiana la web-eco suscitata da tale esposizione, ignorata dagli addetti ai lavori della comunicazione artistica in lingua russa, perché è stata penalizzata dalla promozione autarchica e dalla monocuratela autoreferenziale italiana priva di relazioni con addetti ai lavori della critica d’arte russofona.
Diversamente dalla esposizione personale di Ilze Jaunberga, intitolata EVVIVA CARNEVALE!, allestita nell’Art Space Riga in Lettonia (http://www.facebook.com/event.php?eid=154066234683931), accreditata dalla curatela di un doppio misto, composto da personalità diversamente e proficuamente relazionate ognuna col Sistema dell’Arte, sia in Lettonia sia in Italia, ognuna con testo inedito originale catalogato, scritto ad hoc (e per l’occasione espositiva) nella propria lingua.
Cliccare i link che seguono per verificare: http://lampisterie.ilcannocchiale.it/post/2687720.html

Published by rossiroiss, on settembre 29th, 2011 at 1:29 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

TRATTASI DI UN LIBRO DELLA CATEGORIA DAN BROWN

CON OMICIDIO-SUICIDIO MISTERIOSO NEL SALENTO PER LETTORI AGOSTANI ACCASATI IN VILLAGGI VACANZE

http://www.facebook.com/note.php?created&&note_id=10150312439513473
http://lampisterie.ilcannocchiale.it/post/2677326.html
http://www.iantichi.org/node/593/edit

Ho ricevuto in dono un libro costituito da tante pagine quante risultano le pagine di quattro libri de La Biblioteca di Repubblica: allegati uno ogni sabato al quotidiano. Esempio: Arthur Scnitzler n.3/112, Herman Malville n.8/112, Marcel Proust n.12/128, Oscar Wild n.14/128: totalizzano 480 pp. Il libro che ho ricevuto in dono totalizza 494 pp. Lo ha scritto Enzo Varricchio, s’intitola Quell’estate prima della fine del mondo, lo ha pubblicato Giuseppe Laterza, editore barese come l’autore che si reddita esercitando la professione dell’avvocato: animalista, vegetariano, in rapporto ravvicinato con lo Yoga.Non è il diario di una vita eccezionale, né l’autobiografia di un uomo eccezionale.
È il prodotto letterario di un pugliese ostinato nel soddisfare il bisogno personale di conoscenza e accrescimento culturale, in dimestichezza con la scrittura letteraria. Un contenitore cartaceo divulgatore di un melting pot etnico-culturale, farcito con digressioni e citazioni iperdialogate che zibaldonizzano ciò che l’autore ha “imparato” accumulando il suo capitale di conoscenza libresca e conoscenze socio(anche logiche)-politiche-mondano-artistiche-economiche etc, fino allo scrittore Moccia e  all’attore corregionale Scamarcio.
Trattasi di un libro di narrativa della categoria Dan Brown per il Grande Numero  la cui lettura si arruffiana il lettore di pagina in pagina conducendolo in un iper luogo nomato Rosadimare (il più bel fiore e il liquido primordiale), villaggio vacanze per benestanti insediato sulla costa salentina adriatica nel territorio comunale di Ostuni. L’autore lo ha scritto eccellendo, in alcuni capitoli, nella costruzione di analogie provviste del “come” che esemplifico campionariate, dopo averle  sottolineate:

-         rincoglionito e frustrato come un granchio sbattuto nel secchiello p.36

-         come vecchie cianfrusaglie ritrovate negli scatoloni in soffitta p.38

-         come due paracadustiti impigliati sul ramo di un albero p.41

-         come un astronauta sganciato fluttuo nel vuoto p.52

-         si dissolvono nella notte come punti neri nell’inchiostro p.71

-         grondare sudore come un eschimese incarcerato da un’ora dentro un hammam p.82

-         ammosciato come un pupazzo la cui carica sia terminata p.287

-         per insufflargli ossigeno, come il soffio divino che dà la vita p.314

-         da cui si può uscire, come si esce da un brutto sogno p.427

-         nero come un gigantesco moscone p.479

-         lottano nel cielo come dronghi asiatici a difesa del nido p.479

Ho ricevuto in dono, quindi, un libro che contiene più libri che hanno per argomento la costa salentina nel periodo delle vacanze estive, la popolazione pugliese con i suoi riti e i suoi miti, la microstoria locale di ogni “loco” tra i due mari (Adriatico e Jonio) – come risulta riassunta esemplarmente nel cap.XV da pag. 343 in poi: astuzie utilizzate come bigiotteria, per adornare con esercizi di scrittura erudita un intreccio narrativo del genere giallo-esoterico-codicedavinci con suicidio-omicidio iniziale e soluzione finale di ogni mistero (quasi), metaforicamente (in)quadrata in un cerchio, destinato a risultare datato dai riferimenti a fatti e personaggi della cronaca più recente.
Siccome alcuni PM sono impegnati in ulteriori indagini, però, chiunque abbia letto (oppure leggerà) questo libro, eviti (comunque) di conversare al telefono con chiunque voglia commentare i fatti narrati come fatti realmente accaduti a Rosadimare: poiché …tutto inizia e finisce in questo luogo, durante le 24 ore di una giornata ferragostana. Assenti giustificati  la Daddario, Valter Lavitola e Gianpi Tarantino di tutt’altre trame narrative argomento e protagonisti.
Pag. 481 – Un giallo avvincente, meglio di Brembate, Avetrana, Perugina e Garlasco messi insieme: una bomba, dieci morti, tra i quali un alto magistrato e due minorenni, barbaramente assassinate, con tanto di setta satanica come ciliegina sulla torta. A pag 431 il riassunto della trama.

Published by rossiroiss, on settembre 15th, 2011 at 8:07 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

AUJOURD’HUI POÈTE MOI AUSSI… POUR MOI MÊME

Ho conosciuto un uomo che a cominciare dal 14 settembre 2011 inizierà a vivere il suo 75° anno in buona salute, come tutti gli altri anni precedenti, mai badato da persona diversa da se stesso.
“Io ho già vinto!”, mi ha detto. “Ho già vissuto tanto quanto ho desiderato vivere e a modo mio per sopraggiunta. Ostacolato da chi mi ha invidiato e disapprovato. Fortunato, però, durante ognuno dei miei giorni no. Suscitando e sperimentando innamoramenti irreplicabili  che hanno connotato il vissuto di chi li ha condivisi e goduti in rapporto ravvicinato col mio vissuto. Ogni altro anno successivo al 75° lo vivrò considerandolo un premio per ciò che ho creato e dato scrivendo, per ciò che ho determinato in altri/e che hanno creato e dato stabilendo con la mia creatività scrittoria rapporti fertili di ogni tipo”.
Il testo che segue lo ha scritto quest’uomo, compiendo un esercizio di scrittura versificatoria omologa alla mia, a futura memoria di un giorno genetliaco trascorso in mia compagnia, con l’intenzione di omaggiare la conoscenza reciproca alla quale abbiamo dato inizio, ruolandoci esecutori testamentari l’uno dell’altro e viceversa, come specificherò scrivendo altro ad hoc.
Ad majorem scrittura poetica gloriam!

Ho una età raggiunta la quale perfino un cardinale

termina la sua carriera pubblica ed è sostituito

da un cardinale più giovane nel governo della diocesi.

Straniero a me stesso ho viaggiato esplorando in solitudine

spazi altrui ininterrottamente in buona salute

durante i 74 anni già vissuti profittevolmente.

Ho visitato luoghi e conosciuto persone diverse

suscitando innamoramenti e innamorandomi in ogni età.

Ho esaminato realtà sociali simboliche

smontando credenze e illusioni con emozioni

Ho amato donne diverse innamorato di ognuna diversamente.

Ho negato l’esistenza delle verità assolute

senza riuscire mai ad avere una visione d’insieme

alle prese con lo spazio sconnesso da realtà globali.

La difficoltà della comprensione critica dei sentimenti miei e altrui

ha alterato la mia percezione dei fatti e delle persone

la deambiguazione delle relazioni sociali e sentimentali

refrattario a ogni forma di appartenenza fisica e ideologica.

Ciò che mi sopravviverà di ciò che ho scritto e pubblicato

mi sopravviverà a prescindere dalle opinioni

di chi risulterà mio coetaneo/a o contemporaneo/a.

Published by rossiroiss, on settembre 14th, 2011 at 5:49 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

GLASSTRESS VERSIONE EXPORT A RIGA IN LETTONIA AD MAJOREM PERSONAL BRAND BERENGO GLORIAM

dal 20 Agosto all’11 Dicembre 2011

http://www.iantichi.org/content/glasstress-versione-export-riga-lettonia
http://www.iantichi.org/content/glasstress-versione-export-riga-lettonia
http://lampisterie.ilcannocchiale.it/post/2671564.html

Adriano Berengo, ce l’ha fatta: è divenuto brand internazionale, da zero al primo milione di euro e oltre, tanto da poter aspirare a divenire brand/lasciapassare per esporre in Art Basel e in altre fiere similari.
Durante gli anni trascorsi dal 1989 al 2011, l’imprenditore veneziano non ha sfornato e venduto in gran numero soltanto oggetti materiali costituiti da materiale vetroso, arricchendosi: si è caratterizzato e propagandato anche come brand, clonandosi diversamente nomato ed eccellendo nel rebranding o Xe Service (Berengo Fine Art – Berengo Studio – Berengo Collection – Berengo Centre for Contemporary and Glass – Venice Project – Berengo Studio 1989).Fino alla expo Glasstress (http://www.glasstress.org – www.glasstress.org),  evento collaterale de La Biennale veneziana, concepito nel 2009 e replicato nel 2011. Una expo esportabile, opportunamente dimensionata ad hoc per ogni budget e location disponibili.
Come l’expo intitolata “Glasstress Riga – Works from Berengo Studio”, dal 20 agosto all’11 dicembre 2011 a Riga in Lettonia, allestita in alcuni spazi del Mākslas Muzeja “Rīgas Birža” (http://new.lnmm.lv/lv/amm/misc/about/museum/http://new.lnmm.lv/lv/amm/misc/about/museum/): curatela in duo con Helena Demakova.Una Glasstress résumé versione export, concepita e allestita con 19 opere di 18 autori diversi. Con meno artisti, quindi, dei 61 protagonisti della expo-madre Glasstress veneziana, curata da Demetrio Paparoni & C., allestita nelle sale del piano nobile di Palazzo Cavalli Franchetti sul Canal Grande e nella ex fornace divenuta Berengo Centre for Contemporary and Glass a Murano.
Prodromo (antesignana e messaggera) di altre Glasstress expo-figlie post Riga: in contemporanea a Lidingo-Stockholm con opere di 32 artisti (compreso un vetro del 1964 di Jean Arp morto nel 1966), curatela in duo con Maria Wiberg (Millesgarden Museum – 27.08-2011/15.01.2012), successivamente a New York (MAD Museum of Art and Design) e Beirut (BEC Beirut Exibition Centre).
I rapporti di Adriano Berengo con la Lettonia hanno avuto inizio nel maggio 1997, mentore e tramite lo scrittore Enzo Rossi-Ròiss (http://www.www.rossiroiss.it) durante un incontro in Europart a Ginevra, allorché ha deciso di concedere in uso il suo spazio espositivo Berengo Fine Art in Salizada San Samuele a Venezia per il co-insediamento (con sculture in vetro) della prima partecipazione ufficiale della Repubblica di Lettonia a La Biennale Arte (la XLVII), insediata anche con dipinti nelle sale della San Gregorio Gallery (come risulta nel catalogo ufficiale), senza alcun contributo finanziario statale lettone: protagonista Lolita Timofeeva, nata nel 1964 a Riga dove si è acculturata ed ha abitato fino al 1991 (http://www.italo-baltica.it/wordpress/lolita-timofeeva-2.html – http://www.italo-baltica.it/wordpress/lolita-timofeeva-2.html).

Published by rossiroiss, on agosto 18th, 2011 at 1:26 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati