Enzo Rossi-Roiss

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“BALTICA 9”: BIRRA SUPER E LIBRO COMICO


Potrebbe accadere a chiunque (poiché è già accaduto) di apprendere che, alle ore 21,30 di un giorno feriale qualsiasi, sarà presentato, nello spazio apposito della libreria alternativa Modo Infoshop, un libro di Daniele Benati e Paolo Nori intitolato “Baltica 9” edito da Laterza: presenti gli autori (ovviamente!). Un libro scritto cinque anni prima della sua pubblicazione, guida ai misteri di un Oriente che cinque anni dopo risulta meno misterioso e più globalizzato.

Potrebbe accadere a chiunque (poiché è già accaduto) di recarsi in tale libreria alternativa perché intrigati dal titolo del libro, più che dalla notorietà dei suoi autori, in tempo utile per acquistarlo e leggere le prime dieci pagine di seguito, continuando a leggerlo qua e là prima della sua presentazione.

Potrebbe accadere a chiunque (poichè è già accaduto) di apprendere dai due autori che il libro non sarà presentato, ma letto qua e là senza alcuna informazione preliminare relativa all’esercizio scrittòrio compiuto.

Potrebbe accadere a chiunque (poichè è già accaduto) di proporre inutilmente ai due autori/autopresentatori di anticipare al pubblico dei presenti (si e no 20!) qualche informazione relativa al concepimento del libro e alla sua redazione in duo.

Potrebbe accadere a chiunque (poiché è già accaduto) di disapprovare (disapprovati!) due scrittori che leggono ciò che hanno scritto autocompiacendosi e ridendosi addosso: protagonisti inconsapevoli di una comica e applauditi da un uditorio indulgente e amicale. Dopo aver appreso che la balticità titolata riguarda una certa birra bevuta e bevibile nei Paesi Baltici: non bevuta prima della lettura, però, dal duo protagonista del “reading” e dai presenti plaudenti.

Potrebbe accadere a chiunque (poichè è già accaduto) di giudicare tale libro un insieme di testi televisionabili dai comici di Zelig, scritti da due autori emiliani nati molti anni dopo Georges Perec e Giani Celati, nati molti anni dopo Italo Calvino, nato molti anni dopo Raymond Queneau, nato molti anni dopo Alfred Jarry, nato molti anni dopo Clarles Cros e Isidore Ducasse comte de Lautréamont: ragion per cui non hanno potuto far parte del Collège de Pataphysique, né eseguire alcun esercizio scrittòrio per la Bibliothèque Oulipienne.

Potrebbe accadere a chiunque (poichè è già accaduto) di essere palesemente considerato imbecille da uno dei due autori di “Baltica 9” (il Paolo Nori) per aver manifestato la propria refrattarietà alla comicità della loro scrittura.

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Daniele Benati è nato a Reggio Emilia, ma la maggior parte del tempo la passa a Budapest, dopo aver insegnato in alcune università straniere. Recentemente si è data visibilità libresca con l’eteronimo Learco Pignagnoli.

Paolo Nori, ex ragioniere con laurea in lingua e letteratura russa, è nato nel 1963 a Parma ma vive a Bologna. Recentemente ha aperto una partita IVA per fatturare redditi diversi da quelli derivanti dalla vendita di libri del genere ”Baltica 9”.

Entrambi hanno tradotto testi d’autori stranieri noti e sono impegnati nella redazione del settemestrale “L’accalappiacani”.

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Biennalizzata a Venezia al di là dei confini della scatola l’architettura simulacro dell’artisticità stravagante

L’immaginario collettivo ha deambulato perplesso e sconcertato negli spazi dell’Arsenale e nei padiglioni dei Giardini, location della 11th Mostra Internazionale di Architettura 2008 (Venezia 14/9 – 23/11). Sconcertato dalle numerose installazioni realizzate dagli architetti espositori per rappresentare una architettura «oltre il costruire» (come nei desideri degli organizzatori), liberata dai confini della scatola e dai limiti delle pratiche costruttive consuete e omologate. Perplesso (anche) nel constatare le numerose somiglianze con ogni Mostra Internazionale di Arti Visive.È accaduto ciò perché gli architetti biennalizzati si sono posizionati con le loro creazioni talmente tanto oltre i confini del costruire, da sconfinare (consapevolmente o inconsapevolmente) negli ambiti estetici della creatività fluxus, video, body, povera e comportamentale. Fatta eccezione per i francesi e gli australiani (per es.), autori di un ricchissimo campionario lillipuziano, esibito nei loro padiglioni, di progetti architettonici per costruzioni tra le più stravaganti e disparate.La Biennale delle case irreali (Paolo Vagheggi) – La Biennale senza edifici – Ma l’architettura non è un’arte ornamentale (Vittorio Gregotti) – L’architetto cerca casa / Alla Biennale uno spazio senza star (Francesco Erbani): così hanno titolato alcuni prestigiosi giornali quotidiani. (Già postato in: www.iantichi.org)

Published by rossiroiss, on settembre 26th, 2008 at 3:05 pm. Filled under: Diario, Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

PUBBLICATI DA “I ANTICHI EDITORI” A VENEZIA

I “POEMI DOPING” DI ENZO ROSSI-ROISS
SCRITTORE SETTANTENNE DIVERSAMENTE ANZIANO

(da “Il Ridotto” anno 2° n.13, settembre 2008)

copertina poemi

Ha le caratteristiche di un “Meridiano” Mondadori il libro edito da “I Antichi” a Venezia col titolo “Poemi Doping”. Ha tali caratteristiche perchè contiene in 350 pagine tutta l’opera poetica (edita e inedita) di un solo autore: Enzo Rossi-Ròiss nato nel 1937. Con testimonianze esegetiche di Autori Diversi, la gran parte noti ai lettori di testi poetici moderni e contemporanei. Tanto che alcuni meritano di essere citati (in ordine alfabetico); Vincenzo Accame, Elio Filippo Accrocca, Ercole Bellucci, Gianni Celati, Gualtiero De Santi, Joice Lussu, Eugenio Miccini, Luciano Nanni (anche Menetti), Roberto Roversi, Sarenco.
Il libro è sottotitolato “Canzoniere 1964-2007”, perchè l’Autore ha ordinato la sua scrittura poetica in versi trascorrendo il suo 70° anno: come Francesco Petrarca (1304-1374) che non riuscì a compierlo perchè morì un giorno prima. L’ordine di pubblicazione e lettura, però, non rispetta l’ordine di scrittura, poiché i vari testi risultano accorpati in “sezioni” (dieci) omologanti e monologanti.
Poichè  a quasi tutti i testi pubblicati si addice l’oralità dell’Autore, più che la “dicitura” degli attori di teatro, così come si addice l’esegesi di chi li ha concepiti, propedeutica a ogni esegesi professorale,una conversazione col Rossi-Ròiss,a questo punto, è quanto di meglio potevamo pensare di realizzare per i lettori de “Il Ridotto”.
I ANTICHI – Cominciamo dalla copertina aniconica e tricolore: perchè?

ROISS – Perchè è stata concepita come opera visuale, la cui decodificazione o deambiguazione è consentita soltanto a chi si predispone ad esaminare i suoi diversi liveli di significazione.
I ANTICHI – Che sarebbero…?
ROISS – I livelli di significazione risultano stratificati a cominciare dalla successione (sovrapposizione) delle tre parole tricolorizzate su fondo nero: ROISS (verde) POEMI (bianco) DOPING (rosso). Esaminando il primo livello di significazione si connota la nazionalità italiana dell’Autore e del suo linguaggio originario. Esaminando il secondo livello di significazione si  identifica la carica simbolica di ogni colore: NERO (l’ideologia referente dell’anarco-libertarismo), VERDE (il colore della candela verde che illumina il sapere patafisico), BIANCO ( le polverine stupefacenti), ROSSO (la passionalità espressiva). L’esame di altri livelli di significazione consente l’accesso ad altre aree metaforiche a chi dispone dei password sapiensiali idonei.
I ANTICHI – Il “Doping” del titolo significa scrittura stupefacente?
ROISS – Significa scrittura poetica assunta come medicinale per positivizzare il negativo, smascherare le ipocrisie, esaltare le stupefazioni, connotare gli innamoramenti, deridere l’esibizione di eccellenze soltanto presunte, stigmatizzare la mediocripositività conclamata, disdegnare la creatività episodica e l’artisticità domenicale…ecc.
I ANTICHI – La doppia significanza è diffusa in tutto il libro, l’allegoria e la metafora spadroneggiano quasi in ogni testo, la sentenziosità risulta ricorrente, qua e là profetizzi con disinvoltura: ironico, sarcastico, raffinatamente crudele, inequivocabilmente laico e agnostico. Ti riconosci come poeta e come persona in tutto ciò?
ROISS – Così come mi riconosco in tant’altro “dicibile” dopo aver letto i miei”Poemi Doping”.
I ANTICHI – Spiega ora la presenza nei tuoi testi di tante parole, alcune sprovviste di etimo cruscacclarato, irrintracciabili nel vocabolario: ibridi semantici, ircocervi linguistici, insiemi sfingici, fonemi chimerici, generati da accoppiamenti trasgressivi di notissime parole durante la tue orge creative.
ROISS – Lo spiego col dire, semplificando, che le concepisco per significare più compiutamente (o completamente) ciò che è nelle mie intenzioni poetiche. Facilitato dalle mie frequentazioni patafisiche , oltre che dalla conoscenza degli esercizi di stile scrittòrio “oulipienne” (OU.LI.PO).
I ANTICHI – Un glossarietto finale prima dell’indice, però, avrebbe ben figurato.
ROISS – E’ una buona idea. Suggerisco di esemplificarlo impaginando in un riquadro alcuni dei miei neosememi. Per es:carmepilogus, deufemismazione, ficofora,gidugliata, iconovulvata,lauramplessi,piedilavori,
postchiaraggiunta,tergiversificatori, ubunide,vulvaepistolata, vulvautorale, vulveide, vulvindex.

I ANTICHI – La sezione erotica del tuo libro s’impone per qualità e quantità dei testi. Tanto che puoi essere considerato e indicato come poeta plurivulvato confesso e documentato, inviso a ogni altro poeta monovulvato, avulvato, devulvato, sia poeta o no. Condividi questa opinione?
ROISS – La condivido a condizione che mi si consideri scrittore vulvologo virtuoso ed erudito, alternativo a ogni scrittore vulvomane approssimativo e maldestro.
I ANTICHI – Hai tradotto in versi tutti i tuoi innamoramenti?
ROISS – Soltanto i più significativi, a prescindere dal loro epilogo.
I ANTICHI – Ti hanno arricchito tutti?
ROISS – A conti fatti, tutti tranne uno che mi ha impoverito. Poiché l’ho condiviso a lungo con una donna mediocripositiva che si è rapportata a me applicando la formula: costi tuoi benefici miei / lavoro tuo plus valore mio / capitale tuo rendita mia / conoscenze tue per nuove relazioni mie.
I ANTICHI – Concludi con una dichiarazione.
ROISS – Dichiaro che i miei “Poemi Doping” costituiscono un prezioso campionario del mio vissuto e che li ho così ordinati a futura memoria della mia attività scrittòria, per connotarmi “diversamente anziano” trascorrendo gli anni successivi al mio 70°.
(Il libro può essere ordinato a www.iantichi.org, oppure a www.libreriaparolini.com)

Published by rossiroiss, on settembre 26th, 2008 at 2:54 pm. Filled under: Diario, Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

ARREDO URBANO EFFIMERO E LUDICO L’OPEN 2008

SAGA ESPOSITIVA GRIFFATA LIDO DI VENEZIA Le sculture della esposizione “Open 2008” sono state rimosse il 29 settembre, dopo essere state arredo urbano effimero e ludico al Lido di Venezia dal 27 agosto al 6 settembre, in concomitanza con i giorni della Mostra Internazionale del Cinema. Ben catalogate dall’editore Bellati, per l’autogratificazione di ognuno degli artisti esposti che enfatizzeranno la propria partecipazione come grande evento espositivo nel CV personale. Per l’undicesimo anno consecutivo l’agenzia organizzatrice Arte Communications del duo De Grandis – Tirkkonen ha impastato e cotto una ciambella redditizia (metaforizzando!), equivalente a una saga dell’arte eterogenea massmediatizzata in loco veneziano (e soltanto in loco veneziano) da pochi cronisti locali, con brevi testi informativi scevri da ogni esercizio esegetico: evento fungo nell’umus di un evento quercia. Per l’undicesimo anno consecutivo Paolo De Grandis ha venduto a scultori (e non) italiani e stranieri d’ambo i sessi la partecipazione alla sua “Open” griffata Lido di Venezia, attento a incrementare la redditività più che l’artisticità dell’iniziativa: tutto esponendo e di chiunque (nulla escludendo e tutto includendo), senza discriminare i carneadi noti a se stessi e ai compaesani, marginalizzati da curriculum espositivi autarchici e supportati da schede bio-bibliografiche carenti. Esemplari le brochures di Giulio Serafini, Leonardo Chionna e Vincenzo Musardo (per es.), un trio accreditato dalla Artisse s.r.l. che ha la sede a Mesagne (BR). Nato nel 1961 a Urbino e noto agli urbinati: diplomato dalla Scuola del Libro urbinate dove non insegnano a dipingere e neanche a scolpire (il Serafini). Dotato di una bibliografia firmata da recensori e presentatori della categoria squillo mercenaria, e notiziato nelle cronache locali da media pugliesi (il Chionna). Sprovvisto di notizie bio-bibliografiche rilevanti e di un CV espositivo esibibile (il Musardo). Per l’undicesimo anno consecutivo “Open” si è rivelata dotata di una doppia data di scadenza: quella calendariata (29 settembre) e quella effettiva (6 settembre) concomitante col giorno ultimo della Mostra Internazionale del Cinema, dopo il quale il Lido di Venezia torna ad essere location abitata e frequentata esclusivamente dai residenti, prevalentemente anziani intolleranti delle presenze occasionali o turistiche. Americanizzata con due sculture policrome e iperrealiste di Carole A. Feuerman straviste, perché straesposte nella location Giardini, durante i mesi della Mostra Internazionale d’Arte 2007 negli spazi extra Biennale del ristorante-bar Al Paradiso. Con tante partecipazioni asiatiche, per internazionalizzarla agli occhi e nelle opinioni dei partecipanti una-tantum nazionali: Mauro Benati, Damiano Canalini, Domenico di Genni, Paola Giordano, Mario Paschetta, Oliviero Rainaldi, Tobia Ravà, Giacomo Roccon, Barbara Taboni, Pier Toffoletti, Cristina Treppo, Giusepe Vigolo e Dania Canotto.

Published by rossiroiss, on settembre 23rd, 2008 at 2:19 pm. Filled under: Diario, Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

ESTONIA E LETTONIA DIVERSAMENTE PRESENTI A VENEZIA

 

NELLA MOSTRA INTERNAZIONALE DI ARCHITETTURA 2008

Fra le 56 partecipazioni nazionali alla Mostra Internazionale di Architettura di Venezia (undicesima della serie, dal 14 settembre al 23 novembre 2008), l’Estonia si è data una notevole visibilità massmediatica internazionale e un gran numero di visitatori con ticket pagato, installando 70 metri (circa) del gasdotto della Gazprom in uno spazio en-plein-air dei Giardini: con tutti intorno i padiglioni storici di Francia, Inghilterra, Canada, Corea, Giappone, Germania e Russia. Il manufatto (in scala reale) intitolato “Gasitoru – Gas Pipe”, la cui installazione era stata annunciata tra le “attrazioni” sperimentali e provocatorie dell’Arsenale, si è rivelato, così, dotato di una carica simbolica pesante che è esplosa in un’area metaforica vastissima. Giudicato unanimemente: … atto di arte e architettura critiche, presa di posizione socio-politica inequivocabile degli artisti Maarja Kask, Neeme Kulm e Ralf Looke, tra ironia e senso di responsabilità, con l’intenzione di evidenziare la distonia tra tecnologia e forza della natura. Diversamente dalla Lettonia che si è data una visibilità masmmediatica autoreferenziale nazionale, destando la curiosità dei turisti in transito meno frettolosi, con un progetto di architettura d’interni realizzato da Eriks Bozis e Reinis Liepins. La creazione degli architetti lettoni, intitolata “Dust Room”, è stata realizzata nei pochi metriquadri del monovano di un ex negozio per souvenirs locato per l’occasione e contiguo a un bar nell’abitato cittadino, foderando le pareti interne con pannelli di color nero rotanti su appositi binari e sovrapponibili, illustrati da macro immagini fotografiche di polvere vista al microscopio in bianco e nero, segnalata free entrance ai passanti da una pedana nera esterna collocata sul suolo pubblico: il tutto rigorosamente in bianco e nero Un padiglione lillipuziano, perciò, e poco attraente il padiglione della Lettonia comparato alla installazione Gulliver vistosa dell’Estonia tra i padiglioni vip dei Giardini. Un manifesto d’intenti , l’installazione concepita e realizzata degli estoni svolgendo il tema sintetizzato dal titolo della mostra “Out There: Architecture Beyond Building”. Una struttura elementare, invece, la “scatola” artisticizzata dai lettoni, ignorando la struttura complessa e fantasiosa del “Castello della Luce” in costruzione a Riga, edificio molto discusso e da alcuni disprezzato, destinato a divenire nel tempo icona emblematica della Lettonia desovietizzata, commistione esemplare tra architettura, pittura e scultura: architettura liberata dai confini della scatola…come nei desideri degli organizzatori della Mostra veneziana. La Polonia è stata premiata come migliore partecipazione nazionale, lo studio Gregg Lynn Form per il miglior progetto, un promettente giovane architetto per il progetto “Elemental” del Chilean Group. Un Leone d’Oro alla carriera è stato assegnato a Frank O.Gehry, un Leone d’Oro Speciale allo storico dell’architettura James S.Ackerman. Tra i 50 progetti di studenti universitari di architettura (10 vincitori + 40 menzioni speciali), selezionati dal concorso on-line Everyville 2008 (www.everyville.labiennale.org), non risultano in concorso progetti di studenti universitari cittadini delle Repubbliche Baltiche.

Published by rossiroiss, on settembre 23rd, 2008 at 2:08 pm. Filled under: Agenda, Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

HO LANCIATO NEL CHIANTI I MIEI MAXIDADI ICONOVULVATI

GIA’ LANCIATI A VENEZIA DURANTE IL CARNEVALE 2007

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Altro coupe de dés rouge e noir ! Questa volta nel Chianti, dopo il lancio veneziano in Campo San Maurizio durante il Carnevale 2007 e a Torcello successivamente.
Vulveide nel Chianti, perciò, dopo Vulveide in Laguna, meditando altre Vulveidi in altri luoghi. Diversa la location, identiche le motivazioni… però.
Ho lanciato i miei maxidadi iconovulvati nel Chianti, come in laguna a Venezia, per continuare a omaggiare il duo Mallarmé-Stendhal, per propiziarmi nuovi Innamoramenti fuori di antichi calcoli, e per la Congiunzione Suprema delle probabilità superstiti di altro Fidanzamento, caduto il velo dell’ultima Illusione: poichè la sua ossessione mi risulta sempre più destinata a essere rimossa e archiviata come Fantasma di un gesto vacillante.
La location nel Chianti è Villa Mocale, una residenza chwe fu anche medicea durante il sec. XV, completamente restaurata e usata come sede per meeting, congressi, banchetti nuziali e festeggiamenti eterogenei, sulle colline tra Firenze e Siena nel territorio di Montefiridolfi San Casciano. Si raggiunge percorrendo la superstrada Firenze-Siena (uscita Bargino).

Published by rossiroiss, on luglio 22nd, 2008 at 10:16 pm. Filled under: Diario, Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

DEL RITROVARSI ANNUALMENTE A BOLOGNA

SPETTATORE DEL CINEMA RITROVATO

Ogni anno, da 22 anni, ci si ”ritrova” sempre più numerosi d’estate a Bologna nel chiuso di sale cinematografiche diverse e all’aperto in Piazza Maggiore, per assistere alle proiezioni della Mostra Internazionale del Cinema Ritrovato. Trecento i titoli, otto le giornate dell’edizione 2008 (dal 28 giugno al 5 luglio), alcune migliaia i cinephiles, provenienti da ogni dove europeo ed extraeuropeo,
Casuali ritrovamenti di amatori e sapienti restauri sponsorizzati dal mecenatismo privato consentono ogni anno agli organizzatori della Cineteca Comunale bolognese di comporre un mix di proiezioni di lungo e cortometraggi, muti e sonori, per un palinsesto che risulta, poi, delizioso e infernale perchè obbliga a effettuare con sofferenza scelte sacrificali.
La sezione maggiormente apprezzata, tra le tante programmate, ha avuto per protagonista il regista Josef von Sterneberg con la proiezione di 13 suoi film. In sei dei quali, tutti magistralmente restaurati ( Marocco, Dishonored, Shanghai Express, Blond Venus,The scarlet empress, The devil is a woman ), ho ritrovato l’attrice Marlene Dietrich, immedesimandomi in ognuno dei suoi ammiratori intrigato dal suo erotismo e affascinato dalle sue civetterie, tutte inequivocabili promesse di coiti possibili. Con tante sigarette accese e fumate in interni ed esterni, da star e figuranti in ogni ambiente e circostanza, anche inopportunamente.
Non sono state proiettate opere cinematografiche di autori baltici o di produzione baltica del genere “Campanula bianca” di Ivars Kraulitis (anni ‘60, b/n, 35 min. senza parole) o “Più vecchio di 10 minuti” di Gherz Frank (anno 1978, b/n, 15 min. senza parole). Qualcuno le cerchi e le “ritrovi” cominciando con una richiesta di collaborazione al National Film Centre of Latvia che ha sede a Riga, oppure incaricando a far ciò Laila Pakalnina, attualmente attiva più come giornalista/opinionista del quotidiano lettone “Diena” che come regista cinematografica.

Published by rossiroiss, on luglio 9th, 2008 at 9:56 pm. Filled under: Diario, Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

DELLE OPERE GRAFICHE DI GIORGIO DE CHIRICO

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Giorgio De Chirico (1888-1978) ha eseguito le sue opere grafiche per narrare luoghi e personaggi col pensiero in mano rivolto ad opere già eseguite disegnando o dipingendo, oppure ad opere fantasticate come copie conformi agli originali (divenuti archetipi), con ripetizioni iconiche differenti. Tanto che ai filologi catalogatori continua a risultare ardua l’impresa di ordinare cronologicamente il “prima” pittorico di ogni “dopo” grafico e viceversa.
Ogni opera esemplifica un “tema” emblematico della sua iconografia visionaria, svolto disegnando velocemente con nonchalance su lastra calcografica e pietra litografica, senza esitazioni, presupponendo soltanto la riproduzione in bianco e nero. Il colore è stato sovrapposto (personalmente o da altri eterodiretti) successivamente per dotare il foglio inciso o litografato di un plus valore mercantile supplementare.
La firma autografa costituisce il valore venale di ogni foglio, l’insieme iconografato costituisce invece il valore artistico.
Le opere per una esposizione dovrebbero essere selezionate, perciò, in modo che possano costituire un campionario iconografico esemplare di agglomerati oggettuali e non, raffigurazioni degli enigmi e delle mitologie dechirichiane, evocazioni e rievocazioni nostalgiche dell’artista e della sua “grecità”.

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E stato scritto che De Chirico ha costruito i suoi manichini ( con i vari Archeologi, il Trovatore, Ettore e Andromaca, i Trofei, i Gladiatori per es.) assumendo nella loro strutturazione simboli eterogenei e suggestioni stilistiche, oltre che eleganze, del tardo Manierismo italiano, toscano in special modo. Non è stato mai scritto, però, che, più che col pensiero rivolto ai manichini di accademia e di sartoria, De Chirico possa aver pensato anche ad alcune delle 50 bizzarrie di varie figure incise manichinizzate nel 1624 per Cosimo De Medici da Giovan Battista Braccelli.
Un “manierista” del quale non sono state ancora accertate le date di nascita e morte, nè identificate opere dipinte, quasi certamente attribuite ad altri artisti. Un incontro artistico personale, oppure una conoscenza artistica acquisita tramite il fratello terzogenito Andrea (1891-1952), scrittore erudito e musicista compositore, divenuto pittore sommo nel 1926 a Parigi con lo pseudonimo Alberto Savinio adottato nel 1914. Un manierista preso in considerazione come antesignano inconsapevole dei surrealisti storici da Tristan Tzara e Salvador Dalì: il primo scrivendo un breve saggio per Alain Briex editore nel 1963 di un libro in 525 esemplari con tutte le bizzarrie del 1624 riprodotte, il secondo realizzando alcune sculture “D’après Bizzarrie Braccelliane” stabilmente esposte nella sua casa natale.

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Il corpus delle opere grafiche “dechirichiane” è costituito da 385 fogli diversi, tra incisioni (acqueforti, vernici molli, una puntasecca, una rara linoleumgrafia ) e litografie su pietra e su carta da riporto, comprese le versioni differenti di alcuni “temi”.
La prima litografia l’ha eseguita nel 1921 e raffigura Oreste e Pilade.
Durante gli anni 1929 e 1930 ha eseguito le sei (lito) Metamorphoses e la suite (66 lito) per i Calligrammes di Apollinaire.
Le Mitologie con bagni misteriosi (10 lito) sono datate 1934.
Nel 1941 ha eseguito (disegnato tout court) 20 illustrazioni litografate per l’Apocalisse.
I Cavalli, senza e con Ville, li ha raffigurati nelle opere grafiche (10+6) degli anni compresi tra il 1948 e il 1954.
Il primo Manichino è datato 1964, il secondo 1967.
Dal 1969 in poi ha eseguito soltanto opere singole, disegnando su carta da riporto o sulla superficie di lastre metalliche preparate con vernice molle, sollecitato dai mercanti d’arte. E lo ha fatto attingendo al suo campionario iconico, disegnando più volte il Trovatore: manichinizzato intero su una spiaggia, nella stanza del mistero, in una piazza, nei pressi di un castello arroccato come di un’arcata urbana, oppure dimezzato vagante tra le nuvole o immerso nell’acqua fino alla cintola. Senza inibirsi la riproposizione delle Muse Inquietanti, di Ettore e Andromaca, degli Archeologi e dei Gladiatori, personaggi e arredo scultoreo per mise-en-scene melodrammatiche programmate non si sa da chi, nè dove, né per quando. Ridisegnando Piazze d’Italia desertificate dal solleone mediterraneo: con un efebo, una fontana o una statua in posizione centrale come unico arredo urbano tridimensionale, alternativo all’Arianna sdraiata e malinconica iconizzata in primis e diversamente replicata in numerose opere. Si distinguono per la loro singolarità due opere: “Le mani misteriose” del 1973 e “Il Guanto rosso” del 1975.

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Tecnicamente, le acqueforti di De Chirico e le incisioni del genere “vernice molle”  sono riproduzioni di disegni eseguiti con punte metalliche o matite dotate di mina tenera idonea a lasciare tracce segniche grasse simil-pastello su lastre metalliche appositamente preparate, come le litografie eseguite su pietra o carta da riporto con matite speciali: mai disegnando appositamente rovesciato (a sinistra) ciò che doveva risultare diritto (a destra) dopo la stampa, come uno non specialista dell’arte incisoria.

Published by rossiroiss, on giugno 21st, 2008 at 10:55 pm. Filled under: Diario, Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

DEL MARCHINGEGNO FIERISTICO-ESPOSITIVO

NOMATO FRESH VENICE CONTEMPORARY ART FAIR

Una Associazione nomata “Fresh” e allocata a Venezia ( cap 30124) in una casella postale (719) San Marco 5554, ha concepito un marchingegno fieristico-espositivo nomato Fresh Venice Contemporary Art Fair ed ha cominciato ad azionarlo nel mese di maggio 2008 per riempire le camere dell’Hotel Monaco & Grand Canal di opere d’arte con galleristi badanti e mercanteggianti al seguito, durante i giorni 12-13-14-15 marzo 2009: giorni notoriamente di bassa stagione turistica priva di eventi clamorosi, successivi al clamore del Carnevale.
Un incognito Comitato internazionale composto da rispettati professionisti del settore (presumibile turistico-alberghiero) selezioneranno gli espositori tra le domande di ammissione pervenute alla Casella Postale 719 con 100 euro non rimborsabili, se tali domande risulteranno eccedenti il numero delle camere disponibili.
Una Giuria internazionale (composta non si sa da chi!) assegnerà due importanti Premi (costituiti non si sa da che cosa!) al migliore artista presentato in fiera e al migliore allestimento.
Il Comitato organizzatore sarà in ogni circostanza e per ogni decisione l’unico “signore & padrone” che emetterà in qualunque momento giudizi insindacabili (sia positivi che negativi), di approvazione o di revoca, alieno dall’assumere responsabilità relative a eventuali indennizzi per qualsiasi danno subito da opere ed espositori, a qualsivoglia titolo o casuale (sic nelle “Condizioni di partecipazione” diffuse via internet).
Data limite per inviare la domanda di partecipazione: 30 settembre 2008.
Costo della stanza (pernottamento + colazione) euro 5.000+IVA (+ costi aggiuntivi per gli extra): 50% entro 10 giorni dal ricevimento fattura con ammissione, 50% entro il 31 gennaio 2009. Tramite bonifico bancario, perché gli organizzatori di Fresh Venice non accetteranno assegni, riservandosi di addebitare al “versante” ogni eventuale costo bancario.
Un bel marchingegno, non c’è che dire! Con l’incasso totale realizzato anticipatamente.
Sotto a chi tocca tra gli artisti (stranieri innanzitutto) privi nel CV di referenti manageriali e di una expo a Venezia, e tra i galleristi (anche questi, stranieri innanzitutto) bisognosi di esibirsi nel proprio bacino di utenza mercantile “selezionati” per Venezia location internazionale.

Published by rossiroiss, on giugno 21st, 2008 at 10:20 am. Filled under: Agenda, Diario, Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

LO “SPIRITO OLIMPICO” DIPINTO DA 53 CARNEADI

PER LA CASA ITALIA DI PECHINO 2008
a cura di una Prof.ssa della Sicurezza stradale

Alleluia! Alleluia! Alleluia!
Nella Casa Italia di Pechino 2008 sarà allestita una esposizione d’arte contemporanea, intitolata “Spirito Olimpico” con 53 opere commissionate ad altrettanti artisti noti a se stessi (in gran numero), con pochi “noti” frammisti (i figli d’arte Ruggero Savinio e Francesco Casorati, in buona compagnia soltanto con Soffiantino, Nespolo, Magnolato, Bosich e Tabusso). Curatrice Renata Freccero, docente di Cultura della Sicurezza Stradale presso la SUISM di Torino, già Prof. di Storia dell’Educazione Fisica e degli Sport presso l’ISEF di Torino, con nessuna esperienza artistico-curatoriale precedente. L’8 agosto è stato scelto come giorno vernissage. Si presumono presenti alcuni dei 53 artisti (i più danarosi!), al seguito dello staf organizzativo.La curatrice Renata Freccero risulta responsabile anche della impostazione grafica del catalogo con un testo d’introduzione personale, che si accompagna a una presentazione di Gianfranco Schialvino, due brevi testi d’ufficio di Giovanni Petrucci (Presidente del Coni) e Roberto Placido (Vicepresidente del Consiglio Regionale del Piemonte), et varia semantizzata per l’occasione, compresa una dedica “…a tutte le colleghe (della Freccero!) e in modo particolare a Rossella Frasca, Gigliola Gori, Maria Teresa Lerario, Angela Teja e Roberta Vescovi

Published by rossiroiss, on giugno 18th, 2008 at 9:36 pm. Filled under: Agenda, Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati