Enzo Rossi-Roiss

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DELLE OPERE GRAFICHE DI GIORGIO DE CHIRICO

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Giorgio De Chirico (1888-1978) ha eseguito le sue opere grafiche per narrare luoghi e personaggi col pensiero in mano rivolto ad opere già eseguite disegnando o dipingendo, oppure ad opere fantasticate come copie conformi agli originali (divenuti archetipi), con ripetizioni iconiche differenti. Tanto che ai filologi catalogatori continua a risultare ardua l’impresa di ordinare cronologicamente il “prima” pittorico di ogni “dopo” grafico e viceversa.
Ogni opera esemplifica un “tema” emblematico della sua iconografia visionaria, svolto disegnando velocemente con nonchalance su lastra calcografica e pietra litografica, senza esitazioni, presupponendo soltanto la riproduzione in bianco e nero. Il colore è stato sovrapposto (personalmente o da altri eterodiretti) successivamente per dotare il foglio inciso o litografato di un plus valore mercantile supplementare.
La firma autografa costituisce il valore venale di ogni foglio, l’insieme iconografato costituisce invece il valore artistico.
Le opere per una esposizione dovrebbero essere selezionate, perciò, in modo che possano costituire un campionario iconografico esemplare di agglomerati oggettuali e non, raffigurazioni degli enigmi e delle mitologie dechirichiane, evocazioni e rievocazioni nostalgiche dell’artista e della sua “grecità”.

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E stato scritto che De Chirico ha costruito i suoi manichini ( con i vari Archeologi, il Trovatore, Ettore e Andromaca, i Trofei, i Gladiatori per es.) assumendo nella loro strutturazione simboli eterogenei e suggestioni stilistiche, oltre che eleganze, del tardo Manierismo italiano, toscano in special modo. Non è stato mai scritto, però, che, più che col pensiero rivolto ai manichini di accademia e di sartoria, De Chirico possa aver pensato anche ad alcune delle 50 bizzarrie di varie figure incise manichinizzate nel 1624 per Cosimo De Medici da Giovan Battista Braccelli.
Un “manierista” del quale non sono state ancora accertate le date di nascita e morte, nè identificate opere dipinte, quasi certamente attribuite ad altri artisti. Un incontro artistico personale, oppure una conoscenza artistica acquisita tramite il fratello terzogenito Andrea (1891-1952), scrittore erudito e musicista compositore, divenuto pittore sommo nel 1926 a Parigi con lo pseudonimo Alberto Savinio adottato nel 1914. Un manierista preso in considerazione come antesignano inconsapevole dei surrealisti storici da Tristan Tzara e Salvador Dalì: il primo scrivendo un breve saggio per Alain Briex editore nel 1963 di un libro in 525 esemplari con tutte le bizzarrie del 1624 riprodotte, il secondo realizzando alcune sculture “D’après Bizzarrie Braccelliane” stabilmente esposte nella sua casa natale.

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Il corpus delle opere grafiche “dechirichiane” è costituito da 385 fogli diversi, tra incisioni (acqueforti, vernici molli, una puntasecca, una rara linoleumgrafia ) e litografie su pietra e su carta da riporto, comprese le versioni differenti di alcuni “temi”.
La prima litografia l’ha eseguita nel 1921 e raffigura Oreste e Pilade.
Durante gli anni 1929 e 1930 ha eseguito le sei (lito) Metamorphoses e la suite (66 lito) per i Calligrammes di Apollinaire.
Le Mitologie con bagni misteriosi (10 lito) sono datate 1934.
Nel 1941 ha eseguito (disegnato tout court) 20 illustrazioni litografate per l’Apocalisse.
I Cavalli, senza e con Ville, li ha raffigurati nelle opere grafiche (10+6) degli anni compresi tra il 1948 e il 1954.
Il primo Manichino è datato 1964, il secondo 1967.
Dal 1969 in poi ha eseguito soltanto opere singole, disegnando su carta da riporto o sulla superficie di lastre metalliche preparate con vernice molle, sollecitato dai mercanti d’arte. E lo ha fatto attingendo al suo campionario iconico, disegnando più volte il Trovatore: manichinizzato intero su una spiaggia, nella stanza del mistero, in una piazza, nei pressi di un castello arroccato come di un’arcata urbana, oppure dimezzato vagante tra le nuvole o immerso nell’acqua fino alla cintola. Senza inibirsi la riproposizione delle Muse Inquietanti, di Ettore e Andromaca, degli Archeologi e dei Gladiatori, personaggi e arredo scultoreo per mise-en-scene melodrammatiche programmate non si sa da chi, nè dove, né per quando. Ridisegnando Piazze d’Italia desertificate dal solleone mediterraneo: con un efebo, una fontana o una statua in posizione centrale come unico arredo urbano tridimensionale, alternativo all’Arianna sdraiata e malinconica iconizzata in primis e diversamente replicata in numerose opere. Si distinguono per la loro singolarità due opere: “Le mani misteriose” del 1973 e “Il Guanto rosso” del 1975.

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Tecnicamente, le acqueforti di De Chirico e le incisioni del genere “vernice molle”  sono riproduzioni di disegni eseguiti con punte metalliche o matite dotate di mina tenera idonea a lasciare tracce segniche grasse simil-pastello su lastre metalliche appositamente preparate, come le litografie eseguite su pietra o carta da riporto con matite speciali: mai disegnando appositamente rovesciato (a sinistra) ciò che doveva risultare diritto (a destra) dopo la stampa, come uno non specialista dell’arte incisoria.

Published by rossiroiss, on giugno 21st, 2008 at 10:55 pm. Filled under: Diario, Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

DEL MARCHINGEGNO FIERISTICO-ESPOSITIVO

NOMATO FRESH VENICE CONTEMPORARY ART FAIR

Una Associazione nomata “Fresh” e allocata a Venezia ( cap 30124) in una casella postale (719) San Marco 5554, ha concepito un marchingegno fieristico-espositivo nomato Fresh Venice Contemporary Art Fair ed ha cominciato ad azionarlo nel mese di maggio 2008 per riempire le camere dell’Hotel Monaco & Grand Canal di opere d’arte con galleristi badanti e mercanteggianti al seguito, durante i giorni 12-13-14-15 marzo 2009: giorni notoriamente di bassa stagione turistica priva di eventi clamorosi, successivi al clamore del Carnevale.
Un incognito Comitato internazionale composto da rispettati professionisti del settore (presumibile turistico-alberghiero) selezioneranno gli espositori tra le domande di ammissione pervenute alla Casella Postale 719 con 100 euro non rimborsabili, se tali domande risulteranno eccedenti il numero delle camere disponibili.
Una Giuria internazionale (composta non si sa da chi!) assegnerà due importanti Premi (costituiti non si sa da che cosa!) al migliore artista presentato in fiera e al migliore allestimento.
Il Comitato organizzatore sarà in ogni circostanza e per ogni decisione l’unico “signore & padrone” che emetterà in qualunque momento giudizi insindacabili (sia positivi che negativi), di approvazione o di revoca, alieno dall’assumere responsabilità relative a eventuali indennizzi per qualsiasi danno subito da opere ed espositori, a qualsivoglia titolo o casuale (sic nelle “Condizioni di partecipazione” diffuse via internet).
Data limite per inviare la domanda di partecipazione: 30 settembre 2008.
Costo della stanza (pernottamento + colazione) euro 5.000+IVA (+ costi aggiuntivi per gli extra): 50% entro 10 giorni dal ricevimento fattura con ammissione, 50% entro il 31 gennaio 2009. Tramite bonifico bancario, perché gli organizzatori di Fresh Venice non accetteranno assegni, riservandosi di addebitare al “versante” ogni eventuale costo bancario.
Un bel marchingegno, non c’è che dire! Con l’incasso totale realizzato anticipatamente.
Sotto a chi tocca tra gli artisti (stranieri innanzitutto) privi nel CV di referenti manageriali e di una expo a Venezia, e tra i galleristi (anche questi, stranieri innanzitutto) bisognosi di esibirsi nel proprio bacino di utenza mercantile “selezionati” per Venezia location internazionale.

Published by rossiroiss, on giugno 21st, 2008 at 10:20 am. Filled under: Agenda, Diario, Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

UN FORMAGGIO CHE PROFUMA DI DONNA BREVETTATO DA UN ITALIANO A RIGA IN LETTONIA

7193 Un ritaglio stampa del 5 novembre 1969 lo ha notiziato come artista ventitreenne in carriera, nomato Angelo Frosio, protagonista di una esposizione personale nella sede dell’Associazione Granatieri di Sardegna a Crema/Cremona. Me lo ha inviato allegato a una lettera datata 30 giugno 1978, nella quale mi ha scritto della sua necessità di autenticare e catalogare due opere di Piero Manzoni (1033-1963) non catalogate da Germano Celant, qualificandosi come direttore della Scuola d’Arte “Bergognone” fondata nel 1975 a Lodi: destinata a divenire negli anni successivi Onlus La Bergognone Coop. Sociale, dedita al recupero, la socializzazione e l’autonomia di persona con disabilità fisiche e psichiche.
Google registra da alcuni anni tutto ciò che lo notizia come tecnico caseario impegnato a insegnare ai popoli dei Paesi Baltici come produrre buoni formaggi col latte delle loro mucche. In Lituania ha salvato dal tracollo economico la più importante azienda casearia nazionale. In Lettonia ha creato un centro culturale internazionale insediandolo nel castello di Igate. A Riga ha brevettato “un formaggio che profuma di donna” e ha tenuto “lezioni all’Università per il Ministero dell’Agricoltura a trentamila contadini” (sic!, in una e-mail inviata alla Italo-Baltica). E’ stato premiato da Richard Daley, sindaco di Chigago, durante i festeggiamenti del Columbus Day 2006, presenti l’onorevole Franco Danieli e il senatore Renato Turano. Il Presidente della Repubblica Italiana lo ha “decorato” con la Stella della Solidarietà Internazionale. (Dal diario di Enzo Rossi-Ròiss postato in www.iantichi.org)

Published by rossiroiss, on aprile 14th, 2008 at 5:13 pm. Filled under: Diario, Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

DUE CARROZZELLE PER TURISTI A RIGA

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Nei giorni di sole può essere bello andare in carrozzella con accanto la propria bella, a Riga in Lettonia …come in alcune città italiane. Prenotandola, però, perché le carrozzelle disponibili sono soltanto due. Quelle visibili nella foto scattata il 30 marzo 2008.

Published by rossiroiss, on aprile 14th, 2008 at 5:11 pm. Filled under: Diario, Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

SCONFINAMENTI ARTISTICI IN CASTEL SANT’ANGELO

AD USUM ARTIFICIALITA’ FACCENDIERA ROMANESCA
PATROCINATI DA AMBASCIATORI E ISTITUZIONI

A una mostra d’arte allestita a Roma in luogo aulico non si deve guardare in bocca, come non si deve guardare in bocca un cavallo ricevuto in dono, se l’iniziativa risulta patrocinata da alcune Istituzioni capitoline, a prescindere dal fine ultimo di chi l’ha pensata. Noi, però, ogni volta che visitiamo esposizioni dotate di patrocini che giudichiamo burocratici, le guardiamo nella bocca per accertare lo stato di salute del loro apparato dentario e identificare eventuali presenze cariogene. Particolarmente se ci risultano coinvolte in buona fede Istituzioni straniere (museali, politiche, diplomatiche) che hanno concesso il proprio patrocinio sopravvalutando ingenuamente il luccichio artificiale del progetto espositivo proposto, senza sottoporre ad alcun esame comparativo l’apparenza esibita ed enfatizzata, destinata a rivelarsi priva di plus valore esegetico, per la modestia e inadeguatezza della sapienzialità scrittoria imbonitoria al seguito.
Scriviamo ciò per segnalare le ambiguità dell’esposizione intitolata “Sconfinamenti” allestita in tre sale del Castel Sant’Angelo a Roma (8 febbraio-20 aprile 2008), con dipinti d’Autori italiani ( morti prestigiosi frammisti a carneadi) facilmente reperibili presso mercanti e amatori d’arte, farciti con dipinti di Autori lituani, lettoni e finlandesi considerati illustri e, perciò, museificati là dove hanno vissuto e dipinto.
Tale impresa organizzativa è stata compiuta dai fratelli Cristiano e Patrizio Alviti (mancato ingegnere il primo, mancato architetto il secondo), pervenuti autodidatticamente alla produzione di oggetti materiali ( dipinti, sculture, mosaici) in una bottega d’arte velleitaria e artigianale in via De Delfini 53 a Roma, appositamente concepita nel 1995, dotata di press-agent (Meet in Arte) e di editor per la redazione e produzione di cataloghi pubblicati dallo Studio Mic Art s.n.c. di C&P Alviti (www.micstudio.it).
Per quanto ci riguarda, consideriamo “Sconfinamenti” un marchingegno espositivo irrealizzabile interloquendo con addetti ai lavori della promozione artistica e della critica d’arte leader, o con rappresentanti di Istituzioni artistiche internazionali informate e sperimentate. Un marchingegno costruito e manovrato da individui usi ad affaccendarsi in Italia (come altrove) per darsi immagine estetica, credibilità artistica e blasone culturale, con artifici ed espedienti, supportati dalla critica d’arte gregaria, relazionando internazionalmente i prodotti della propria creatività velleitaria, ai prodotti della creatività di artisti cittadini di Nazioni per lungo tempo artisticamente marginalizzate da occupazioni o colonizzazioni straniere.
Alle Istituzioni statali e diplomatiche finlandesi, lituane e lettoni, per concedere il proprio patrocinio e le opere dei pittori connazionali, è bastato leggere le lettere ufficiali delle Istituzioni italiane patrocinanti indirizzate agli organizzatori, e che la location sarebbe stata il Castel Sant’Angelo a Roma, considerando consacrata (omologata) la notorietà di tutti gli Autori italiani prescelti e il prestigio della curatela. Si sono fidate, insomma!
Gli ambasciatori di Finlandia, Lituania e Lettonia e le loro Istituzioni nazionali collaboranti, non hanno guardato in bocca al caval ricevuto in dono. Non hanno pensato che l’esposizione poteva rivelarsi un insieme di opere esposte accostate e sovrapposte scriteriatamente, come nei padiglioni sovietici delle biennali veneziane brezneviane, su pannelli espositivi zigzaganti su superfici pavimentali insufficienti: stile mostra periodica collettiva del sindacato degli artisti.
Le opere degli artisti lituani, lettoni e finlandesi, così, ancora una volta sono state esposte in una mostra collettiva senza gloria e senza infamia, che non ha suscitato alcun interesse critico, né una eco massemediatica degna di nota: ragion per cui non hanno prodotto alcun arricchimento bibliografico costituito da letteratura critica meritevole di essere citata tra virgolette nel CV di ognuno.
Il “dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”, riscritto “dimmi con chi hai esposto e ti dirò quanto vali come artista”, svantaggerà nella considerazione della critica italiana leader, gli artisti stranieri autori delle opere presenti nell’esposizione intitolata “Sconfinamenti”.
A futura memoria, però, meritano di essere elencati qui di seguito.
LITUANIA: Vilmantas Markincevicius, Vitautas Tomasevicius, Audrius Grazys, Alexsandras Vozbinas, Linas Landzbergis.
LETTONIA: Janis Tidemanis, Janis Liepins, Romans Suta, Eduards Kalnins, Boriss Berrzins, Janis Pauluks, Girts Muiznieks, Andris Vitolins.
FINLANDIA: Lauri Laine, Antero Kahila, Kuuti Lavonen, Hannu Palosuo, Tamara Piilola, Petri Hytonen, Marika Kaarna, Heikki Marila, Tuomo Rosenlund, Harri Syrjanen, Janna Syvanoja, Jaakko Vasko, Irina Schuvaloff.
Conclusa l’esposizione, si potrà scrivere che l’ingresso è stato libero soltanto per chi ha pagato il tiket (7 euro) che ha consentito (come continuerà a consentire) l’ingresso e la visita di tutto il Castel Sant’Angelo.

Published by rossiroiss, on marzo 13th, 2008 at 9:02 pm. Filled under: Agenda, Diario, Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

VENDUTE ALL’ASTA 190 OPERE D’ARTE ANTICA

DELLA COLLEZIONE CAVALLINI-SGARBI
VALUTATE QUANTO 2 OPERE DI FONTANA O MANZONI

(già postato in www.lampisterie.ilcannocchiale.it)

190° opere della collezione Cavallini-Sgarbi (madre Rina e figlio Vittorio), dipinti, disegni e sculture dal XV al XX secolo, sono state vendute all’asta dalla Finarte a Milano il 5 marzo 2008, dopo essere state esposte per 5 giorni in alcune sale del Palazzo Busca (Corso Magenta 71). 190 lotti valutati (stimati) complessivamente 2.260.000 euro, meno di due grandi tele di Lucio Fontana (con tagli o buchi) o Piero Manzoni (monocrome e grinzate).
Numerossime le sculture (74). Un disegno di Giovanni Boldini autenticato da Vito Doria brigadiere dei carabiniere fiduciario della vedova Boldini. Il frammento di una tela con Madonna e Bambino attribuita al Guercino da Pietro Di Natale. Tanta pittura vecchia o antica con 11 opere bibliografate soltanto dal catalogo (Silvana Ed.) di una esposizione allestita a Cinisello Balsamo nel gennaio 2006 col titolo “Le meraviglie della pittura tra Venezia e Ferrara”, curatrice Alessia Vedova. Fiore solitario all’occhiello un pregevole dipinto di Sofonisba Anguissola valutato 60.000 euro. Una sola tela di Mario Schifano (cm.70×100) del genere “Paesaggio anemico” anni 70/80.
Vittorio Sgarbi ha dichiarato che l’incasso della vendita all’asta lo userà per far cambiare colore al rosso dei suoi conti bancari, dato che lo stipendio di assessore non basta a coprire le spese mensili, milanesi e romane, che ammontano a quasi 20.000 euro, e la mamma di una “sua” figlia riconosciuta nel 2000, intende chiedere il sequestro di beni per 800.000 euro. Tacendo di altre mamme agguerrite, intenzionate a ottenere riconoscimenti “filiali” mediante esami del DNA, come la madre (albanese) di una bambina nata a Roma nel 1998 in attesa della udienza fissata per il 26 marzo 2008 dal Tribunale dei Minori di Ancona.

Published by rossiroiss, on marzo 6th, 2008 at 11:31 pm. Filled under: Diario, Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

LIUBA SHOCKSHOW

Published by rossiroiss, on marzo 4th, 2008 at 11:07 pm. Filled under: Diario, Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

RENDEZ-VOUS ESPOSITIVO A BASSANO

CON MANU’ SIMONCELLI

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Il Centro Culturale “Porta Dieda” di Bassano del Grappa ha ospitato una esposizione personale di Manuela Simoncelli (2-24 febbraio 2008) che suppongo sia stata organizzata dalla pittrice come rendez-vous con i propri estimatori territoriali (studiosi e collezionisti), durante il quale concretizzare interrelazioni foriere di nuovi e più intensi rapporti con ciò che sostanzia la creatività pittorica e la sua promozione mercantile.
La Simoncelli ha la casa e l’atelier a Mussolente (poco distante da Bassano). Ha allestito la sua prima personale nel 1982. Non è un’autodidatta, avendo compiuto studi artistici regolari, prima a Bologna e successivamente a Firenze. Cliccando www.mauelasimoncelli.it è possibile visionare molte sue opere e leggere alcuni testi di letteratura critica che le decodificano, consentendo l’accesso alla deambiguazione di quelle più enigmatiche che sollecitano interpretazioni psico-analitiche non condivise dalla pittrice.

Published by rossiroiss, on marzo 1st, 2008 at 9:40 pm. Filled under: Diario, Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

CONFINATI NELLA PERIFERIA ROMANA

I “SEGNI” DEI CONFINI ESTETICI DI 25 ARTISTI

Con le opere di 25 Autori (pittori, scultori, fotografi, videoartisti) è stata allestita una esposizione collettiva (10-29 febbraio) in un centro d’arte della periferia romana, denominato Mitreo (via M.Mazzacurati 61/63), raggiungibile dopo aver percorso 14100 metri dalla Stazione Termini, come descritto qui di seguito in un documento dell’ATAC (Agenzia per la mobilità del comune di Roma).
Partenza da Stazione Termini – A piedi per 100 metri, fino alla fermata Termini – Prendere la linea METRO A (BATTISTINI) per 10 fermate METRO a ogni 3 min. – Scendere alla fermata Cornella – A piedi per 100 metri, fino alla fermata C.NE CORNELIA/AURELIA – Prendere la linea 889 (MAZZACURATI) per 25 fermate 889 ogni 12 min. – Scendere alla fermata POGGIOVERDE/TRENTACOSTE – A piedi per200 metri, fino all’arrivo via Marino Mazzacurati, 612 – Metri percorsi 14100.
Ciò significa che l’esposizione ha fatto registrare un consistente numero di “presenze” (artistiche e amatoriali) soltanto durante le poche ore del vernissage, suscitando una debole eco massmediatica, costituita dalla diffusione del comunicato-stampa redatto da chi l’ha organizzata.
Il curatore dell’esposizione, Maurizio Vanni indefesso promoter gregario di mostre collettive tematizzate pro-tesina-esegetica-propria, l’ha intitolata “Segni di confine”: quasi certamente perché allocata surrettiziamente “al di là” della perimetrazione che delimita l’area urbana capitolina nella quale hanno sede le location espositive frequentate dalla promozione che può derivare agli artisti e alla artisticità soltanto intrattenendo rapporti ravvicinati e fertili con curatori leader favoriti del (e dal) cosiddetto “sistema dell’arte”.
Per l’occasione sono state collettivizzate opere di (nell’ordine del comunicato-stampa webizzato): Pittori (Elio De luca, Nino De Luca, Bruno Di Lecce, Gaetano Di riso, Stefania Fabrizi, Paolo Fiorellini, Giuliano Ghelli, Julia Landrichter, Hannu Palosuo, Nicola Perucca, Pupillo, Alfredo Rapetti, Karl Stengel, Lolita Timofeeva). Scultori (Peter Demetz, Eugenio Riotto). Fotografi (Roberto D’Alberto, Patrizia Dottori, Rodolfo Fiorenza, Sara Munari, Carlo Pettinelli, Cristiano Quadraroli, Francesca Ripamonti, Roberto Vignoli). Videoartisti (Claudia Ballesi).

Published by rossiroiss, on febbraio 27th, 2008 at 9:40 pm. Filled under: Diario, Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

DELL’ARTE DELLA CARTAPESTA

 

ESPOSTA DAL MUSEO DIOCESANO A MILANO

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foto: Statue presepiali policrome in cartapesta genovese della prima metà del sec.XVIII (h. cm.42). Cat. Asta San Marco, Venezia 21 ottobre 2007.

Il cosiddetto “più” è stato fatto, documentato da un libro della Silvana Editoriale, con testi di Autori Vari e riproduzioni di opere rinvenute nel qua e là nazionale ispezionato ad hoc per la cosiddetta bisogna. Cento e più sculture variamente modellate e colorate in epoche e località differenti, da artisti eccellenti e artigiani diligenti, assembrando alla svelta, o per convenienza contingente, carta in fogli a materiali diversi, sono state campionate in una esposizione dal Museo Diocesano di Milano (15 gennaio – 30 marzo 2008), per celebrare “…Sansovino, Bernini e i Maestri leccesi tra tecnica e artificio”, escludendo i Maestri del barocchetto bolognese e i loro emuli e continuatori, Maestri cartapestai della Bottega Dei Graziani a Faenza fino al 1930.
La quantità di cartapesta ( carta pestata!) rilevabile nelle opere esposte modellate in epoca precedente al sec. XVII è alquanto modesta, però, perché c’è tanta stoffa scaiolata o scaiola stoffata, supportata da materiali eterogenei: gesso, stucco, terracotta, paglia, fieno, sughero, bambagia, creta, stoppa, canne, cimatura, legno, fil di ferro, saggina. E’ possibile appurare ciò carotando ognuna delle opere esposte e sottoponendo ogni reperto carotato ad un attento e specifico esame merceologico.
Indicarle come sculture di cartapesta tout-court, perciò, significa assumersi “irresponsabilità” classificatorie a beneficio soltanto della commercializzazione di opere del genere nelle fiere antiquarie. Più opportuno, sarebbe, considerarle opere plastiche polimateriche, perché costituite da un insieme di più materiali, se modellate fino alla fine del 1700 e durante i primi decenni del secolo successivo. Considerandole modellate strutturando carta, più che poltiglia di carta, se d’epoca successiva al 1700. Tutte ”oggetti materiali” artigianali, più che artistici, dipinti perché colorati da dipintori, anzichè pitturati da pittori. Stereotipia plastica a gogò , quindi, realizzata col soccorso di collanti rudimentali autarchici, fino al momento in cui non sono stati disponibili altri collanti alternativi
Paolo Biscottini, direttore del Museo Diocesano milanese, ha scritto: ”Siamo consapevoli dei limiti entro cui ci siamo mossi, come la scarsità di studi sistematici sull’argomento”. In buona fede, quasi certamente: perchè i suoi collaboratori leccesi non gli hanno fornito i miei due libri “Cartapesta & Cartapestai” (1983) e “Cartapesteide” (2006), elencati nella bibliografia senza il nome della casa editrice e col nome del luogo di edizione sbagliato (il primo), senza il nome della casa editrice il secondo. Libri-dossier imbarazzanti (scomodi) per i cartapestologi e i cartapestofori leccesi, scritti da un autore che dell’arte della cartapesta ha cominciato a scrivere nel 1959: contenitori di testi che Caterina Ragusa ha trascritto e assemblato per laurearsi e ruolarsi cartapestolga, fino a meritare l’assunzione di una carica dirigenziale presso la Soprintendenza per il Patrimonio Storico e Artistico delle tre province salentine.
Siccome mi è stato detto che l’esposizione milanese sarà replicata a Lecce, suggerisco di completarla con qualcuna delle opere modellate a Bologna e a Faenza, tema iconografico di una esposizione fotografica pronta per essere allestita.

Published by rossiroiss, on febbraio 25th, 2008 at 5:34 pm. Filled under: Diario, Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati