Enzo Rossi-Roiss

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Bighellonando a Venezia itinerati dalla guida Corto Sconto di Fuga&Vianello

“http://www.iantichi.org/content/bighellonando-venezia-itinerati-dalla-guida-corto-sconto-di-fugavianello”
http://www.iantichi.org/content/bighellonando-venezia-itinerati-dalla-guida-corto-sconto-di-fugavianello

A Venezia è possibile bighellonare nel suo doppio labirinto di terra e d’acqua, tra calli, callette, campi, campielli, fondamenta e corti, collegate da ponti di ogni dimensione, percorrendo gli itinerari della guida di Corto Maltese scritta da Lele Vianello e illustrata con disegni di Hugo Pratt e Guido Fuga, riedita nel 2011 da Rizzoli–Lizard. A una condizione, però, che si bighelloni per scoprire la Venezia nascosta, non segnalata dalle guide fornite dai tour operator ai turisti massificati che costituiscono il flusso pecoreccio considerato fastidioso dai lagunari residenti. Intenzionati a recarsi nella Corte dal Pozzo d’Oro e poi in quella degli Orfei,  a percorrere il Rio Terà dei Pensieri e poi quello degli Assassini, a percorrere la Calle Larga dei Proverbi e poi la Calle del Amor degli Amici, ad  attraversare il Sottoportego dei Cuori d’Oro e a salire sul Ponte degli Squartati (per es.). Evidenziando con un lapis ogni segnalazione relativa ad accadimenti stravaganti, ogni indicazione relativa a luoghi abitati da personaggi illustri o sedi di attività estinte di pubblico servizio eno-gastronomico e merceologico, oppure destinate all’estinzione perchè divenute obsolete, nei casi in cui risultano sopravvissute diversamente nomate e gestite.
L’affabulazione scritta e disegnata per tale guida PrattCortoMaltesefan è schematica, la sua redazione risulta vintage: tanto che non la danneggerebbe una revisione.Bighellonando itinerati come nel capitolo Porta dell’Oro (pp.122-123, per es.) sarà inevitabile notare (e annotare) che: risulta assente il grande oleandro radicato in una vera da pozzo; la libreria d’arte Electa si è autosoppressa nel luglio 2011; nella Chiesa San Luca indicata come luogo di sepoltura dello scrittore Pietro Aretino, non vi è traccia di alcun sepolcro con tale nome e cognome, nè lo ricorda chi in tale chiesa celebra i riti sacri; il gestore della enoteca Al Volto non possiede collezionati più di mille vini diversi come lo storico gestore Car-bon.
Itinerati come nel capitolo Porta dell’Amore, non leggiamo che Palazzo Zenobio (p.157) è monetizzato come multi space espositivo e  guardiamo da lontano il vecchio Molino Stucky (p.161) ignorando che è stato ristrutturato con destinazione d’uso alberghiero. Nel capitolo Porta del Colore (p.166)  non ci risulta reinsediata altrove l’Accademia di Belle Arti
Ai lettori di libri scritti da autori divulgatori della microstoria cittadina, qualche accadimento risulta sceneggiato in location diversa, narrato approssimativamente col linguaggio bacaresco di chi racconta gustando cicchetti e bevendo prosecco, per divulgare ciò che ha sentito dire da altri consumatori di cicchetti bevitori di prosecco. Esemplare la narrazione dell’elefanticidio del 1819 (pp.66-67), sceneggiato (idem illustrato) in Campo della Bragora, eseguito “…dalla Regia Marina con tanto di bombarda e schieramento militare“, anzichè eseguito da un artificiere austriaco nella Chiesa di Sant’Antonin, come nelle illustrazioni coeve e nella narrazione docummentata e blogwebizzata in:  “http://www.rossiroiss.it/blog/?p=279″ http://www.rossiroiss.it/blog/?p=279.
Altri accadimenti risultano ignorati, come il culto con pomposi festeggiamenti annuali della Beata Contissa Tagliapietra (1288-1308), le cui spoglie scheletriche sono conservate nascoste nella chiesa San Maurizio, dove risulta insediato il Museo della Musica, dopo essere state venerate dai veneziani durante cinque secoli fino al 1830, altarizzate in una chiesa demolita in Campo San Vio.
Come si può apprendere leggendo la bibliografia webizzata come qui di seguito.

http://www.iantichi.org/node/419
http://www.iantichi.org/node/419
http://www.iantichi.org/node/422
http://www.iantichi.org/node/422 /
http://www.iantichi.org/dati/…/pdf/200907_IlRidottoDeIAntichi_luglio_2009.pdf” www.iantichi.org/dati/…/pdf/200907_IlRidottoDeIAntichi_luglio_2009.pdf  /
http://www.iantichi.org/dati/…/200909_IlRidottoDeIAntichi_settembre_2009.pdf” www.iantichi.org/dati/…/200909_IlRidottoDeIAntichi_settembre_2009.pdf

Published by rossiroiss, on ottobre 29th, 2011 at 1:12 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

EVVIVA CARNEVALE! PERFORMANCE ESPOSITIVA DI ILZE JAUNBERGA A RIGA IN LETTONIA A CURA DI INGA STEIMANE IN ART SPACE RIGA


( sullo sfondo la mega biblioteca Castello della Luce in costruzione )

PRESENTAZIONE ESEGETICA CON DECALOGO DEAMBIGUANTE

Premesso che il giudizio estetico deve essere articolato sulla base dell’esperienza diretta e della sensibilità innata di chi lo formula, col supporto di una buona dote di conoscenza artistica metabolizzata e conoscenze socio-culturali consolidate.
Premesso che la migliore dote di un critico/scrittore d’arte è il suo occhio e che l’occhio formula il giudizio più affidabile (anche nei casi in cui risulta non condivisibile)  soltanto quando si sottrae a qualsiasi teoria.
Qualunque giudizio estetico relativo ai dipinti di Ilze Jaunberga, esposti per la prima volta a Riga che è la città nella quale è nata e si è acculturata, dopo essere stati esposti in più città italiane e frequentemente a Venezia, sia articolato dopo aver esaminato il curriculum espositivo dell’artista e letto ciò che è stato scritto per bibliografarlo
Riconoscendo che la Jaunberga:
1 – per realizzare le sue opere non si è appropriata d’immagini create da altri: poiché ha dipinto immagini create manu-propria (col pensiero in mano), fantasticandole in dimestichezza con tutto ciò che attiene al fantasmatico;
2 – è capace di dipingere attenta a non imitare pittori e disegnatori suoi predecessori, impegnata a non raffigurare immagini gregarie, oppure immagini tali e quali possono essere fotografate da chiunque durante rapporti ravvicinati diversamente empatici;
3 – esplica la sua attività di donna creativa per conseguire come risultato pittorico finale una originalità inventiva ed esecutiva personale e il più assoluta possibile, destinandosi a essere apprezzata e decodificata da scrittori in dimestichezza con la scrittura critica poetica campionariata da Charles Baudelaire;
4 – l’artisticità delle sue opere merita di essere giustificata e deambiguata scrivendo testi intenzionati a elaborare una teoria filosofica, alternativa alla teorizzazione estetica, autoruolandosi emuli dell’americano Arthur Danto ed escogitando un sistema che ci consenta di tratteggiare una visione critica personale scevra da pregiudizi condizionanti.Scrivo ciò per consentirmi di affermare che:
5 – la Jaunberga si è dato uno stile pittorico personale e una narrazione visuale con opere concatenate in cicli conseguenti, che presagiscono inequivocabilmente creatività avventurosa e affascinante, rivelandosi  artista refrattaria all’eclettismo velleitario e ai nomadismi formali sterili;
6 – la Jaunberga dipinge disciplinata dal rispetto rigoroso di alcune “costanti” iconiche, poetiche, cromatiche e materiche: meritevoli di essere considerate “costanti” identitarie fondamentali;
7 – la Jaunberga intrattiene dal 2002 un rapporto privilegiato (anche ravvicinato e fertile) con l’Italia e la sua multiculturalità regionale sia artistica sia letteraria, oltre che linguistica,  (da Lecce a Trieste, con frequenti e lunghi soggiorni lavorativi a Venezia).
Le opere selezionate per questa pubblicazione monografica, realizzata in occasione della sua prima grande esposizione a Riga, siano, quindi, analizzate come elementi (frammenti) di un ciclo pittorico equivalente a un unico racconto lungo, anziché come opere autonome  equivalenti a singoli  racconti brevi antologizzabili. Un racconto unico e lungo che ha per argomento visuale il Carnevale tout court , illustrato come evento teatrale globalizzante en plein air, rappresentazione poliespressiva cosmopolita e multiculturale.
Considerando Carnevale di Ogni Luogo (ovunque e comunque risulti ambientato) il Carnevale jaunberghiano:
8 – manifestazione pubblica di pulsioni represse in tante altre circostanze, alla quale relazionarsi come spettatori/trici pensanti più che attori/trici eterodiretti/e, attivi/e con gli sguardi più che con i gesti, senza alcuna maschera sul viso per interagire responsabilmente con naturalezza vis à vis, estraneando ogni esibizione di eccentricità ingannevole e fuorviante;
9 – mise en scene metaforica di emozioni e interrelazioni multietniche disinibite perchè mascherate;
10 – show esistenziale dell’effimero mistificatorio, che ha per protagonisti figuranti di ogni età, portatori in gran numero di eccellenze represse o soltanto esibite: abbigliati con vestimenta appositamente  confezionate o noleggiate, per simulare vagheggiamenti e movenze di personalità e caratterialità inemulabili.
Un Carnevale dell’insolito e del trasgressivo festivalierato, generatore d’iconografia divertita e divertente anche quando contiene iconizzati i Cavalieri dell’Apocalisse, al quale partecipare condividendo l’ironia erudita e le burlescherie intelligenti.

AN EXEGETIC PRESENTATION AND DE-AMBIGUISING NOTES

Whereas aesthetic judgements should be based on the personal experience and innate sensitivity of those who make them, backed up by a good stock of mature background knowledge in art and a consolidated socio-cultural awareness.
Whereas an art critic/commentator’s most precious gift is his eye, and that the most reliable judgements (even in the case of disputable judgements) are made by the eyes and always without any theoretical influence.
Any aesthetic judgement on the paintings of Ilze Jaunberga – on show for the first time in Riga, the city where she was born and where she received her cultural upbringing, after having featured in numerous exhibitions in various Italian towns including Venice on a number of occasions – can be made only after having studied her exhibition history and after reading what has been written to document her life and works.
Granted that Ilze Jaunberga:
1 – has not made use of images by other artists to create her works: she has in fact painted pictures manu-propria (with her thoughts flowing through her hands) drawing on her familiarity with all things pertaining to the imaginary world in order to conceive them;
2 – is skilled in ensuring that her work does not resemble that of antecedent artists in any way and that she does not create pictures which lack initiative, or images which could be just as easily photographed by anybody during close encounters of a diversely empathetic kind;
3 – uses her role as a female artist in order to attain results in paintings that, as personal expressions are as inventive and original as possible, which leads her to be appreciated and interpreted by writers who are familiar with the poetic critiques and quotes by Charles Baudelaire;
4 – the artistic nature of her works deserves to be explained and de-ambiguised through writings aimed – by self-promoted emulators of American, Arthur Danto – at creating a philosophical theory as an alternative to the aesthetic theorisation. A system should be devised which allows us to work from a personal critical viewpoint that’s free from conditioning prejudices.
Leading from the above I’d like to state that:
5 – Ilze Jaunberga has created her own personal artistic style and visual narrative with works that are linked in series of cycles which foretell in an unequivocal fashion an adventurous and exciting creativity. They reveal an artist who’s a stranger to unrealistic eclecticism and sterile professional drifting;
6 – Ilze Jaunberg maintains a firm and disciplined respect of certain constants in her work: iconic, poetic chromatic and material features which, as fixed points, are considered fundamental aspects of a personal identity;
7 – since 2002 Ilze Jaunberga has held a privileged relationship (both close and productive) with Italy and its regional cultural variety, which is evident in both its artistic and literary expressions, as well as from a linguistic point of view (from Lecce to Trieste and with frequent lengthy stays in Venice for work).
The works selected for this monograph publication, which coincides with her first large-scale exhibition in Riga, should therefore be analysed as pieces or fragments taken from a cycle of paintings. In this they can be compared to excerpts from a long narrative, rather than seen as free-standing pictures, on a par with a selection of anthologisable short stories. This single, extended tale has as its visual subject the good old carnival, depicted as an open-air, globalising theatrical event – a multi-faceted, cosmopolitan and multicultural display.
Considering the Carnival of Every Place (anywhere it happens to be set) the Jaunberg Carnival is:
8 – a public display of impulses which are repressed in many other circumstances, to which the viewer should react as a thinking spectator rather than a hetero-led actor. Rather than through actions, the viewer should be active with the eyes and wear no mask to cover the face so as to be able to interact responsibly and naturally, banishing any show of eccentricity which would be misleading and deceptive.
9 – a metaphorical staging of emotions and multi-ethnic interrelations which are uninhibited due to masks;
10 – an existentialist show of mystification and the ephemeral with minor figures of all ages as protagonists, many of them showing excellences that are repressed or merely allowed to be visible; they’re dressed in clothing specifically made or hired in order to express fond gazes and attitudes with personality and character that cannot be emulated.
A Carnival of the unusual, characterised by festival-style transgression; a generator of iconography that is both amused and amusing – even in the case of iconised Horsemen of the Apocalypse; a Carnival to take part in, sharing in the erudite irony and intelligent burlesque. (Translation di Sarah Lane)

Published by rossiroiss, on ottobre 27th, 2011 at 3:37 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati