Enzo Rossi-Roiss

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LE TENTAZIONI DI SANT’ANTONIO EVENTATE IN LOCATION ITALIANA

COME IN AMERICA FRANCIA E INGHILTERRA

(comunicato n.1)

Mat­thias Grü­newald, Ten­ta­zioni di sant’Antonio (pan­nello in­terno dell’Al­tare di Is­se­n­heim), 1515–20 circa, Col­mar, Mu­sée d’Unterlinden. L'opera rappresenta un episodio sul quale la pittura ritorna spesso: l'incontro tra Sant'Antonio Abate e San Paolo di Tebe, eremita anch'egli, che non va confuso con Paolo di Tarso, l'apostolo delle genti, il più attivo diffusore del culto cristiano presso i gentili, cioè le popolazioni di matrice non ebraica, quindi romani e greci.L'episodio dell'incontro tra i due eremiti viene narrato nella Vita Sancti Pauli, scritta da san Girolamo negli anni 375-377. Vi si narra l'incontro, nel deserto della Tebaide, di Antonio con il più anziano Paolo di Tebe. Il resoconto dei rapporti tra i due santi (con l'episodio del corvo che porta loro un pane, affinché si sfamino, sino alla sepoltura del vecchissimo Paolo ad opera di Antonio) vennero poi ripresi anche nei resoconti medievali della vita dei santi, in primo luogo nella celebre Legenda Aurea di Jacopo da Varagine, che costituisce la fonte diretta dei pittori. Il quadro ricorda il sacrificio dell'abbandono, da parte dell'uomo santo, dei piaceri del mondo. Lo stuolo didiavoli rappresenta letentazioni che colpiscono anche gli eroi del Cristianesimo, che hanno scelto la strada della santità

Matthias Grunewald (1480 – 1528)

“Le tentazioni di Sant’Antonio” è il titolo di una esposizione d’arte, da allestire con opere create da artisti viventi, d’aprés “Tentazioni” dipinte o diversamente raffigurate da artisti di ogni epoca precedente. Una esposizione destinata a essere circuitata nelle locations con insediamenti di santuari e festeggiamenti annuali sant’antoneschi. ( http://www.rossiroiss.it/blog/?p=1126 )

Perchè accada ciò, sono disponibile come referente per quanto riguarda la realizzazione dell‘impresa: curando anche la pubblicazione di un catalogo e la promozione dell’evento insediato in una località con santuario sant’antonesco.

La curatela di tale expo intendo esercitarla rammemorando “Le tentazioni di Sant’Antonio” esposte nel 1947 negli Stati Uniti, poi riesposte in Francia e Inghilterra, con opere dipinte da 11 artisti selezionati per la cosiddetta “bisogna”, che elenco qui di seguito: Ivan Albright (1897-1983) – Eugene Berman (1899-1972) – Leonora Carrington (1917-2011) – Salvador Dalí (1904-1989) – Paul Delvaux (1897-1994) – Max Ernst (1891-1976) – Osvaldo Louis Guglielmi (1906-1956) – Horace Pippin (1888-1946) – Abraham Rattner (1895-1978) – Stanley Spencer (1891-1959) – Dorothea Tanning (1910-2012).

Esegeti e mallevadori: Marcel Duchamp (artista 1887-1968), Alfred H. Barr Jr. (critico d’arte 1902-1981 ) e Sidney Janis (gallerista 1887-1968) –

( http://www.rossiroiss.it/blog/?p=1182 )

L’esposizione, così generata, intendo allestirla con opere d’après rispettose delle strutture formali originarie, a cominciare da opere surrealiste d’aprés Carrington, Delvaux, Ernst, Tanning ( http://www.rossiroiss.it/blog/?p=1172 ): considerando esemplare il Dalì d’aprés Salvator Rosa, genitore successivamente di “Tentazioni” d’aprés Dalì (ultime le “Tentazioni” di Giuseppe Veneziano). (http://www.rossiroiss.it/blog/?p=1172 )

Tutto ciò prefigurando la progettazione di una sede espositiva permanente, con “Tentazioni” d’aprés, frammiste a “Tentazioni” non d’aprés omologhe oppure omologate da personalità prescelte ad hoc.

Nel prossimo comunicato risulteranno citati con nomi e cognomi i primi artisti disponibili a dipingere “Tentazioni” sant’antonesche per l’expo progettata, con eventuali adesioni di operatori e Associazioni culturali in sintonia.

Bernardino Parenzano (1437 – 1531)
Martin Schongauer (1448 – 1491)

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DELLA PROMOZIONE ARTISTICA STAZIONATA SUL BAGNASCIUGA

L’onda massmediatica che l’ha sollevata più in alto e stata causata dalla partecipazione a una prestigiosa Esposizione Internazionale d’Arte Contemporanea nel 1997, equivalente alla interpretazione del ruolo principale in un film d’Autore coronato da un notevole successo: cavalcata con perizia e supportata dall’attivismo organizzativo e promozionale di un intellettuale sperimentato, adeguatamente interrelazionato. Stazionata sul bagnasciuga della promozione artistica derivatale da tale performance, durante gli anni successivi si è caratterizzata sempre più come pittrice eclettica e polimorfa, capace di ibridare formalismi e poetiche per compiacere claques amicali e favorirsi business occasionali: allestendo sempre meno esposizioni personali (le ultime: 2 nel 2005) e partecipando a mostre collettive irrilevanti (le ultime: 4 nel 2008). Eccellerà in ipocrisie artistiche, equivalenti e speculari alle ipocrisie sociali che praticherà giustificandosi col dire e pensare che “Bisogna pur vivere!”. La verosimiglianza le sarà familiare più che la somiglianza. Sarà compiacente con la committenza e l’asseconderà. Desterà l’interesse approssimato degli esegeti gregari poco influenti. Sperando che sia condotta al largo, in qualche modo, là dove possa nuovamente collocarsi su un’altra onda destinata a divenire alta e lunga. Un’onda necessariamente provocata da un evento espositivo appositamente concepito, realizzato e governato con intelligenza e professionalità specifica: equivalente alla Esposizione Internazionale d’Arte Contemporanea d’antan che blasona il suo curriculum. Nel frattempo stabilirà rapporti intimi con la scrittura per scrivere di sé autoanalizzandosi, come nel brano “Io in 10 righe” webizzato da Lolita Timofeeva, pittrice lettone italiana russofona, riprodotto qui di seguito.
Sono un ibrido, un incrocio, un mosaico. Sono una persona formata all’est e maturata all’ovest. Ho un rigore teutonico, malinconia baltica, la leggerezza italiana. La leggerezza si impara in Italia. Ho tanti amici, ma sono solitaria; ho un grande senso di autodisciplina, ma amo trasgredire; sono riflessiva, ma la follia mi è amica. Amo l’arte in tutte le sue espressioni. Amo circondarmi di persone straordinarie, di persone che abbiano almeno qualcosa di straordinario in modo che io possa imparare. Imparare dà gusto alla mia vita. Imparare mi fa sentire in crescita, ma non sono sicura di voler diventare del tutto grande. Sono allergica alla routine, alla mediocrità, alla superficialità. Sono gelosa del mio tempo e testarda. Sono diplomatica con gli estranei e forse fin troppo diretta con le persone che mi sono vicine.

(Per leggere altro cliccare questo link: http://www.italo-baltica.it/wordpress/lolita-timofeeva-2.html

DURANTE LA FESTA SARAI LA BELLA

Durante la festa sarai la Bella

ma non ti verrà incontro la Bestia:

tanti animali domestici giullari

useranno attenzioni alla tua vanità

lusingati dalle tue civetterie.

La Bestia se ne starà rintanata

estranea nella sua diversità.

Durante la festa sarai la Bella

osservata additata concupita

omaggiata effimera corteggiata.

La Bestia solitaria e diversa

non udrà non vedrà non disapproverà

custode gelosa della sua interiorità

Durante la festa sarai la Bella

ma non ti verrà incontro la Bestia

provvisorio oggetto di desiderio

alimenterai la tua vistosa ilarità

bevendo anche senza avere sete.

La Bestia ti sorveglierà paladina

immaginandoti nella tua quotidianità.

Durante le festa sarai la Bella

partner disponibile impossibile

chimera per figuranti allucinati.

La Bestia emozionata e incognita

non dirà non farà non s’ingannerà

sentinella agguerrita ti proteggerà.

Durante la festa sarai la Bella

ma non ti verrà incontro la Bestia:

tante sgradevolezze le dissimulerai

artificiosa con disinvoltura apparente

per non disaggiare chi sarà nei pressi.

La Bestia ti si rivelerà innamorata

a luci spente taciuta la rumorosità.

(Pag. 195 in “Poemi Doping”, I Antichi Editori Venezia 2008)


Published by rossiroiss, on marzo 26th, 2016 at 9:25 am. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

CINQUE SINOSSI PRO CINQUE DIPINTI DI UNA EXPO AMERICANA DATATA 1947 tematizzata “Le tentazioni di Sant’Antonio”

Cinque pittori surrealisti tentati da Sant’Antonio nel 1947
Immagine
L’opera di Max Ernst premiata con 500 + 2.500 dollari
E. CARRINGTON – Il Santo risulta iconizzato indossatore gigantesco di un saio bianco in primo piano, con un maialino accucciato ai suoi piedi, al centro di una composizione paesaggistica con sfondo leonardesco, minuscole presenze antropomorfe iperabbigliate et eterogeneità che rammemorano l’iconologia di Hieronymus Bosch.

S. DALI’ – Il Santo risulta iconizzato tentato dal satanismo fantasmatico di ibridi zoomorfi deformati (ircocervi), ai quali si oppone brandendo una croce di legno simbolo della sacralità cristologica. Come nelle “Tentazioni” barocche dipinte da Salvator Rosa (1615-1673), raffigurate da malevoli entità anunnake: creazioni aliene di angeli mostrificati dalla caduta o cacciata.

La tentazione di Sant\'Antonio


P. DELVAUX – Il Santo non risulta iconizzato. Le Tentazioni risultano raffigurate da Tre Grazie giovani totalmente nude e in attesa, acquartierate ad hoc in un complesso urbano metafisico moderno, con altre 2 presenze muliebri seminude e indaffarate in lontananza.


M. ERNST – In un dipinto, il Santo non risulta iconizzato, poiché l’artista ha privilegiato la raffigurazione della Tentazione, un angelo “caduto” metamorfosato da una mostruosità satanica zoomorfa eccessivamente impannucciata: inequivocabilmente minaccioso e impegnato a scrollarsi di dosso altra mostruosità minore zoomorfa aggressiva.

In un altro dipinto il Santo risulta iconizzato anacoreta in un paesaggio tropicale lussureggiante abitato da entità sataniche zoomorfe.


D. TANNING – Il Santo risulta iconizzato solitario nel deserto, preda delle pulsioni sessuali, in lotta con i suoi desideri che assumono le forme di nudi femminili voluttuosi a portata di mano, prospettati in gran quantità anche insiemizzati da una gigantesca onda anomala sabbiosa sollevata e modellata dal vento del deserto.

La tentazione di Sant'Antonio

ANNOTAZIONE – Sono numerose le opere pittoriche nelle quali risulta raffigurato un Sant’Antonio Abate (maialato e non) tentato da mostri zoomorfi presumibilmente generati da una mente in soggiorno “romito”, simili ai mostri  della mente di un Re Lear ante litteram: mostri zoomorfi che raffigurano la naturalità fantasmatica di un anacoreta in location desertificata inabitabile.

La sessualità che tenta il Santo, disagiato da turpitudini attraenti, risulta raffigurata come concupiscenza o folle voluttuosità nudificata, esorcizzabile praticando l’ascesi costantemente in preghiera.

Martin Schongauer (1448-1491) ha raffigurato Sant’Antonio “tentato” creando le immagini di una incisione che merita di essere considerata surrealista.

Published by rossiroiss, on marzo 17th, 2016 at 9:10 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

LE TENTAZIONI DI SANT’ANTONIO ICONIZZATE PER UNA EXPO CELEBRATIVA RAMMEMORANDO ALTRA EXPO AMERICANA DEL 1947

Max Ernst

“Il disonesto” è il titolo di un film prodotto nel 1947 da David L. Loew, (1897-1973), regista Albert Lewin (1894 – 1968), tratto dal romanzo “Bel Ami” di Guy de Maupassant (1850-1893).

Bel Ami International Art Competition” è la titolazione di un concorso di pittura organizzato durante l’anno 1946 negli USA, per dipinti appositamente eseguiti da 11 artisti americani ed europei, per raffigurare “Le Tentazioni di Sant’Antonio”, con un premio in denaro e l’inclusione dell’opera vincitrice come arredo murale in una inquadratura del film “Il disonesto”.

Marcel Duchamp (artista 1887-1968), Alfred H. Barr Jr. (critico d’arte 1902-1981 ) e Sidney Janis (gallerista 1887-1968), risultano storicizzati come mallevadori dell’iniziativa, componenti del comitato organizzatore e della giuria.

Fu premiata con 500 dollari (+ 2.500 successivamente) un’opera dipinta da Max Ernst (1891-1976).

In concorso: Ivan Albright (1897-1983) – Eugene Berman (1899-1972) – Leonora Carrington (1917-2011) – Salvador Dalí (1904-1989) – Paul Delvaux (1897-1994) – Max Ernst (1891-1976) – Osvaldo Louis Guglielmi (1906-1956) – Horace Pippin (1888-1946) – Abraham Rattner (1895-1978) – Stanley Spencer (1891-1959) – Dorothea Tanning (1910-2012).
Anche
Leonor Fini (1908-1996) fu invitata, ma non partecipò.

Gli undici dipinti furono esposti in mostre allestite in Inghilterra, Francia e Stati Uniti durante l’anno 1947.

Sia il film “Il disonesto” che l’immagine di Max Ernst, però, non furono ben accolti dagli amatori. Un critico del New York Times paragonò il “Sant’Antonio” dell’artista europeo a una “aragosta parboiled” disgustosa.

Il dipinto del Max Ernst è stato collezionato dal Museo Lehmbruck a Duisburg. Altre opere del concorso risultano presenti in collezioni d’arte di grandi dimensioni e godono ormai fama mondiale, come La Tentation de Saint Antoine (1946) del Dalì collezionata dal Museum of Modern Art di Bruxelles.

Scrivo ciò, riassumendo informazioni webgooglate, per dare fondamenta “solide” al proposito di costruire una esposizione intitolata “Le tentazioni di Sant’Antonio, allestita con opere appositamente eseguite come d’aprés “Tentazioni” d’autori illustri museificati, commissionate a pittori contemporanei d’ambo i sessi selezionati ad hoc, da Il Parametro (http://ilparametro.altervista.org.).

Compresi alcuni d’après eseguiti omaggiando gli artisti più illustri della expo americana datata 1947: particolarmente Leonora CarringtonSalvador DalíPaul DelvauxMax ErnstDorothea Tanning.

Una esposizione pre-destinata ad essere replicata come evento artistico in altri luoghi con santuario sant’antoniano.

Col demoniaco raffigurato da antropomorfismi riconoscibili e zoomorfismi ibridati della specie ircocervica, sia maschili sia femminili: per iconizzare ogni genere di tentazione carnale e spirituale, privilegiando l’immaginario erotico, il delirio satanico e la visionarietà allucinata. Come ho già scritto in un altro post.

Leonora Carrington

Published by rossiroiss, on marzo 16th, 2016 at 4:59 am. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

Una “Epistola sui poeti” di Gianni Celati, mentore scribente nel 1975 dei miei “Poemi Doping”

Una “Epistola sui poeti” di Gianni Celati: mentore scribente nel 1975 dei miei “Poemi Doping” edizione d’artista (90 esemplari) con incisioni del giapponese Tomonori Toyofuku.

Fotoritratto di Mario Rebeschini

Caro Ròiss, ho letto i Poemi Doping e adesso ti scrivo cosa ne penso. Cominciamo dal fatto del doping. Magari uno po’ raffinato potrebbe venirti a dire che è un gesto sensational voler far credere alla gente che ci sia un rapporto tra queste poesie e il drogarsi. Io per me penso a tutti gli americani, francesi, olandesi, italiani, mezzosangue e apolidi che ho visti drogati. Tutti me la volevano contare. Tutti mi volevano convincere che loro hanno visto qualcosa: cioè poi sempre la Verità. Io non capisco perché, se a uno gli gira il cervello, se gli viene un convulso, se si imbriaca, se gli sembra di volare e di vederci doppio, questa debba essere la Verità. Per me è tutto il contrario, è finalmente l’onesta e giusta falsificazione della Verità.

Dunque, a tirar le somme, la tua falsificazione sensational è abbastanza giusta: queste sono parole da imbriaco. E siccome il motto deve essere “Falsifichiamo il pensiero traditore”, allora anche tu hai la tua parte nell’opera comune di falsificazione per il progresso dell’umanità. E non lo dico per alludere poi al fatto che non si dovrebbe falsificare. Mi dirai: “C’è falsificazione e falsificazione”. No. I veri falsari sono così, come te che vai a tirar fuori delle cose di sentimento, di protesta, di amore e odio, di libertà, ma tanto per fare, per cantargliela un po’ su alla gente. Io non credo neanche a quel “Prologo” su un eroe suicida del nostro tempo, che avrebbe vissuto la vita come esperienza del limite. E’ un buon trucco però, retoricamente parlando, per catturare il bolso lettore.

C’è nella prima parte del libro una serie di poesie, come dispositivi di cattura, dove si parla tra il patetico e il profetico, citando maschere ben note come la Vita, il Dolore, la Morte, Ad un certo punto sbuca fuori anche quell’altro mascherone da commedia che si chiama l’Uomo. E tu gli parli come se sentisse, il sordomuto!

Nella seconda parte ci sono delle specie di storielle che personalmente mi catturano di più. Storie di un’auto parcheggiata, di un sogno, di un processo in tribunale abbastanza buffo, dell’inaugurazione di una mostra d’arte moderna.

Queste seconde definiscono meglio la tua posizione. In particolare quella sulla mostra d’arte, dove tu ti metti in un angolo come osservatore: ma vuol dire soltanto che non t’identifichi, non ti trovi, non sei riconosciuto come uno della Cricca della Grande Arte. Va bene. E’ questo il punto. Chi è dentro alla Grande Arte, quella che ha l’appalto della Verità, non può mai mettersi in un angolo a mugugnare come fai te: deve prendere posizione, dare giudizi furbi, dire pipì e pipà, insomma mostrarsi all’altezza della situazione. Ma sempre in modo rigoroso, non alla carlona come fai te.

E arrivo, dunque, a quello che volevo dirti.

C’è, mettiamo (A) la Grande Poesia che prima o dopo si insegna sempre a scuola. Quella lì è bolsa per origine, progenitura e destinazione, perché fatta da gente che non si è mai imbarcata, che crede di essere nel giusto, e che parla ad altra gente che si crede nel giusto.Gente che pensa che ad ogni rutto le venga fuori dalla bocca un pezzo di Verità. Questa è la Grande Poesia, che ha come caratteristica prima di essere insopportabile.

C’è poi (B) la Poesia Media, fatta da gente non tanto sicura di sé, mezzi sfigati,nevrotici integrali, che vorrebbero dire qualcosa al mondo perché gli altri si accorgano che ci sono anche loro. Per giustificare cioè la loro ( e di tutti) ingiustificabile presenza nel mondo. Questi sono dei timidi, un po’ fessi, poeti gentili li chiamano, per la più intimisti, ermetisti, coscienziosi, produttori di poemi minuscoli e sospiranti. E gente che non pensa proprio di dire la Verità, a loro interessa solo dire questo: “Ohè ascoltatemi!”. E poi, qualunque cosa gli viene in bocca, la mettono giù. Per esempio: pioviggine salmastra incrostata / ciglia pesanti scrutano sul mare un orizzonte tenuo / e segni sulla sabbia si smarriscono al primo vento / come una soglia da varcare / perduta (*). La Poesia Media è roba così, piace molto ai liceali. Parla sempre d’una Verità che gli è scappata via di mano (perché la Verità è solo della Grande Poesia). Carattere principale della Poesia Media non è l’insopportabilità, ma l’incomprensibilità dell’ebete sognante.

Infine c’è (C) la Piccola Poesia, fatta da gente più sicura di sé, gente che non si aspetta tanto dagli altri, che gli basta di poter fare un po’ di recitazione casalinga ogni tanto, imitando i Grandi Poeti. Questa è una poesia che di solito non si pubblica, che resta nei cassetti dei quarantenni, che va in giro per edizioni private. E’ ancora sotto il sottobosco poetico, perchè il sottobosco poetico è fatto dalla Poesia Media. Conosco poesie di operai che ho sentito esaltare come nuova letteratura: erano raffazzonamenti di echi di qualche Grande Poeta, con le solite metafore del Sole che spunta, della Terra che accoglie, del Mare che è grande e della Libertà che dovrebbero avercela tutti. Sono cose che al fine conoscitore gli fanno storcere il labbro, perché non hanno praticamente alcun valore di scambio: sono lì, ma il fine conoscitore non oserebbe mai proporle come una sua scoperta. Magari per qualche circostanza succede che il Piccolo Poeta si trovi in una posizione rappresentativa, e allora i suoi versi diventano famosi, come (poniamo) quelli di Mao e Ho Ci Min.

Io dichiaro di propendere per questo tipo di poesia. Non perché sia la Vera Poesia, e neanche perché sia la vera-Vera Poesia del basso e degli umili, che ha più verità in sé della Grande Poesia raffinata. Ma perché è un raffazzonamento incongruente di ciò che le Cime credono siano rutti di Verità. Così gliela scassano tutta la loro Verità, e anche la loro Poesia. Gli fanno intendere che in fondo in fondo si tratta sempre di robe trite da metter giù come tira il vento.

I Piccoli Poeti lo sanno bene che i Grandi Poeti sono una panzana, lo sanno perché li imitano di nascosto e a tratti si sentono come loro: cioè nullità. Ma non ci fanno caso, tirano dritto a scriversi le loro cose, perché i Piccoli Poeti impostori sono gente che pensa ad altro, che si guadagna il pane in altro modo, che non sta mica sempre a pensare alla poesia. Ogni tanto si mette lì e viene fuori quello che viene fuori, cioè stereotipi. Proprio come le poesie di Mao.

I tuoi poemi, secondo me, rientrano in questo terzo stato, e perciò mi sono letto tutto il libro. Qualcuno può immaginarsi che a dire così io faccio il furbo, per dirti in un modo garbato che scrivi roba da poco. Allora a costui gli spiego la questione.

Se un intervistatore della TV svizzera mi venisse a chiedere: “Bè allora, ma dunque lei non salva nessuno?”. Risponderei: “E chi deve salvarsi? Mettiamo il caso del Grande Poeta che ha successo, che tutti lo considerano un genio del suo tempo e lo leggono anche i bambini delle scuole medie. Si salva lui? Povero infelice più degli altri, è incastrato, non gli resta tempo per fare altro che avere successo. Deve render bene per non sfigurare col padrone, darci dentro come un matto, mettersi sempre in posa da profondo, farsi il culo quadro, leccare e ruffianarsi mezzo mondo, star sempre lì con la testa che pensa: Successo! Successo!”.

Perché amico Ròiss è li la questione: che si giudica e si valuta per forza le cose dell’ARTE in termini di capitalizzazione, investimento, rendimento, profitto. E d’altronde non vedo un altro modo per giudicarle e valutarle, se è roba che si vende. E non credo nemmeno che ci sia qualcosa di più profondo, di più vero, che la valutazione economica non può comprendere. Ci sono magari altre cose, che non hanno niente a che fare con la poesia, cose che non si vendono, né meglio né peggio, né più vere né più sincere. Ma i cosiddetti valori poetici sono calcoli economici per un investimento ed una capitalizzazione. Infatti la gente dice di uno che non ha successo: “Quello è un fallito!”. Vedi dunque che si tratta sempre d’investimenti e di capitalizzazioni riuscite o mancate? La salvezza per la gente che mette il problema in termini di salvezza è solo una questione economica, stringi stringi. Dato che se parliamo di altre salvezze, non vedo chi le possa avere o chi se le possa dare, di cosa si stia parlando: La salvezza dell’anima? La rinascita della carne? Evitare la putrefazione della vecchiaia? Il mal di denti?

Il Piccolo Poeta per me è meglio, perché fa altre cose, è più simpatico, s’investe sparsamente, non è sempre lì con quella fissa, è un bricoleur che ogni tanto fa anche poesie, ogni tanto si mette in maschera. Magari in certi momenti gli viene la malinconia, e allora scrive: Oh malinconia della vita / questo errare transumante dalle fogne ai fossi / che quando il gallo canto è già finita (**). Ottimi versi che gli sputtanano la loro Grande Poesia, che fanno vedere che avendo la voglia son poeti tutti, che mettono insieme delle cose a cavolo, basta che ci sia una rima. E poi che fan vedere che tutti questi famosi sentimenti della poesia non sono altro che la strizza al culo per il pensiero della morte. Anche questo è roba che hanno tutti e non c’è bisogno d’essere Grandi Poeti per avercelo, non c’è bisogno di far tanto i preziosi o i profondi o i sensibili superiori. Invece quelli là ci fanno sopra dei castelli, dicono Poesia qua e Poesia là, grande poesia, poesia volgare, poesia mancata, insufficiente, bocciata. Ma che se la tengano la loro Grande Poesia e s’impicchino! (“Epistola sui poeti”, datata Bologna 27 settembre 1975, pubblicata nell’edizione “Poemi Doping” numerata in 90 esemplari con due acqueforti fuori testo dello scultore giapponese Tomonori Toyofuku, Edizioni Svolta 1975)

NOTE – (*) Poeta medio dimenticato (celebre?) / (**) Piccolo poeta inesistente (non registrato!)

Published by rossiroiss, on marzo 11th, 2016 at 11:06 am. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

IL PROGETTO / ATELIER POZZATI – QUELLA SCHIERA DI ALLIEVI A LEZIONE DI CONCETTO

Risulta così titolato oggi da “la Repubblica” (edizione bolognese) un evento expositivo notiziato a futura memoria dell’attività didattica di Concetto Pozzati (nato nel 1935), enfatizzato come “…il migliore insegnante” della Accademia di Belle Arti cittadina della quale non è mai stato eletto “Direttore”: lo stesso Pozzati ex amministratore cittadino (assessore alla cultura), non eletto e a tempo determinato (due anni) durante la stagione scandalistica delle così dette Mani Pulite (post Nicola Sinisi, socialista craxiano).

Trattasi di una esposizione collettiva, simil fieristica, allestita in alcuni spazi della Autostazione per accreditare la creatività di 16 ex alunni del Pozzati elencati in ordine alfabetico qui di seguito: Alessandra Andrini, Sergia Avveduti, Bertozzi & Casoni, Pierpaolo Campanini, Paolo Chiasera, Cristian Chironi, Cuochi Corsello, Marco Di Giovanni, Maurizio Finotto Lino Frongia, Omar Galliani, Eva Marisaldi, Andrea Nacciarriti, Alessandro Pessoli, Leonardo Pivi, Sissi. Con “Il presepe di Valdonica” appendice pozzatiana guest star.

Mentore l’Associazione Caravan Set Up di Simona Gavioli & Alice Zannoni. Sponsor Luis.it. Curatore esordiente entusiasta Antonio Grulli. Orario di apertura dalle 15.30 alle 19.30, fino al 17 aprile- Ingresso gratuito riservato ai soci della Caravan SetUp.


MEMENTO -http://www.rossiroiss.it/blog/?p=895

Published by rossiroiss, on marzo 10th, 2016 at 1:53 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

DELLE TENTAZIONI SATANICHE ED EROTICHE DEL SANT’ANTONIO ANACORETA EGIZIANO (251?-356) MIRACOLOSO PATRONO O COMPATRONO DI 33 AGGLOMERATI URBANI DIVERSAMENTE POPOLATI WIKIPEDIATO TITOLARE DI 31 CHIESE ITALIANE

La tentazione di sant’Antonio

Le “Tentazioni” dipinte da Salvator Rosa (1615 – 1673)

Risultati immagini per dali pittore

Le “Tentazioni” dipinte da Salvador Dalì (1904 -1989)

Le “Tentazioni” di Giuseppe Veneziano d’aprés Dalì

Il Parametro Editore salentino insediato nella provincia di Lecce (http://ilparametro.altervista.org) dovrebbe realizzare il progetto di un libro intitolato Le tentazioni sataniche di Sant’Antonio Abate, nell’arte e nella tradizione popolare: illustrato con riproduzioni di opere (dipinti e opere grafiche) che raffigurano il Santo monaco anacoreta “tentato”. Tutte riproduzioni di opere eseguite da artisti noti di ogni tempo, selezionati in modo che a lavori ultimati il tasso artistico dell’insieme editato risulti il più alto possibile. Discriminando l’iconologia più popolaresca costituita dalla oggettistica devozionale stereotipa col Santo maialato effigiato artigianalmente.
L’iconologia più nota e illustre, costituita da opere eseguite da artisti già museificati è reperibile nel web, compresi i dipinti nei quali risultano raffigurate le tentazioni demoniache.
Idem per quanto riguarda alcuni commenti arguti e maliziosi riferiti alle opere che raffigurano l’immaginario erotico, il delirio satanico e la visionarietà allucinata del Santo anacoreta padre del monachesimo.

Docet David d. J. Teniers il giovane (1610-1690), il più prolifico dipintore di opere nelle quali Sant’Antonio è indotto in tentazione nella sua grotta da presenze antro e zoomorfe in gran numero, con al centro della scena un’avvenente giovane donna prontouso sessuale. Il Teniers privilegia l’interno di una grotta come location fissa in ogni opera, illuminata da sinistra a destra, diversamente ripetuta di volta in volta con mostruosità zoomorfe, stregonesche, antropomorfe, sempre con una giovane donna proposta al Santo da una mezzana o da Satana. La giovane donna indossa abiti alla moda dell’epoca nella quale il pittore è vissuto.

Esemplare un dipinto dell’italiano Domenico Morelli (1 823-1901).
Stravaganti le “tentazioni” raffigurate da Salvador Dalì, Max Ernst e Dorothea Tanning, eseguite per partecipare nel 1947 a un concorso artistico postbellico “tematizzato”. Inequivocabilmente d’aprés Salvator Rosa il …Dalì.

Le “Tentazioni” dipinte da Max Ernst nel 1946

Realizzando un libro così “fatto”, Il Parametro Editore salentino si accrediterebbe anche come progettista e realizzatore di una esposizione d’arte, con curatela specifica adeguata, allestita con opere d’aprés, tutte tematizzate “Le tentazioni di Sant’Antonio”, eseguite su commissione da artisti contemporanei selezionati ad hoc.

Le “Tentazioni” dipinte da Domenico Morelli (1823 – 1901)
Le “Tentazioni” dipinte da Giovan Battista Tiepolo (1696-1776)

Published by rossiroiss, on marzo 5th, 2016 at 2:48 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

CONSIDERANDO IL SANT’ANTONIO ABATE MAIALATO MERITEVOLE DI UNA NOTORIETA’ ARTISTICATA

Piergiuseppe De Matteis, il Sindaco Giannamaria Greco, Francesca Mele, Mario Rossi
Ha per titolo “I segni del sacro” un libro/catalogo pubblicato da Il Parametro Editore, con testi di Autori Vari (pp.84, il.88, copie 300 fuori commercio). “I segni della devozione” sarebbe risultato, però, titolo più “confacente” alla stesso “libro” che ha le caratteristiche di una pubblicazione concepita e realizzata come supporto bibliografico a una esposizione d’arte: poiché ha per tema “verbovisuale” la “devozionalità” riservata nel Salento al Sant’Antonio Abate “maialato” , più che la sacralità di ciò che lo iconizza protettore degli animali e taumaturgo di un certo “fuoco”. L’eremita egiziano  (250 – 356) che ha originato il Monachesimo, eletto il 20 gennaio 1664 Santo Protettore della comunità di Novoli in provincia di Lecce: festeggiato e iper massmediatizzato dalla pubblicistica territoriale (sia televisiva, sia cartacea) il 17 gennaio di ogni anno con fuochi d’artificio a gogò e l’accensione spettacolare di un mega falò nomato “Focara” ( http://www.focara.it/ ), show business con luminarie, “attrazioni” e specialità eno-gastronomiche salentine.

Trattasi di un libro-catalogo curato da Mario Rossi, come altre pubblicazioni de Il Parametro Editore, lo illustrano “nicchie e tavole votive per Antonio l’Eremita”. Eugenio Cavallaro e Piergiuseppe De Matteis sono gli autori dei testi più corposi, intitolati “Sulle tracce della religiosità popolare” e “Le edicole votive di Sant’Antonio Abate a Novoli tra fede, arte e cultura”.

Gianmaria Greco, sindaco di Novoli, ha scritto una presentazione “rituale”, con al seguito una “Premessa” occasionale firmata Eugenio Imbriani.

ADDENDA – Considerando il Sant’Antonio maialato meritevole di una maggiore notorietà artisticata, suggerisco a Il Parametro la progettazione di una pubblicazione intitolata “Le tentazioni di Sant’Antonio” illustrata con le riproduzioni delle opere eseguite da Artisti Illustri di ogni epoca e nazionalità in ogni tempo. Piergiuseppe De Matteis si è limitato a citarli nel testo scritto per “I segni del sacro”. Trascrivo alcuni nomi e cognomi in ordine alfabetico: Hieronymus Bosch, Peter Brueghel il Vecchio, Jacques Callot, Paul Cezanne, Salvador Dalì, Max Ernst, Matthias Grunevald, Jan Mandijng, Domenico Morelli, Odilon Redon, Martin Schongauer, David Teniers il Giovane, Diego Velazquez, Paolo Veronese.

Realizzata la pubblicazione, risulterà opportuna anche la organizzazione di una esposizione allestita con riproduzioni fac-simili, in concomitanza con un 17 gennaio. Ad majora!

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Per ogni informazione relativa a Il Parametro Editore e alle iniziative di Mario Rossi, cliccare questo link: http://ilparametro.altervista.org.
Oppure cliccare in Google i titoli elencati qui di seguito

* L’orazione e l’immagine. Sant’Antonio Abate nei santini

* DEL SANT’ANTONIO CON LA FOCARA

* “Focara in treno”, stamattina il primo viaggio dell’edizione 2013

* Da “La Gazzetta del Mezzogiorno” 18 gennaio 2005

* Sant’Antonio Abate nell’arte e nella tradizione popolare

* “La vera tentazione del grande Sant’Antonio”

Published by rossiroiss, on marzo 3rd, 2016 at 2:14 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati