LA MALINCONIA DEI CRUSICH libroGodot di Gianfranco Calligarich
“La malinconia dei Crusich” narrazione/historia familistica con istruzioni per l’uso di Gianfranco Calligarch, rammemorante “La vita istruzioni per l’uso” di Georges Perec esercizio scrittòrio narrativo logotipabile Ou.Li.Po (Ouvroir de Littérature Potentielle, docet Raymond Queneau & Italo Calvino) per certe ricorrenti costrizioni sia formali sia semantiche. Contiene sufficienti occulte istruzioni per l’uso fiction televisiva a puntate con piani sequenza già ben sceneggiati, oppure per l’uso filmico con durata centottanta minuti e tante riprese on the road sia urbane sia extraurbane eseguite emulando Michael Cimino. On the road a Trieste nei giorni della Bora incattivita, nell’Africa di Mussolini, nella Milano bombardata, nella Roma della Dolce Vita e in ogni altra location deambulata o viaggiata dai Crusich narrati. Da scrivere il dialogato assente nel romanzo libresco.
Così una mia prima sinossi redatta d’amblè.
“Molloy – Malone muore – L’innominabile”, la trilogia narrativa datata 1951-1953 che ha fatto vagheggiare al Samuel Beckett l’incontro col successoGodot, la notorietà letteraria, royalty adeguatamente redditive: con al seguito il benessere economico trainato da premiazioni blasonate, senza smettere di desiderare quella del NobelGodot, da “attendere” giorno dopo giorno, fiduciosi individui viventi e scribendi attivi, gratificati da premianti preliminari come il Premio Formentor del millenovecentosessantuno, premio neonato attribuito ex aequo al duo Borges – Beckett.
Così una mia prima annotazione presuntivamente pertinente.
“La malinconia dei Crusich”, è un libro cartaceo edito nel duemilasedici da Bompiani, impresa scrittòria compiuta da Gianfranco Calligarich durante quattro anni per narrare vicende famigliari autobiografanti, investigate come altre vicende di altra storia famigliare (Buddenbrook) narrate da Thomas Mann 26ienne nel millenovecentouno: l’anno d’inizio della historia che ha per protagonisti i Calligarich ricognomati Crusich. Sicuramente il Calligarich ha visionato album fotografici e filmati d’antan: esaminando documenti archiviati e sememizzando oralità testimoniali rammemoranti.
Trattasi, perciò, così di una impresa editoriale che materializza nel vissuto dell’autore un libroGodot con al traino i libri predecessori editati variamente, a cominciare dall’annata millenovecentosettantatre, che saranno rieditati da Bompiani e proposti come scrittura narrativa tutta meritevole di numerosi lettori.
Ciò pensato e così scritto, è possibile a questo punto scrivere che trattasi di letteratura miscellata alla sceneggiatura per film praticata dal Calligarich per redditarsi domiciliato a Roma: considerando l’insieme narrato una microstoricizzazione delle gesta esistenziali e delle relazioni politiche e sociali dei componenti di un gruppo parentale con avo cognomato Crusich, a cominciare dal 1901, ante-intra-post Seconda Grande Guerra Mondiale.
Per quanto mi riguarda considero il libro del Calligarich custodia di una narrazione saporosa e mai disgustosa: della quale consiglio di prelibare il gusto e il retrogusto. Una narrazione esemplare come esercizio scrittòrio eseguito rigorosamente disciplinato da ricorrenti e virtuosistiche costrizioni sia formali sia semantiche.
Come ogni frammento flashbakato progredendo nella scrittura successiva: …ventottesimo della sua lunga vita, sentantunesimo di quella ancora più lunga… etc. (p. 11 e 24) – … un logoro impermeabile bianco che su chiunque altro sarebbe stato una bandiera di resa e su di lui era invece una vela provata dal vento ma lo stesso capace di navigare comunque fossero le condizioni del mare (pp. 206 e 216) – ...con un estraneo in autonoma crescita dentro di lui che non sapeva se accettare o no (p. 241), – concepito da genitori migranti da Trieste a bordo di una nave diretta in Africa, terzogenito partorito durante un Anno Trenta terminale in Eritrea a Asmara, dopo un primogenito nato in Italia dieci anni prima e un secondogenito nato in Italia dodici anni prima.
Come le ricorrenti costrizioni formali e semantiche “NO ad a SI a a”, “NO ed e SI e e”.
Come millenovecentouno anziché 1901, ventottesimo anziché 28°, idem ogni altro anno calendariante, ogni altro …esimo graduatorio e ogni quantità numerata sememizzata.
Come gli aggettivi qualificativi predecessori dei sostantivi qualificati: sabbiosa impassibilità, giallo pallone, polveroso piazzale, leggeri soprabiti, solida determinazione, notturna oscurità, sudati scaricatori, sassose montagne, bianca città, magri e neri buoi, pulito odore, nera ragazza, chiassoso e notturno matrimonio, solitaria visita (pp. 115/129).
Come il lemma “così” incipit, anziché explicit, di numerosi capoversi.
Così loro due seduti (p. 225). Così lui in quella loro prima lite (p. 225). Così suo nonno sulla poltrona di legno sopra la pedana (p. 227). Così il collaudo ufficiale del grande aereo (p.239).
Così corsificati ho exemplificato alcuni brandelli trascritti del romanzo LA MALINCONIA DEI CRUSICH: narrazione di fatti realmente accaduti e personaggi realmente esistiti, letteratureggiati non per ricordarli ri-cognomati Crusich, ma per non storicizzarli anagrafati Calligarich, destinatari comunque della dedica “… ovunque siano”, accomunati & accumulati dalla cognomazione col medesimo finalino CH croato.
Cosi notiziato & promosso, recensisco il libro di uno scrittore da me in-camerato nella Casa dello Studente a Urbino durante gli ultimi Anni Cinquanta, a cominciare dal millenovecentocinquantasei, anno dell’Ungheria invasa dall’URSS.
Il Piccolo di Trieste lo ha recensito per primo titolando: Calligarich racconta i destini di famiglia in un secolo d’Italia (16 settembre). Tempestivamente divulg-feisbuk-ato: Attendendo Paolo Mauri con “la Repubblica” et omologhi.
Al seguito ogni altra recensione con la rituale sinossi editoriale pierrata, farcita con divagazioni attinenti la cifra narrativa, il virtuosismo stilistico, la tessitura narratologica et altro non sememizzato trasparente celato in filigrana nelle 428 pagine con stra-fitte righe da leggere.
Gianfranco Calligarich è già stato premiato con l’Inedito nel 1973 e il Bagutta nel 2012 (es aequo con Giovanni Mariotti). Si attivi chi può perché sia premiato nel 2017 col Campiello, oppure con lo Strega.
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