MISSION IMPOSSIBLE CON AMMANAMENTO ALLUCINATO
Un uomo della mia età, l’età di molti, mi ha cercato, trovato, incontrato e narrato ciò che gli accade sempre più frequentemente sconcertandolo.
Si tratta di una allucinazione ricorrente durante le ore serali, nel momento in cui rincasa da un dopocinema et altro occasionato, destinandosi al riposo notturno.
Una allucinazione durante la quale vede ciò che non c’è e che non gli deriva da uno stato della mente in quel momento alterata dall’assunzione di droghe oppure alcool.
Un’allucinazione sempre più ricorrente quando rincasa percorrendo a piedi itinerari porticati e non porticati, sempre gli stessi diversamente collegati al luogo in cui ha trascorso la serata.
Tutti adeguatamente illuminati da sorgenti di luce che proiettano e modellano diversamente la sua ombra, sia retrostante sia antistante, in asse con la sua posizione eretta di pedone ambulante, oppure proiettata sulle superfici parietali a destra come a sinistra.
Quest’uomo mi ha ingaggiato come suo “doppio” scribente incaricandomi di costruire questa narrazione e divulgarla perché sia condivisa con altri mediante il mio linguaggio, e commentata eventualmente.
Il fenomeno allucinatorio si manifesta a tale uomo della mia età, l’età di molti, in prossimità della sua abitazione, per raggiungere la quale percorre con maggior frequenza un Vicolo sprovvisto di portici ai due lati, illuminato da 5 sorgenti di luce, posizionate centralmente, sorrette da un filo teso per tale scopo.
Un Vicolo poco abitato, con la numerazione dispari da 1 a 11 di edifici abitati e la numerazione pari inesistente di un muro di cinta dirimpettaio, ininterrotto e privo financo di un breve pertugio, al di là del quale risulta mappato il cortile di un Istituto Scolastico.
Appena imboccato il Vicolo, scarsamente trafficato durante le ore del buio serale, sia da pedoni sia da veicoli, la prima sorgente di luce lo illumina frontalmente proiettandogli retrostante la propria ombra sempre meno allungata fino al momento in cui non gliela modella diversamente sagomata, quando gli illumina le spalle aumentandogliela e metamorfosandogliela. Tanto da sagomargli e raffigurargli le muliebrità disabbigliate della donna suo oggetto di desiderio privilegiato & permanente, con la sua fisicità ben delineata: come nelle occasioni in cui l’ha osservata abbigliata da vestimenta aderenti alla sua carnalità dotata di carica erotica inesplosa.
Sconcertato dagli artifici di un’ombra/simulacro crescente, per quanto riguarda le dimensioni, fino a che non svanisce come nebulosità dissolta: illuminata eccessivamente dalla sorgente di luce successiva, che proietta retrostante l’ombra reale pronta a metamorfosarsi nuovamente irreale, cominciando a sagomarsi antistante come la precedente e le successive, generate alternativamente dalle fonti di luci superstiti, fino al portone capolinea della sua abitazione.
Quest’uomo della mia età, l’età di molti, mi ha detto verseggiandosi:
Mission impossible ammanare la mia ombra ingannatrice
quando mi simulacra l’ombra delle muliebrità disabbigliate
della donna oggetto del mio desiderio di rapporti ravvicinati
lenzuolati là dove sia possibile goderli condivisi e corrisposti
prima di addormentarmi e appena sveglio ogni giorno.
Mission impossible perché la mia ombra retrostante
mi raffigura il suo corpo sagomato deambulante antistante
preconizzando la corresponsione di ammanamenti disinibiti.
Tanto che sono pronto a concordare senza condizioni un baratto
con Belzebù: concedendogli in uso la mia ombra ab aeterno,
purché permanentemente sagomata dalla corporalità della donna
da me desiderata con licenza di ammanamento audace & variegato
come nel mio immaginario erotico, durante ogni nostro incontro.
Cederebbe a Belzebù l’uso della sua ombra a buon mercato, quest’uomo della mia età, perché il baratto gli risulti più straordinario del baratto concluso col Peter Schlemihl narrato da Adelbert von Chamisso (1781 – 1838), tanto da accettare di finalizzarlo come negli interessi di entrambi.
Pronto avventurosamente anche per la rinuncia, pro un Belzebù eteronimato “Dappertutto”, di altra virtuosità personale proficua: emulo dello sventurato Erasmus Spikher narrato ne “Le avventure della Notte di San Silvestro” da E. T. A. Hoffmann (1766 – 1822).
Predisposto, contemporaneamente, a fare o dare altro di sé, come alternativa, per la riabilitazione e il risarcimento del Filosofo straniero abbandonato inopinatamente dalla sua ombra senza alcun preavviso, protagonista della novella di Hans Christian Andersen, intitolata “L’ombra” (pubblicata nel 1847).
Un Filosofo cercato e trovato, poi, dall’ombra fedifraga divenuta nel frattempo simulacro umanizzato dell’ombra originaria: un’ombra autoumanizzatasi bisognosa di accompagnarsi, però, alla fisicità dell’uomo Filosofo col proposito di usarlo indicato come ombra fintamente umana, per esistere in sua compagnia e destinarlo a essere soppresso, nel momento in cui gli risulterà necessario accusarlo di millantare identità umana, suggerendo la sua soppressione per volontà decretata da una principessa ambita e ottenuta in matrimonio dissimulandosi come ombra ingannatrice.
ANNOTAZIONE FINALE
Anticipo che quest’uomo della mia età, l’età di molti, potrebbe decidere di fermarsi,
prima o poi con le spalle rivolte a una fonte di luce, scettico sulla possibilità di ammanamenti reali condivisi e corrisposti, per tagliare via dai piedi l’ombra che gli sagoma le muliebrità che lo allucinano desideroso di corresponsione d’amorosi sensi, autoreferenziato a una unica donna oggetto di desiderio.
Quest’uomo si fermerà percorrendo il lungo portico che fiancheggia uno storico convento dei francescani, dove la sua ombra si metamorfosa, abitualmente, sagomando la corporalità desiderata, nel momento in cui lo sorpassa proiettata sulla superficie parietale da ognuno dei punti di luce porticati.
Si fermerà per urlare: «Vattene, perché non ho bisogno di ammanarti per continuare ad amarti».
Rammemorando “Il pescatore e la sua anima” di Oscar Wilde (1854 – 1900), breve narrazione del grido di un giovane pescatore allucinato da un’ombra che gli sagoma l’anima pervasa dall’eros suscitatore di desiderio.
L’uomo della mia età che mi ha prescelto come suo “doppio” scribente, taglierà dai piedi l’ombra simulacrata immaginando d’impugnare un coltellino.
La taglierà dai piedi perché possa ergersi in piedi davanti ai suoi occhi, e consentirgli di fronteggiarla: fino al momento in cui la vedrà sagomare le sembianze che lo connotano, anziché la irrealtà della muliebrità nebulosa che lo allucina.