DELLE CAZZATE FACEBOOKPOSTATE O TWITTATE
(…) le stesse che si dicono in privato, se scritte e pubblicate, hanno diverso peso e significato. La pubblicazione del privato – letteralmente, la messa in pubblico del sé – è del resto la grande novità e il grande problema dell’epoca, ed è comprensibile che gl’incauti ci inciampino. (…) credo sia importante che l’uso rozzo o violento o ‘gnorante della parola pubblica non venga considerato alla stregua del famoso “prezzo inevitabile da pagare al progresso”. Cioè: se uno dice una scemenza o una odiosità, bisogna rinfacciargliela, bisogna imputargliela. Non deve passarla liscia, è diseducativo. (…) Twitti? Sei su Facebook? Il tuo modello dev’essere Dickens. (MICHELE SERRA, la Repubblica del 22 maggio 2012)