VULVAEPISTOLA A FUTURA MEMORIA DI UNA FACEBOOKAMICIZIA E DELLA SUA SVIRTUALIZZAZIONE MANCATA
Mia cara, scrivo questa vulvaepistola durante il giorno dopo il nostro incontro concordato e realizzato con l’intenzione di svirtualizzare la nostra facebookamicizia. Ti ho incontrata facendo ciò che avevo calendariato di fare da solo, recandomi in tua compagnia là dove mi sarei comunque recato da solo, incontrando e interlocuendo con persone a me relazionate da rapporti di studio e lavoro. Ciò ti ha disagiata ruolandoti pesce fuor d’acqua, sconosciuta tra sconosciuti, depotenziata come giovane ficofora decorativa desiderabile come partner ipotizzando coiti possibili: tanto che ti sei comportata in modo tale da far desiderare a entrambi di concludere l’incontro prima possibile col ritorno di ognuno alle proprie relazioni e occupazioni abituali. Scritto ciò, posso soltanto ipotizzare che non concorderemo altri incontri, perchè ci siamo percepiti reciprocamente imbarazzanti e sconvenienti: sia fisicamente sia intellettualmente. Diversamente anagrafati e acculturati, oltre che relazionati e realizzati.
Delle tue percezioni scriverai dopo aver letto ciò scriverò qui di seguito delle mie percezioni.
Durante l’incontro ti ho percepita irritante e mi sono rapportato irritato: sia alla tua fisicità, sia alla tua intellettualità. Irritato dal tuo sorriso desnudatore di superficie gengivale sgorbiante. Irritato dalla conformazione della tua bocca con labbra che mi hanno fatto immaginare similmente conformate le labbra della tua vulva sdesiderandole per una eventuale esecuzione di carezze mie labiali. Irritato dal tuo viso connotato come il viso di alcune bambole seriali. Irritato dalla formulazione di ipotesi mie relative all’origine di alcuni comportamenti tuoi e di alcune insofferenze tue che hanno le radici in ciò che confligge col sapere che si può acquisire soltanto a seguito di studio continuo e disciplinato nelle scuole, supportato da attività creativa quotidiana ben interrelazionati nella società. Irritato dal dover prendere atto che col cazzo intrattieni rapporti immaginari semantici, destinando i rapporti vaginali infra cosce fessurate dalla tua magrezza a risultare ogni volta insoddisfacenti perchè inadeguati. Non me ne frega un cazzo – ke cazzo vuoi – chi cazzo sei – a me ke cazzo me ne dovrebbe fregare - son cazzi miei - schematizzatevi il cazzo se ne siete capaci - cercasi uomini disposti a farmi incazzare…(uomini disposti a riempirti ogni vuoto corporale col proprio cazzo!?): hai scritto in alcune “Note“ facebookpostate , riproducendo il linguaggio che parli nei momenti in cui ti contraria essere contraddetta da interlocutori che giudichi incapaci di capire le tue civetterie stravaganti e narcise, oppure il tuo desiderio costante di trasgressione approvata e condivisa. Irritato dalla tua esibizione di eccellenza fisica e intellettuale priva di singolarità, inconsapevole di essere portatrice di singolarità priva di eccellenze. Irritato dalla pretesa di considerare scaturiggine della tua interiorità ogni tua opinione, dotate di artisticità le tue poche tele dipinte che emblematizzano pochezza concettuale e approssimazione esecutiva, intoccabili i tuoi esercizi di stile scrittòrio d’autrice ruspante autodidatta.
Di altre mie percezioni scriverò per commentare, eventualmente ciò che scriverai delle tue.
A futura memoria di una facebookamicizia e della sua svirtualizzazione mancata.