Biennalizzata a Venezia al di là dei confini della scatola l’architettura simulacro dell’artisticità stravagante
L’immaginario collettivo ha deambulato perplesso e sconcertato negli spazi dell’Arsenale e nei padiglioni dei Giardini, location della 11th Mostra Internazionale di Architettura 2008 (Venezia 14/9 – 23/11). Sconcertato dalle numerose installazioni realizzate dagli architetti espositori per rappresentare una architettura «oltre il costruire» (come nei desideri degli organizzatori), liberata dai confini della scatola e dai limiti delle pratiche costruttive consuete e omologate. Perplesso (anche) nel constatare le numerose somiglianze con ogni Mostra Internazionale di Arti Visive.È accaduto ciò perché gli architetti biennalizzati si sono posizionati con le loro creazioni talmente tanto oltre i confini del costruire, da sconfinare (consapevolmente o inconsapevolmente) negli ambiti estetici della creatività fluxus, video, body, povera e comportamentale. Fatta eccezione per i francesi e gli australiani (per es.), autori di un ricchissimo campionario lillipuziano, esibito nei loro padiglioni, di progetti architettonici per costruzioni tra le più stravaganti e disparate.La Biennale delle case irreali (Paolo Vagheggi) – La Biennale senza edifici – Ma l’architettura non è un’arte ornamentale (Vittorio Gregotti) – L’architetto cerca casa / Alla Biennale uno spazio senza star (Francesco Erbani): così hanno titolato alcuni prestigiosi giornali quotidiani. (Già postato in: www.iantichi.org)