EUROCARNI IN TRIBUNALE
CONVOCATO DA LOLITA TIMOFEEVA
Potrebbe accadere (come è già accaduto) che la pittrice lettone russofona Lolita Timofeeva, cittadina italiana dal 1993, disapprovi la riproduzione nel magazine “Eurocarni” di un suo dipinto (ritratto di Giorgio Guazzaloca), come illustrazione no-profit di un testo che ha per argomento il Guazzaloca neo-sindaco di Bologna e Presidente dei Macellai d’Italia, disapprovando il servizio reso perché “disagiografico”.
Potrebbe accadere (come è già accaduto) che la Timofeeva manifesti il proprio disappunto telefonicamente al direttore-editore del magazine “Eurocarni” in rapporti di conoscenza ravvicinata col Guazzaloca, irritandolo tanto da essere mandata, con l’equivalente di un “vaffa”, al suo paese di origine.
Potrebbe accadere (come è già accaduto) che la Timofeeva incarichi (a questo punto e per ripicca!) un ufficio legale di tutelare i suoi interessi come previsto dalla legge 22.04.1941 n°633, e che la bolognese Lavinia Savini nata nel 1975, avvocatessa in carriera dal 2002 (www.savinilex.it – Consulenza Legale Diritto d’Autore) sposi la sua causa (come suol dirsi!), prospettandosi una transazione amichevole tesa ad ottenere 50.000 euro dal gruppo editoriale Pubblicità Italia editore di “Eurocarni” come risarcimento per il diritto d’autore violato.
Potrebbe accadere (come è già accaduto) che l’editore-direttore di “Eurocarni” (Benedetti) incarichi, invece, l’avvocato bolognese Alfredo Pasquariello di “assisterlo in giudizio” (come suol dirsi!), rifiutando la transazione, deciso a far decidere al Tribunale se ha violato il diritto d’autore della Timofeeva, riproducendo un dipinto riprodotto impunemente, sia prima che dopo, anche da altri media (sia web che cartacei).
Potrebbe accadere (come è già accaduto) che il Tribunale di Bologna affidi la pratica al giudice Pasquale Liccardo della 4a Sezione Civile e che tale giudice scelga come “giorno del primo giudizio” il 17 ottobre 2007.
Potrebbe accadere (come è già accaduto) che il giudice Liccardo si rifiuti di prendere in considerazione la documentazione esibita dal duo Timofeeva-Savini il 17 ottobre 2007, fissando una data del 2009 per l’udienza successiva.
Poichè è già accaduto ciò che non doveva accadere, scrivo: “Chi vivrà saprà e vedrà! Fra alcuni anni che profetizzo numerosi, alla fine di un percorso giudiziario che risulterà costoso per le tante udienze che gli avvocati delle parti in conflitto saranno interessati a produrre e collezionare per essere monetizzate, con altri servizi”.
Domandandomi: “Accadrà di leggere nel dispositivo della sentenza finale che il magazine “Eurocarni” non ha violato alcun diritto d’autore illustrando no-profit un testo con la riproduzione di un dipinto che ritrae il personaggio argomentato? Accadrà a Lolita Timofeeva di manifestare riconoscenza a chiunque la notizierà in futuro come pittrice, riproducendo non-profit suoi dipinti, diversamente dalle tante riviste d’arte chi si fanno pagare per riprodurre e propagandare dipinti et altro d’autori contemporanei e suoi coetanei senza fissa dimora mercantile, viandanti su percorsi amicali marginalizzanti, sponsorizzati soltanto dalla propria intraprendenza inadeguata a surrogare le professionalità del menagement?”.
Per quanto mi riguarda notizierò ogni udienza di ogni “grado” della vicenda giudiziaria, auspicando un esito favorevole al magazine “Erocarni” e al suo editore, contrariamente alle aspettative velleitarie della Timofeeva e della sua ambiziosa avvocatessa, perché il dispositivo della sentenza abbia lettori (e conoscitori) “urbi et orbi” e costituisca un precedente giurisprudenziale esemplare e “dissuasorio” per ogni altra iniziativa simile d’artista emulo della pittrice lettone italiana.