PER UNA DICHIARAZIONE DI POETICA
Agli umori surreali del sarcasmo perverso, affido, talora, il compito di dare succhi, linfe e fiato alla mia condizione di consapevole sopravvissuto o postumo a ogni “altro” e a me stesso.
Stesso compito lo affido a ciò che fa la differenza fra il mio io singolo multiforme e l’io collettivo di tutti gli “altri” uniformi, privi dell’uso della parola scritta, muti lettori distanti, che aspirano ad amalgamarsi constatando che ogni mia provocazione letteraria è un atto mimetico.
Quando saccheggio e trasfiguro il mio vissuto, sono un fustigatore di tergiversificatori e laudatori di piedilavori, nell’azzuffamento col singolo come nella rissa col gruppo.
Quando compio i miei esercizi scrittòri, col soccorso di parole affilate come armi bianche, efficaci sia quando “offendono” che quando “difendono”.
Convinto divulgatore della santa verità che smaschera la verità diavola.