Ho brindato all’anno nuovo in coppia, ospite di una coppia di conoscenti perché al momento opportuno mi hanno manifestato amicizia, nel loro appartamento sonorizzato dal televisore acceso, guardando subito fuori della finestra, dall’alto di un quinto piano, il viale sottostante.
Una tradizione popolare locale suggerisce di trarre auspici, fausti o infausti, per l’anno nuovo, dal sesso della prima persona che si “vede” fuori di casa, a partire dall’ora zero: “vedere” un uomo porta bene, “Vedere” una donna porta male.
Guardando fuori della finestra sul viale sottostante, dall’alto di un quinto piano, ho visto un’auto ferma accostata al marciapiede, ho visto uscire dall’auto un uomo con una bottiglia in mano, ho visto che ha stappato la bottiglia e bevuto subito a collo (come suol dirsi) un po’ del suo contenuto. Poi ho visto l’uomo poggiare sul marciapiede, con attenzione, la bottiglia, e abbandonarla, tornando nell’auto che ho visto partire e allontanarsi in accelerazione forzata.
Ho suggerito di uscire fuori e di raggiungere a piedi un pub poco distante, per brindare nuovamente all’anno nuovo in un luogo affollato e sicuramente più rumoroso.
L’idea è stata fatta propria da tutti e si usciti.
Ne ho approfittato per avvicinarmi alla bottiglia abbandonata sul marciapiede, esposta al vandalismo del piede di un passante in vena di scalciarla supponendola vuota, e l’ho presa. Intenzionato a traslocarla sulla panchina di pietra al coperto di un box dell’Azienda Trasporti Municipali poco distante, strada facendo andando al pub.
“Lascia stare! Cosa fai? Sarà piena di piscio!”, mi è stato detto.
Ho letto sulla bottiglia l’etichetta di una nota marca di champagne, l’ho annusata, non era piscio. L’ho posizionata sulla panchina di pietra al coperto del box dell’Azienda Trasporti Municipali, in modo tale che potesse essere notata da un viaggiatore solitario in arrivo, oppure in partenza, e presa per bere parte o tutto del suo contenuto beneaugurate.
Un’ora dopo, di ritorno dal pub, non ho visto la bottiglia là dove l’avevo lasciata, né l’ho vista rotta o integra sul marciapiede o nei pressi tutt’intorno al box dell’Azienda Trasporti Municipali. Qualcuno in arrivo, oppure in partenza, oppure in transito, l’aveva notata e l’aveva presa sicuramente.
Ho guardato in ogni direzione e ho notato un pedone solitario procedere con passo stanco alcune decine di metri più avanti. Ho pensato che potesse aver preso la bottiglia. Ho voluto sapere. L’ho raggiunto affrettando il passo, dopo aver detto agli altri: “Continuate pure a camminare col vostro passo. Io vi anticipo e vi aspetto più avanti”.
Quando ho raggiunto il pedone solitario, l’ho superato lentamente dicendogli: “Auguri!”.
“Auguri!”, mi ha detto, alzando un braccio e stringendo in mano una bottiglia uguale a quella che avevo lasciato sulla panchina al coperto del box dell’Azienda Trasporti Municipali.
Il pedone solitario mi ha fatto intendere che potevo prenderla e bere un po’ del suo contenuto brindando all’anno nuovo: me l’ha fatto intendere pronunciando parole di una lingua a me sconosciuta.
“No, grazie”, gli ho detto continuando a camminare.
Non mi ha seguito affrettando il passo, ma mi è passato davanti nel punto in cui mi sono fermato ad aspettare gli altri e mi ha ridetto: “Auguri!”, alzando il braccio e stringendo in mano la bottiglia.
Appena mi hanno raggiunto, gli altri hanno chiesto: “Chi era?”.
“Un africano lontano dalla sua casa e senza conoscenti nei pressi. Ci siamo scambiati gli Auguri”, ho risposto.