CARMINA VULVAE (tradotti in 4 lingue)
CARMINA VULVAE
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Os vulvae insaturabil
is
Ignis vero nunquam dicit:sufficit
___
…quando si matura ci si interessa più
a come sono fatti i libri,
che non a ciò che essi dicono
WLADIMIR NABOKOV
DICHIARAZIONE VULVAUTORALE
La passione con l’età non cambia.
La voglia di donne si fa più acuta.
E c’è una potenza nel pathos del sesso che prima non c’era.
Il pathos per il corpo femminile diventa più persistente.
La passione sessuale è sempre profonda, ma lo diventa ancor di più.
PHILIP ROTH
Ho scritto i Carmina Vulvae dopo aver realizzato il mio libro MagniFicaMente. Li ho scritti per liberarmi della fica/vulva divenuta pensiero fisso, desiderio costante, ostinata allucinazione, delirio dissennato e febbrile, schermo bianco su cui proiettare sogni erotici estremi, metodica frequentazione, sapore speziato, aroma dopante e arrapante, petit mort perseguita, abituale (piacevole) e famigliare ricovero (grotta e palazzo).
Nei testi che ho scritto, presupponendoli materiali per la costruzione (collazione) libresca (quelli in versi, come quelli in prosa), dominano lo spasso scrittòrio e la manipolazione lessicale, il virtuosismo analogico perifrastico, la sublimità metaforica, la citazione erudita (talvolta virgolettata o parafrasata).
Carmina vulvae costituisce un librounico col Vulvaepistolarium, scritto col pensiero rivolto ad altri libriunici, considerati (da taluni) libri stravaganti. Tanto che, parafrasando Ramon Gomez De La Serna scrittore dei seni (autore del librounico“Seni”), scrivo che mi si può considerare poeta e scrittore della fica/vulva che “aperta…semper facilitat intromissionem ac projectum seminis in uterum”. Della fica/vulva rappresentata col segno YEH nella scrittura cinese, per simbolizzare la “porta” e la “affermazione” dell’essere.
L’ho molto amata e tanto goduta (facendola godere tanto…anche!). L’ho indagata per cantarla a futura memoria… decantata. Non è riuscita a fagocitarmi mai, però, neanche portata dalla più eccezionale e ingannevole delle ficofore disposta a copulare (opportunisticamente o desiderante!) con me in ogni luogo e a ogni ora.
Simile a testa d’agnello che cerca pastura, come l’ha descritta lo scrittore giordano As Saizari nel 1372, l’ho satollata satollandomi: particolarmente quando mi si è rivelata portentosa e imponente tra cosce analoghe a colonne d’avorio. Grotta nella quale praticare il gioco del vento e della luna, per procurarmi l’indicibile piacere della nuvola che scoppia come nelle narrazioni del cinese Li Yu (1611 – 1680).Considerandola compagna ideale per i miei giochi amorosi: provvista di labbra esperte nel suono di strumenti ancialati, coperte da rada erbetta o dissimulate da un fitto cespuglio. Solco nel quale mi sono seminato ogni volta per germogliare, cratere che ho fatto eruttare, paniere nel quale ho radunato ogni volta tutta la mia mascolinità. Apertura attraverso la quale mi sono introdotto nel castello della goduria panica che non fa incanutire prematuramente e dove mi è stato consentito di ringiovanire durante molti anni della mia vita.“Ci si perde, ci s’inabissa, ci si annienta nell’esaminare una vulva quando è graziosa, si vorrebbe non essere altro che un fallo per potere farsi inghiottire”, ha scritto un illustre scrittore americano.
Non sono ammessi doppioni né falsificazioni di questi versi, non è ammessa scrittura d’altro autore con altra mente: poiché “…colui che non sa cos’è la vulva non sa chi è”, si può scrivere parafrasando Sant’Agostino.