LA NUOVA CANDELA VERDE
Notizie Stravaganti & Patafisica Inconsapevole
Con l’intenzione di omaggiare Alfred Jarry (1873-1907), inventore della Patafasica (scienza delle soluzioni immaginarie) e creatore di “Ubu Roi“, anticipiamo ai lettori de Il Ridotto il testo che , in un libro che abbiamo intenzione di editare, si accompagnerà a una raccolta selezionata di ritagli stampa originali collezionati (e in gran numero pubblicati) nel tempo in cui a Bologna generai MERDRE, antologia periodica del sapere patafisico, ricorrendo il 1987 anno cinquantenario della mia nascita.
“La Chandelle Verte“ è il titolo di una rubrica collettiva della rivista mensile “La Revue Blanche“ (1889-1903) alla quale ha collaborato Alfred Jarry scrivendo testi che sono stati antologizzati postumi nel 1969 in un “Livre de poche“ (triplo, pp.700), accorpati in sezioni nomate: Speculations, Geste, Le Journal d’Alfred Jarry, Le Périple de la Lettérature et de l’Art, Dans le Canard Sauvage, Dans l’Oeil, Fantasies Parisiennes, Dans Poesia, Speculations annexes.
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Un libro da editare col titolo “La Nuova Candela Verde“, un libro che dovrà essere guardato, prima di essere letto: guardato come un libro di illustrazioni. Un libro sostanziato da immagini che saranno tutte notizie giornalistiche riprodotte tali e quali: ordinate rigorosamente nell’ordine di prima apparizione, così come furono scritte e impaginate. Immagini che saranno apprezzate per la loro varietà, poichè sarà tale che intrigherà lettori in età tra i 15 e i 70 anni, anche diversamente alfabetizzati. La raccolta editata potrà essere “farcita” ad libitum da ogni singolo lettore con uno Sgarbi bizzarramente notiziato qua e là, con qualche Madonna “apparsa” differentemente locata e alcune notizie che riguardano la “barba” arredo pilifero facciale di volti noti o anonimi. Siano lette con attenzione, perciò, la narrazione qui di seguito intitolata “Prologo“ e la prefazione al suo seguito… considerandole anticipazioni di tale libro.
PROLOGO
Il Direttore del “Giornale di Lecco“ mi chiamò nel suo ufficio e mi disse: “Inventati una notizia. Servono quindici righe per chiudere la pagina”. Le scrissi frettolosamente come risulta qui di seguito, per essere pubblicate (non rilette) l’8 ottobre 1961.
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COSE DA… PAZZI A LIMONTA
A Limonta, il fatto è realmente accaduto, tale G.B. ha osservato compiaciuto alcuni grossi pali di ferro in via di sistemazione, chiedendo dove si possono trovare. Gli è stato detto, da un gruppo di operai, che seminando aghi e chiodi nel terreno crescono pali di ferro. Il giorno successivo il G.B. ha interrato chiodi e bulloni in un suo piccolo campicello. Sta attendendo i risultati.
(Riscrittura corretta del testo leggibile nel ritaglio)
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Qualche giorno dopo ci furono recapitate alcune lettere con richieste di precisazioni ulteriori, finché un giorno giunse in redazione un Signore intenzionato a parlare col Direttore. Parlò con me, invece.Mi chiese: “Chi ha scritto la notizia “Cose da…pazzi a Limonta?”.“Ci è stata inviata da un collaboratore”, gli dissi.“Lo voglio conoscere”, mi disse. “Voglio sapere chi ha detto che mio padre ha seminato chiodi e bulloni nel suo campo per coltivare pali di ferro”.Capì che il Signore che mi stava davanti era figlio del G.B. citato nella notizia inventata per chiudere la pagina.“Il nome non glielo, posso dire. Posso, però, pubblicare una smentita. Posso correggere la notizia nel prossimo numero”, dissi al figlio del G.B.“A Limonta sono convinti che sia mio padre il G.B. che avete pubblicato”. Quelli di Onno e Vassena prendono in giro tutti i limontini. Se non pubblica una smentita, dovrò fare una denuncia ai carabinieri per calunnia e diffamazione”.Lo rabbonì dicendogli: “Non sarà necessaria alcuna denuncia. Domani verrò a Limonta e chiarirò personalmente ogni eventuale equivoco. Indagherò personalmente e poi scriverò nel giornale ciò che apprenderò”.
Se ne andò. Il giorno dopo mi recai a Limonta. Interrogai il parroco, accertai il malumore dei limontini, appresi che alcuni intendevano coinvolgere le Istituzioni locali nella protesta avversa al giornale che aveva pubblicata la notizia. Presi appunti. Scrissi e pubblicai col consenso del Direttore l’articolo che intitolai come qui di seguito risulta (datato 23 ottobre 1961).
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Se ne parlerà in Consiglio Comunale
LIMONTA IN ORGASMO PER IL CHIODICULTORE
Minacciato di linciaggio il giornalista autore della notizia
(riproduzione del ritaglio originale: soltanto la titolazione)
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Trascrivo il testo.
Il Consiglio Comunale di Oliveto Lario, nella sua prossima seduta, fissata per la seconda decade di novembre, tra gli argomenti all’ ordine del giorno discuterà la proposta avanzata dal consigliere Carlo Gilardoni, rappresentante l’elettorato limontino, circa la opportunità di promuovere un’inchiesta, per scoprire e identificare i responsabili di una notizia di cronaca apparsa sul nostro giornale, intitolata “Cose da …pazzi a Limonta”.
La notizia, trasmessaci dal nostro corrispondente che a sua volta l’ha appresa da un informatore, ha riferito il fatto secondo cui, a Limonta, un tale G.B., osservando un giorno alcuni pali di ferro in via di sistemazione, pare abbia chiesto agli operai addetti al loro impianto, dove questi fossero stati colti o presi. Al che gli è stato detto che sono stati colti in un campo in cui sono cresciuti dopo che il loro coltivatore ha seminato chiodi e bulloni.
La notorietà data da noi alla notizia ha provocato, però, la indignazione dei limontini che, derisi dagli abitanti di Onno e Vassena, loro irriducibili antagonisti in fatto di campanilismo, hanno organizzato prontamente una battuta di caccia tra i nomi dei loro 350 (circa) compaesani, per appurare quanti di essi hanno le lettere G.B. come iniziali.
Il risultato finale ne ha indiziati soltanto due: Gilardoni Battista e Giovanni Barutta. Entrambi, colpevoli o innocenti, hanno negato l’addebito. I parenti hanno minacciato di linciaggio l’anonimo articolista. I più risentiti, per i motti di spirito degli abitanti di Onno e Vassena, hanno promesso botte da orbi a quanti, limontini, dovessero per l’innanzi acquistare il nostro giornale. I più velleitari hanno sottoscritto in modo illegibile alcune lettere di protesta “al Direttore” e la notizia è stata diffusa presso i filo-limontini abitanti a Milano.
Da qui una lettera di protesta “al Direttore” firmata in modo leggibile Enzo Magni, dopo una lettera del Parroco Don Angelo Bonfanti, che non riproduciamo per economizzare spazio, ed alle quali non rispendiamo, in attesa degli sviluppi della controversia che si preannuncia quanto mai interessante ai fini giornalistici.
Al Prof. Enrico Della Valle, Sindaco di Oliveto Lario (la municipalità che accorpa e amministra Onno, Vassena e Limonta) affidiamo ora il compito di far comprendere ai suoi amministrati che un giornale ha notiziato ciò che l’ingenuo G.B. pare abbia seminato nel suo campicello, raccontandolo poi in giro. La notizia è stata pubblicata per informare i nostri lettori di un fatto accaduto nel territorio di diffusione del nostro giornale, senza alcuna intenzione di esporre alla gogna chi del fatto reso noto non risulta protagonista.
I limontini non possono essere, perciò, indicati tutti come dei chiodicultori, anche se uno di loro, per fare un esperimento o per burla ha provocato la notizia che tanto è dispiaciuta.
Il fatto sia pensato e commentato come un motto di spirito, destinato a lasciare il tempo che ha trovato.
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L’anonimo chiodicultore di Limonta divenne, così, argomento di conversazione da Lecco a Bellagio. Il mio articolo suscitò e propagò il ridicolo a danno dei limontini. Telefonarono al giornale per informarmi che a Limonta le “Cose da…pazzi“ avevano le scene e i personaggi da gran tempo. Decisi di tornare dal Parroco. Lo interrogai. Mi confermò che di “Cose da…pazzi“ a Limonta avevano scritto anche in passato, persino in alcuni libri. Mi informò che nell’antichità fu suggerito ai limontini di spargere sull’intera superficie muraria della chiesa, tetto compreso, una grande quantità di burro, poiché così facendo si sarebbe allargata e li avrebbe contenuti tutti, tanto era piccola: e loro fecero ciò con convinzione, senza ottenere il risultato prospettato.
Incontrai altre persone. Presi appunti, mi documentai, effettuai riscontri bibliografici e d’altro genere. Me ne tornai in redazione con i “Commentaria in Quatuor Evangelia” di R.P. Cornelii a Lapide, editi nel 1896, ricevuti in dono dal parroco.
Scrissi e pubblicai un altro articolo che intitolai come qui di seguito risulta (datato 6 novembre 1961).
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Il “chiodicultore» limontino è diventato leggenda
Come l’asino sul campanile
L’accaduto è stato smentito ma continua a divertire. Sarà trasmesso ai posteri come leggenda per l’umorismo delle circostanze meno felici
(riproduzione del ritaglio originale: soltanto la titolazione)
Trascrivo il testo
Il Consigliò Comunale di Oliveto Lario, nella sua prossima seduta, tra gli argomenti all’ordine del giorno non prevede quello riguardante il fantomatico G.B., “chiodicultore” limontino, argomento di due note di cronaca già apparse sul nostro giornale.
Tale notizia ci è stata comunicata dal consigliere Carlo Gilardoni, lo stesso cui abbiamo precedentemente attribuito il proposito di portare in Consiglio, attraverso la Giunta, il fatto che tanto scalpore ha suscitato nel circondario e tanto risentimento nei limontini.
Sul capo dell’anonimo autore della prima notizia continuano a piovere i propositi bellicosi dei G.B. indiziati che non sono più due, ma tre. A Gilardoni Battista e Giovanni Barutta, occorre, infatti, aggiungere, per dovere di cronaca, un altro G.B., cioè Giuseppe Barutta.
Evidentemente il nostro consiglio che il fatto sia pensato e commentato come il prodotto di un motto di spirito male inteso, destinato a lasciare il tempo trovato, non è stato ascoltato. E all’accaduto si è continuato ad attribuire, da parte limontina sopratutto, un’esplicita intenzione di offesa e calunnia (infondata) da far giudicare in Tribunale. (Ci risulta siano stati consultati in proposito alcuni legali).
“Questo è troppo!”, abbiamo pensato. E ci siamo recati sul luogo alla ricerca del campicello su cui sarebbero stati seminati i chiodi e i bulloni capaci di germogliare lunghi e robusti pali di ferro.
Non siamo riusciti a identificarlo, nè siamo riusciti a incontrarci col “chiodicultore”, perchè di entrambi ci è stata categoricamente negata l’esistenza.
Ci è stata rivelata, però, l’esistenza di un asino che i limontini di altri tempi (non quelli attuali!) issarono sul tettuccio del campanile della loro chiesa perchè mangiasse l’erba in vegetazione tra le tegole. Il fatto (naturalmente fantasioso) risale a molti anni fa e nel circondario lo raccontano come una leggenda.
La riassumo.
Nella piazza antistante la chiesa un asino indugiava e ragliava alzando la testa in direzione del campanile. Alcuni limontini gli attribuirono il desiderio di mangiarla e decisero: “Dobbiamo fargliela mangiare”.
Detto fatto ! Approntarono un sistema di carrucole, gli legarono attorno al collo una robusta e lunga corda e tirarono. Appena l’asino ebbe il suolo separato dai piedi cacciò la lingua fuori dalla bocca. “Ride!”, esclamarono i limontini. “Gliela si legge sulla faccia la voglia che ha di mangiare l’erba”. E continuarono a tirare. Quando l’asino raggiunse l’erba in vegetazione sul tettuccio del campanile, non potè mangiarla perchè la corda attorno al collo lo aveva strozzato.
La notizia del “chiodicultore”, giudicata da alcuni abile elaborazione giornalistica di un motto di spirito, riferita come notizia verosimile
probabilmente da campanilisti della parte ostile ai limontini, tale potrebbe non essere più considerata. L’abbiamo pubblicata per dovere di cronaca verso i nostri lettori la cui fiducia ci obbliga ad informarli di tutto e su tutto ciò che riguarda il territorio in cui abitano e lavorano, anche sul paradossale e sull’apparentemente inverosimile. Che le reazioni di parte alla sua diffusione ci abbiano, successivamente, indotti ad ampliarla sino a imporla come leggenda estemporanea, dovrebbe consigliare lo scherzo e il divertimento.
Il “chiodicultore” smentito diverte quanto l’asino sul tettuccio del campanile: sia raccontato e trasmesso ai posteri come leggenda locale. Non scrissi nè pubblicai altro. I limontini non sollecitarono altri interventi.
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Poichè avevo già scritto del Giuseppe Pantera, soldato romano della legione Calabria, originario di Brindisi, padre naturale di Gesù e partner sessuale di Maria (la Madonna), come avevo letto in un libro edito nel 1870 a Messina: un libro zeppo di riscontri bibliografici e documentali, mi iniziai, così, alla selezione, collezione e catalogazione delle notizie eccentriche. Alla fine dell’anno 1961 in territorio lombardo, su quel ramo del lago di Como che dalle sue acque fa sorgere monti ai quali ho poi detto “Addio!”. Considerando opportuno fare ciò, perchè la notizia dell’uomo che aveva morso un cane continuasse a far scuola tra i giornalisti, mi ripromisi di antologizzare notizie come quelle che intendo far leggere riprodotte in un libro: notizie paradossali, amene, futili, stravaganti, assurde, incredibili, improbabili, inimmaginabili, impensabili, inverosimili, estrose, esagerate, clamorose, esuberanti…ma vere. Tutte notizie con le cinque “W” canoniche al posto giusto, per non barzellettizzare maiali che scoppiano ferendo contadini, cani che sparano ai cacciatori, carpe volanti killer di motocicliste in transito e quant’altro, senza precisare dove, quando, perchè.
Sono notizie che ho selezionato privilegiando le soluzioni immaginarie (perciò patafisiche), date a problemi irrisolvibili con iniziative originali, per esemplificare l’irrazionale, il caso limite, il parossistico, l’irrisione dell’omologato, l’approccio inconsueto che si realizza sconcertando, stonando, irritando (anche irridendo), spesso in solitudine e separatezza creative. Nessun Decreto dei sensi sanzionato dalla voluttà, in obbedienza a “Le Regole del Piacere”.
Nessuna Ordinanza ispirata dal detto “Dopo la panza viene la danza”.Nessuna eco a Proposte swftiane per evitare che i figli dei poveri siano di peso ai genitori e alla comunità, con suggerimenti relativi a come utilizzarli beneficando la società.
Nessuna attenzione al giornalismo satirico: per non riscrivere di chi ha mangiato sei pellegrini in insalata, oppure di chi ha generato pantagruelicamente con un peto tanti piccoli uomini e con una scorreggia tante piccole donne, coprendo con la lingua l’intero esercito di Stupidopoli e facendosi cadere addosso dai capelli proiettili d’artiglieria vernacoliera pettinandosi.
Ho selezionato ritagli giornalistici che notiziano le gaffes e le disgrazie della burocrazia, l’humor di talune leggi, il colmo di certe disavventure, gli infortuni sul lavoro durante l’esercizio dell’attività sessuale, i maxi ritardi postali, la singolarità di alcuni reati, i prodigi di animali superdotati, le micro pensioni, i mini atti delinquenziali maximamente puniti, le provocazioni di buontemponi, le trasgressioni più riuscite, l’abilità chirurgica, la fantariproduzione biogenetica, i rigori formali della magistratura giudicante, la museificazione dell’immuseificabile, il regalo capriccioso a se stessi o ad altri, le rappresaglie fiscali inopportune…etc. Tutte notizie lette nelle zone marginali dei giornali quotidiani, pubblicate come riempitivi, lontane dalle prime pagine, relegate quasi in ogni caso in spazi periferici delle gabbie grafiche, dovute al gusto per le notizie esilaranti di alcuni redattori in dimestichezza con libri scritti da autori usi a trastullarsi con esercizi di scrittura bizzarra e col “Dizionario delle Meraviglie” di Van Vert. Tutte notizie sicuramente notate ed evidenziate con asterischi o sottolineature da chi in tal modo evidenzia brani di scrittura come quello che trascrivo qui di seguito – per esempio – perchè anche altri sottolineino la curiosità lessicale che lo distingue e connota.
Quegli che vengono per vendere Roma, voglion, viste le anticaglie, anche vedere le modernaglie, cioè le signore, facendo con esse il signore: detto da la Nanna a l’Antonia, raccontando la vita delle puttane, durante la terza e ultima giornata (prima parte) dei “Capricciosi Ragionamenti” di Pietro Aretino pubblicati nel 1533.
Tali notizie le ho amorosamente collezionate presupponendo la loro pubblicazione in “Merdre”, la mia antologia del sapere patafisico (fondata e diretta – in gran parte anche scritta – 5 volumetti dal 1987 al 1989), e le ho campionariate per comporre periodicamente una stravagante e fantastica proposta editoriale patchwork rutilante, brillante, snob intitolata “La Nuova Candela Verde“.
Di molte che mi sono state riferite a voce non posseggo i “ritagli”.
Quella, per esempio, del ladro che ruba un’auto, con canotto gonfiato sul portapacchi,a dei vacanzieri che si accingono a partire sul far della sera – per esempio – e scopre di avere rubato anche il cadavere di una vecchia, dissimulato nel canotto per essere trasportato clandestinamente al luogo di origine, per ovvie ragioni di evasione…burocratica e fiscale.
Molte altre, lette in Libri Sommi Totali, non le riassumo fingendole coeve, a cominciare dallo strano modo di nascere di Gargantua nel libro di Francois Rabelais (1494-1553) che lo cita nel titolo: ...si cacciò nella vena cava; e risalendo attraverso il diaframma fino al disopra delle spalle (dove la detta vena si biforca) prese di qui a mano manca, e andò a sortire dall’orecchia sinistra.(Capitolo Sesto del Libro Primo)
Così come non riassumo quelle che hanno “argomentato” la rubrica “Stravagario” di Giorgio Dehò sul “Corriere del Giorno” di Taranto, riproposta dal figlio Valerio antologizzata in un libro postumo editato pour les amateurs.
Stranezze, bizzarrie, sregolatezze, simulazioni formali, parodie, scherzi e bisticci letterari, hanno avuto in Americo Scarlatti, alias Carlo Mascaretti (1855-1928), un raccoglitore puntiglioso e scrupoloso, tanto da diventare libro intitolato “Et ab hic et ab hoc” stampato e ristampato.
Notizie et ab hic et ab hoc intendono ora avere la loro zona di privilegio e clonazione in questo libro. Tutte riferibili a fatti reali databili, di quelli che superano la fantasia ed hanno un luogo in cui sono accaduti. Le ripropongo tali e quali, come antologia per le scuole di giornalismo e libro divertente per chiunque durante i giorni di vacanza al mare, in montagna, oppure altrove.
Potevo lavorarci sopra in qualche modo “editor(iale)”, da solo o in compagnia, e riscriverle riassunte, oppure accorpate per argomento, genere, ambiente, altro. Le ho ordinate, invece, così come le ho lette e ritagliate.
Qualcuno dei lettori ricorderà di averle lette e commentate in casa, oppure in ufficio…a suo tempo. Buon pro gli faccia rileggerle, giacché niente è più inedito della carta stampata di un giornale.
Per le illustrazioni un campionario dei ritagli già pubblicati in Merdre