Enzo Rossi-Roiss

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MANINA TISCHLER

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Dalla Hollywood della Marilyn Monroe
alla Residenza Zitelle della Giudecca
http://www.ebay.it/sch/sis.html?_nkw=Manina+Marianne+Tischler+MANINA+&_itemId=220838175878 http://it.wikipedia.org/wiki/Manina_Tischler
http://it.wikipedia.org/wiki/Discussione:Manina_Tischler
https://www.facebook.com/groups/114284538596702/?ref=ts&fref=ts

Manina Tischler, nome d’arte di Marianne Tischler, nata a Vienna l’11 settembre 1918, è morta il 14 gennaio 2010 a Venezia, dove ha vissuto dal 1954: insediata nella strettissima Calle del Spezier del Sestiere Castello, accessibile da Campo San Filippo e Giacomo, dove il suo nome continua a permanere leggibile tra i pulsanti della suoneria condominiale del numero civico 4509/A. Durante gli anni 90 si è traslocata sull’isola Giudecca, dove ha concluso la sua esistenza disabilitata dalla osteoporosi: in solitudine e priva di parentela, assistita dall’ I.R.E (Istituto di Ricovero e di Educazione) nel Centro Servizi Residenza Zitelle, dopo altro periodo di assistenza a domicilio in un bilocale della Residenza Sant’Eufemia e San Biagio. Nel 2000 ha cominciato a “badarla” il veneziano Lucio Caenazzo, suo antico innamorato reincontrato già reso muto dal male incurabile che ha determinato la sua morte nel maggio 2005: con funerale civile nel Centro Civico San Leonardo del Sestiere Cannaregio, notiziato come ex partigiano, divenuto “portiere” del Teatro La Fenice, marito separato di Luciana De Fanta ex ballerina solista dello stesso Teatro
Le sue ceneri sono state tumulate sull’isola San Michele (recinto XVII Socrem, GR. 2, fila B/7), senza la data del decesso incisa sulla lapide:
ignorata dai critici d’arte in attività a Venezia e dai cronisti che avrebbero potuto annunciare la sua morte titolando il loro pezzo: “Dalla Hollywood di Marilyn Monroe alla Residenza Zitelle della Giudecca”.
Figlia unica del pittore Viktor Tischler (1890 – 1951) e della cantante lirica viennese (soprano) Matilde Ehrlich, Manina ha cominciato a vivere a Parigi nel 1928 frequentando il milieu artistico, durante gli anni in cui Henry Miller ha scritto il “Tropico del cancro” ed altri libri: fotografata da Man Ray e Erwin Blumenfeld. Nel 1937 ha sposato giovanissima lo scrittore cecoslovacco Robert Thoeren (Robert Torsch 1903-1957 – http://de.wikipedia.org/wiki/Robert_Thoerenhttp://www.imdb.com/name/nm0858329/ ).: col quale si è trasferita negli USA per sottrarsi ai rigori delle leggi razziali, raggiunta successivamente dai genitori nel 1940, l’anno in cui ha generato una figlia nomata Nina. A Los Angeles ha abitato fino a che non si è trasferita a New York nel 1949: divorziata dal Thoeren/Torsch, sceneggiatore di successo a Hollywood pagato dalla MGM (è sua la sceneggiatura di “A qualcuno piace caldo”, per es., e di altri 29 films).
La sua residenza a Venezia ha avuto inizio nel 1954, l’anno in cui ha conosciuto e sposato il giovane scrittore e poeta francese Alain Jouffroy, nato nel 1928 con la stessa data di nascita 11 settembre, dieci anni dopo il 1918 (
http://it.wikipedia.org/wiki/Alain_Jouffroy): il giovane poeta che nel 1958 le ha dedicata la sua prima raccolta poetica intitolata “A toi” (Ed. NRF ), scrivendo:

A te lo stupore immobile della mia gioia
Il mio sorriso di marmo bianco
Il mio sguardo lavato nella sorgente del sottobosco
A te le mie mani di città aperta
A te le mie ginocchia di scoiattolo
A te la mia voce più lontana
A te tutto ciò che tesse giorno e notte attraverso me
A te la laguna dove ci siamo conosciuti
A te i fantasmi del sole
A te questi palazzi di lillà nei nostri occhi
A te tutto quel che è tutto ciò che cambia

A te
L’esplosione della perla nel cuore dell’uccello nero
Dopo avere scritto altri testi poetici pubblicati nel 1955 a Parigi col titolo “Les quatre saisons d’un ame“ (pp. 56, cm. 32,5×24, Editions Du Dragon) con “Lettre à Manina“ e questi versi:

Rilasciata nel fondo malefico del mare
Sagoma sognante sul passo inghiottito del caos
Lei abita l’impero segreto
dove si combattono le immagini interiori
seduta impassibile, nell’angoscia e il vento
passa oltre all’eccesso di abbandono
e ritrova, intatta, nel fracasso del cuore
l’immagine sovrana di sè: l’amore…

Ruolata pittrice, ha allestito la sua prima esposizione personale nel 1951 a New York nella Hugo Gallery, mentore lo scrittore Eugene Jolas, recensita da Emily Genauer del New York Herald Tribune. Interrelazionandosi a Londra e Parigi, dove ha conosciuto e frequentato molti esponenti del movimento surrealista, specialmente dopo il matrimonio con Alain Jouffroy (suo campaign manager/spin doctor ed esegeta full-time, sia in versi sia in prosa ), meritando di essere inclusa e promossa tra gli artisti del Gruppo storico, in più occasioni espositive. Bibliografata da André Breton (Manina non parla che della vera natura delle cose, è la poesia pura, una surrealista nata), Max Ernst (Guardando le immagini di Manina si dimentica che esiste la differenza nel mondo): accompagnati a Roland Penrose, André Pieyre De Mandiargues, Fabrizio Dentice, Dino Buzzati, Franco Passoni, Marie Josée Parra, Maurice Henry, Patrick Waldberg, Daniel Giraud, Milena Milani, Alain-Pierre Pillet. Risulta inventariata e ben accreditata con altre 29 prestigiose pittrici surrealiste in “La Femme Surréaliste” della rivista “Oblique” (n. 14-15 Borderie, Nyons 1977).

Nel 1959 la figlia Nina Toheren è morta assassinata negli USA sconvolgendole il rapporto matrimoniale col giovane Jouffroy e la lunga esistenza superstite.

Manina l’ho conosciuta a Venezia già ultra cinquantenne durante gli anni 70 del secolo XX°, dopo aver conosciuto Jouffroy a Milano nel dicembre 1962 per concordare la pubblicazione di alcune sue poesie della silloge “L’épée dans l’eau” nella mia rivista “Nucleo D” n.3 (marzo 1963), già pubblicate da Arturo Schwarz in una edizione numerata contenente 10 incisioni di Lucio Fontana. Condividendo il segno zodiacale della Vergine, essendo nati entrambi durante la seconda settimana del mese di settembre (11 e 14), più volte mi ha scritto il suo saluto con “sorella virgo” prima del nome Manina. E in più occasioni mi ha divinato il futuro più immediato tramite il grande Libro (Oracolo) dei Mutamenti noto col titolo “I Ching”, consigliandomi cosa fare e come comportarmi. Abbigliata e accessoriata con vestimenta e monili di sua creazione, in dimestichezza con l’astrologia, le pratiche esoteriche e la ritualità orientale: accessoriata da bigiotteria artisticata con le proprie mani, fascinosa e ospitale sacerdotessa nella sua abitazione con chiunque… a prescindere dall’identità sessuale.
Ho organizzato, presentato e promosso una sua esposizione personale a Bologna nel 1979 negli spazi del Centro Espositivo Nucleo Arte. Dove è stata “incontrata” da trenta studenti della Università bolognese allievi del Prof. Alfredo De Paz, che l’hanno interrogata ricevendo risposte così virgolettate in alcuni taccuini: “Dipingo ciò che non so”. “Dipingo l’invisibile”. “Il fantastico non è surrealismo”. “L’artista fantastico dipinge le sue fantasie ed è capace di ripetersi: un esempio tra le donne è Leonor Fini”. “L’artista surreale lascia dipingere la mano ed alla fine ci stupisce”.
Venti anni dopo, nel 1999, l’ho omaggiata allestendo una sua ricca esposizione personale tra gli stand di “Veneziarte”, con 18 illustrazioni nel catalogo accompagnate a più testi esegetici di Autori Diversi, me compreso. La sua ultima esposizione personale è stata allestita a Venezia nel 2005 (20 maggio – 20 agosto), in alcune sale del Palazzo Albrizzi, a cura dell’Associazione Culturale Italo-Tedesca, tematizzata “Surreale realtà nel mondo di Manina” da Paolo Rizzi ruolato conferenziere/presentatore.

I suoi dipinti hanno intrigato i parapsicologi che l’hanno decodificati relazionando in alcuni congressi. I cultori delle filosofie orientali si sono suggestionati alle prese con simbologia iconizzata. Gli spiritisti si sono esaltati analizzandola. I razzisti e i reazionari l’hanno rifiutata manifestando fastidiosità e liquidandola con ottuse affermazioni del tipo “ E’ la pittura di una psicopatica”.
Poichè la deambiguazione degli arcani iconizzati nelle sue opere continua a risultare possibile soltanto a chi si
propone di eseguirla come operazione culturale virtuosa ed elitaria. Dopo aver letto tutto ciò che ha scritto Alain Jouffroy in versi e in prosa, compreso il brano che segue.
“… trasgredisce quasi giocando tutte le definizioni che si possono dare alla sua pittura. Infantile come ancora poche donne osano essere, ha la saggezza d’un narratore filosofo di montagna, come tutte le vere donne che sanno trasformare il loro amore in conoscenza, e i suoi quadri ci informano esattamente sulla profondità e l’ingenuità della sua mente. Vive il sogno dei suoi quadri destandosi dai fantasmi della giornata, andando nel ricordo delle strade, ascoltando parlare i suoi amici come i personaggi di un romanzo che non sia ancora stato scritto, oppure ascoltando se stessa, tremante e affascinata com’è sempre davanti agli altri”.
Una mia composizione poetica del 1979, intitolata “Femme surrealiste”, risulta ri-pubblicata nel mio canzoniere “Poemi Doping” (I Antichi Editori Venezia 2008).
Considero ardua impresa catalogare complessivamente le sue opere – disegni, dipinti, amuleti, monili, ciondoli – apprezzate e collezionate da una ristretta cerchia di amatori raffinati ed eruditi di ogni nazionalità.
A mia figlia Rebecca, bambina in età da asilo nido, ha donato un grande disegno con questa dedica: “For Rebecca e per l’Amore”. A me ha fatto scegliere come dono personale un disegno guachato del 1950, esposto nella sua mostra d’esordio a New York, allorchè l’attore Burt Lancaster interpretò il ruolo di primo acquirente di una sua opera. Un disegno del 1948 e un dipinto sono stati ricevuti in dono da Elisa Zanon sua amica e condomina. Tante altre persone posseggono una sola opera, ricevuta in dono come segno della sua riconoscenza per attenzioni godute. Domingo De La Cueva, creatore di gioielli artistici insediato sull’isola Giudecca, ne possiede abbastanza per una eventuale esposizione postuma… memo
riale.

Written by rossiroiss

febbraio 26th, 2013 at 4:55 pm