Enzo Rossi-Roiss

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DI KRISTAPS GELZIS PITTORE LETTONE BIENNALIZZATO IN UNA LOCATION DELL’ASSOCIAZIONE ITALO-TEDESCA

Del padiglione lettone insediato al piano terra del Palazzo Albrizzi, sede veneziana dell’Associazione Culturale Italo-Tedesca, location locata dalla Repubblica di Lettonia, tramite la PaiviProArte, per l’esposizione personale di Kristaps Gelzis,  ho già scritto ciò che è possibile leggere cliccando: http://lampisterie.ilcannocchiale.it/?yy=2011&mm=3&r=16051 – http://lampisterie.ilcannocchiale.it/?yy=2011&mm=3&r=16051
A bocce ferme (come suol dirsi!), scrivo altro per miniaturizzare il mio giudizio critico e comunicare che in Lettonia risulta diffusa e condivisa l’opinione di chi è convinto che tale artista sia stato prescelto come rappresentante unico dell’arte lettone contemporanea nella Biennale 2011, perché figlio di…sposato a una donna figlia di…, più che per le opere che avrebbe (ha) realizzato con l’intenzione di sorprendere e stupire.

Kristaps Gelzis è nato nel 1962, figlio dell’architetto Modris Gelzis (1929-2009). Ha compiuto i due anni nel 1964: l’anno in cui Breznev ha cominciato a governare l’URSS. Ha compiuto, invece, i 27 anni nel 1989: l’anno in cui è crollato il Muro di Berlino. Ciò significa che la sua educazione scolastica e la sua formazione artistica sono “accadute” durante il regime sovietico che non ha tollerato dissensi intellettuali e artisticità aniconica, criminalizzando l’arte concettuale.
Domande: – Che cosa ha disegnato e dipinto il lettone Gelzis fino al 1989? – Dove ha esposto le sue opere e che riconoscimenti ha ricevuto? – Che opinioni ha manifestato urbi et orbi?
Le sue opere visibile nel web, prevalentemente acquerelli su grandi superfici cartacee , sono opere nelle quali risulta eccellente tecnicamente, eseguite scolasticamente per riprodurre il reale. Tanto che è possibile scrivere che risultano realizzate da un individuo creativo capace, dotato di una bella mano.
Non è possibile supporre e scrivere, però, che abbia pensato quando ha usato la sua bella mano, cioè che abbia disegnato e dipinto col pensiero in mano. Perché è d’obbligo scrivere che non gli si addice l’elaborazione teoretica, così come non gli si addice la trasfigurazione e il fantasmagorico. Poiché gli si addice l’espressionismo per la raffigurazione della persona umana e l’impressionismo per la illustrazione della natura durante le diverse stagioni.
Per la sua expo a Venezia griffata  Biennale 2011 (54esima) ha realizzato grandi acquerelli deideologizzati: eseguiti azionando la sua bella mano su grandi teleri e pensando a lusingare il consenso popolare e il mercanteggiamento più opportuno o facile, refrattario alle elaborazioni teoriche degli estetologi e del connazionale americanizzato Mark (Marcus) Rothko (Rothkwitz) nato nel 1903 a Daugavpils e morto suicida nel 1970 a New York.

Published by rossiroiss, on giugno 20th, 2011 at 7:50 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

TOTEMCITY VETROSA A VENEZIA

Nella Scuola Grande di San Teodoro (San Marco 4810 – a pochi passi dal Ponte Rialto), visitabile dal 16 giugno al 31 ottobre 2011. Patrocinata dal Berengo Centre for Contemporary Art and Glass di Murano,  per la curatela e l’ organizzazione di Enzo Rossi-Ròiss/ Associazione Italo-Baltica, in concomitanza con la 54 Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale  a Venezia.
Qui di seguito un brano estratto dal testo critico  scritto appositamente.

L’oggetto totemico è un oggetto materiale strutturato verticalmente, portatore di un sistema di segni che emblematizzano legami di affinità più che parentelali o tribali: conseguentemente simbolizza appartenenza a un clan oppure a una consorteria.
La modernità lo usa come supporto verticale per indicazioni o informazioni pubblicitarie sia sintattiche sia iconiche: indicando merci da consumare, oppure percorsi per raggiungere fruizioni di servizi.
I totem vetrosi esposti in Totemcity sono costituiti da elementi sovrapposti dotati di pertinenze estetiche che aspirano a essere considerate artistiche, ogni qualvolta tali totem risultano esposti in luoghi collettivi delimitati da perimetrazioni estetiche concettualizzanti, all’interno delle quali assumono artisticità con al seguito il plus-valore mercantile che da esse può essere promanato.
I loro antenati è possibile ipotizzarli o supporli soltanto considerandoli antenati animici, per quanto riguarda una eventuale incarnazione animica inconsapevolmente totemizzata da ognuno degli Autori/Artisti selezionati e materializzata nel momento della concezione/concettualizzazione totemica.
Memori della tripartizione di J.G.Frazer: totemismo di clan, totemismo individuale, totemismo sessuale.
Approcciamo, perciò, la decodificazione e deambiguazione dell’insieme segnico di ogni opera esposta, ragionando per dare risposte alle domande che seguono.
Il totem simula uno spirito tutelare?
Il totem oggettualizza un culto collettivo?
Il totem designa appartenenza a un clan esogamico?
Il totem  rappresenta una “hipertrophie de l’istinct social”?
Il totem è in ogni caso un custode di segreti destinati a non essere svelati?
Il totem moderno deve essere connotato da segni grafici facilmente riproducibili?
Il totem è divenuto un medium?
Considerando ogni opera totemica esemplificazione di una ipertrofia
compositiva foriera di significanze generatrici di esegesi ipertrofiche.
(copyright Enzo Rossi-Ròiss)

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Totemic items are vertically structured material objects which carry a series of symbols that are emblematic of affinity rather than blood or tribal relationships. Consequently they symbolise appartenance of a clan or faction.
In the contemporary world they are used as vertical supports for directions or advertising information either syntactic or iconic, indicating items to be consumed or the way to access services.
The glass totems on display in Totemcity are made of superimposed elements of aesthetic relevance that aspire to artistic consideration each time they are put on show in collective areas defined by conceptualised aesthetic perimeteration. Within such areas they take on an artistic character in addition to the commercial added value which they may project.
The definition of predecessors can be hypothesized or presumed only if considered precursors in soul, in terms of a possible incarnation of the soul unconsciously totemised by each of the chosen Author/Artists and made into a concrete reality from the moment of the totemic conception or conceptualisation.
J.G.Frazer’s tripartition springs to mind: clan totemism, individual totemism, sexual totemism.
The symbolic attributes of each of the works on display are decoded and ambiguousness is dispersed by considering the answers to the following questions.
Does the totem simulate a protective spirit?
Does the totem objectualise a collective cult?
Does the totem indicate belonging to an exogamous clan?
Does the totem represent a “hypertrophy of the social instinct”?
In whichever case, is the totem a guardian of secrets destined not to be revealed?
Must the contemporary totem be characterised by easily reproduced graphic symbols?
Has the totem become a medium?
Each totemic work is considered an illustration of a composite hypertrophy
heralding meanings that lead to hypertrophic exegesis.
(Translation by Sarah Lane – copyright Enzo Rossi-Ròiss)

Published by rossiroiss, on giugno 10th, 2011 at 3:55 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

L’ELEFANTICIDIO COMPIUTO IN UNA CHIESA A VENEZIA IL 16 MARZO 1819

esercizio scrittorio

pro narrazione di un accadimento eccezionale

Premessa Autorale

La narrazione che segue questa “Premessa” è un esercizio di stile scrittorio compiuto nel ruolo di un finto cronista veneziano del giorno dopo, con presunte doti di preveggenza che gli consentono di anticipare accadimenti successivi e reperti iconografici e bibliografici meritevoli di essere repertorizzati. Risulti dilettevole la lettura e sorprendente la documentazione.


A Venezia è stato cannoneggiato e ucciso dalla gendarmeria austriaca un elefante indiano cinquantenne (che 200 anni dopo risulterà quindicenne, massimo ventenne, invece!), ammaestrato con imput lessicali in lingua francese, alto 7 piedi e mezzo, pesante 4622 libbre grosse venete (2.203,4 kg), nella Chiesa Sant’Antonin alle ore otto e quattro minuti antimeridiani del 16 marzo 1819, giorno quaresimale. Durante i giorni del carnevale, conclusosi il 23 febbraio, è stato mostrato in apposito casotto, con altri animali esotici in altri casotti, sbarcato sulla Riva degli Schiavoni nel Sestiere Castello dal “mostratore” svedese Claudio Garnier (originario di Gauter Corout), tra il Ponte del Sepolcro e il Ponte della Cà di Dio.
E’ stato ucciso per impedirgli di causare danni alle cose e alle persone, maggiori dei danni già causati rifiutandosi a ogni tentativo d’imbarco, uccidendo il suo giovane custode Camillo Rosa di Rovigo e travolgendo di tutto durante la fuga fino alla chiesa, inseguito e bersagliato dalle fucilate dei gendarmi.
Venti uomini armati di funi e di leve hanno imbarcato e trasportato la sua carcassa al Lido, coperta da stuoie su una chiatta, alle ore 5 pomeridiane con l’ordine di seppellirla. Un contrordine del Commissariato Speriore l’ha fatta, poi, traslocare due ore dopo sull’Isola della Giudecca nella chiesa dismessa di San Biagio (usata come ospedale per le malattie contagiose nel 1814-1816 e destinata alla demolizione per favorire nel 1882 la edificazione del Molino Stucky): dove sarà mantenuta pulita con lavacri continui di acqua salata, per essere sezionata e studiata dal Prof. Stefano Andrea Renier, aiutato dal Dott. Paolo Zannini marito di Adriana Renier. Con l’intento di salvaguardare e ricomporre le ossa del suo scheletro che sarà esposto nella Pubblica Galleria di Storia Naturale (non ancora Museo Zoologico) della Università di Padova.
Il Renier e la sua equipe daranno inizio ai lavori di concia della pelle e sezionamento del cadavere il 24 marzo, eseguendo molti schizzi e disegni delle diverse parti anatomiche e delle ossa, per poterlo rimontare poi correttamente. La conclusione di tali lavori è prevista per l’autunno, destinata ad essere considerata dai posteri impresa epica e memorabile.
Claudio Garnier ha riferito di avere acquistato l’elefante per 20.000 franchi (30.088 lire venete) dagli eredi del duca tedesco Federico di Wurstemberg, divenuto Re nel 1806 e morto sessantaduenne il 30 ottobre 1816: monarca di un Regno Breve… perciò. L’avrebbe condotto e “mostrato” a Milano, fosse riuscito a imbarcarlo. Meditando su una richiesta d’acquisto dell’Accademia di Berlino, alla quale aveva comunicato di essere disposto a venderlo per 1.200 luigi d’oro (equivalenti a 55.231,3 lire venete). Il pachiderma si è ribellato all’imbarco, perché reso inquieto da evidenti pulsioni sessuali primaverili irreprimibili e dopo ripetuti tentativi d’imbarco falliti, causa non ultima l’instabilità della passerella collegata al barcone predisposto all’uopo. La sua ribellione l’ha manifestata uccidendo il suo giovane custode, dopo averlo aggredito con la proboscide un’ora dopo la mezzanotte, terrorizzando gli astanti sulla riva e causando il ribaltamento in acqua di altri in piedi sopra un battello.
La gendarmeria austriaca presente, comandata dal Commissario Tolomei, ha reagito sparandogli addosso tante pallottole da spingerlo a correre terrorizzato di qua e di là sulla riva tra i due ponti, dove ha travolto alcuni casotti predisposti per altri animali e il chiosco di un fruttivendolo, sfondando anche una caffetteria, prima d’inoltrarsi nella Calle del Dose dove ha avuto inizio il percorso che lo ha condotto nella chiesa luogo della sua esecuzione sommaria.
In Campo della Bragora è stato bersagliato dai gendarmi austriaci con particolare accanimento, costringendolo a infilarsi nella Salizada del Pignater e poi nella Calle morta del Forno Vecchio, dove  si è ritrovato nella corte di un’abitazione privata, con pozzo di marmo e scala di legno che ha danneggiato stramazzando al suolo, tanto da farsi supporre colpito a morte. Invece si è rialzato e ha ripreso la corsa, dopo aver terrorizzato una vedova con quattro figli già nei letti in una camera con l’affaccio nella calle, data l’ora oramai notturna: prima di percorrere la Salizada Sant’Antonin fino al ponte che non è riuscito a superare, incalzato da fucilieri inefficienti.
Un ultimo tentativo di salire sul Ponte Sant’Antonin lo ha concluso rinculando fino a colpire e sfondare il portone d’ingresso della chiesa dove si è introdotto e mosso nel buio, col risultato finale d’infrangere quattro lastre tombali e immobilizzarsi nel loro vuoto sottostante, dopo aver rotto la colonna piedistallo dell’acquasantiera e fracassato alcune panche.
Per la sua esecuzione sommaria nella chiesa mediante l’uso del cannone sono state necessarie le autorizzazioni delle Autorità Civili e Militari, unitamente all’assenso dell’anziano Patriarca Francesco Maria Milesi (76 anni ani) destato quattro ore dopo la mezzanotte.
Il cannone è stato fornito alle ore 7 antimeridiane dal presidio militare insediato all’Arsenale con l’artificiere e i serventi che lo hanno collocato con la bocca di fuoco inserita in un buco praticato ad hoc nel muro laterale della chiesa, prima di sparare due colpi alle ore 8. Una soltanto delle due cannonate, però, ha colpito l’animale perforandogli il deretano con una palla tanto da farlo stramazzare al suolo e morire dissanguato.
Il Prof. Stefano Andrea Renier, ordinario di storia naturale, si è attivato immediatamente il 17 marzo perché la carcassa del pachiderma sia acquistata dal governo veneziano per essere studiata e conservata (convenientemente trattata per la bisogna) nella Galleria di Storia Naturale della Università di Padova.
***
Scritto ciò per dovere di cronaca, è possibile, ora, continuare a scrivere per anticipare che tutto quanto è accaduto sarà variamente descritto in alcune relazioni gazzettiere che saranno stampate e vendute pubblicamente, con e senza illustrazioni. E che il Renier riuscirà a ottenere l’acquisto dell’elefante cannoneggiato: spendendo 2.080 lire venete per l’acquisto, più 3.064,32 per la conciatura e montatura della pelle, la imbiancatura e riduzione dello scheletro e la conservazione dei visceri. Operando, successivamente, coadiuvato da una equipe della quale faranno parte Girolamo Molin e Paolo Tannini.
Al termine dei lavori di studio e conservazione, in una lettera al Rettore dell’Università di Padova Antonio Marsand, il Renier scriverà: “Con compiacenza lo trovai in discreto stato, con la pelle che ad onta di aver avuto più di cinquecento fucilate non aveva che otto dieci forellini e la cannonata ricevuta fu nel deretano e la palla gli rimase dentro, quindi la pelle in ottimissimo stato”.
Le casse contenenti le spoglie dell’elefante sezionate e schedate saranno portate a Padova per via d’acqua il 24 marzo.
Saranno pubblicati e divulgati due poemi intitolati “Elefanteide” (Pietro Buratti) in ottava rima dialettale e “L’elefanticidio” (Pietro Bonmartini) in lingua italiana, destinati ad essere bibliotecati dalla Marciana: più un testo teatrale in dialetto veneto intitolato “I curiosi accidenti occasionati dall’Ellefante in Venezia nel 1819, con farsa“ (Niccolò Zanon) che sarà messo in scena il 2 marzo 1821 (una tantum), con annuncio nella Gazzetta Privilegiata di Venezia, dalla Comica Compagnia Luigi Favre e Piomarta, “…fra un gran romore di fischi”, al Teatro S. Luca (prima che sia ri-nomato Teatro Apollo e poi Teatro Goldoni nel 1875).
La proposta della posa di una lapide con epigrafe latina (sul muro della chiesa), resa pubblica dal protocollista al tribunale, anche diarista cittadino, Emanuele Antonio Cicogna (1789-1868), a ricordo dell’elefante cannoneggiato e finanziata dai gentiluomini Angelo Fucci Gradenigo e Francesco Cattaneo, sarà respinta il 18 settembre 1819 dalle Autorità al potere, malgrado la non ostilità al potere austriaco dei proponenti. Il conte Benedetto Valmarana la riceverà in dono e la collocherà sul muro nel giardino del suo palazzo in SS. Apostoli (Cannareggio 4392) destinandola a sopravvivergli corrosa dal salso, con una “Memoria” in bottiglia sigillata con ceralacca murata sul retro.
Sarà re-intitolata Osteria dell’Elefante una osteria diversamente titolata, insediata in locali contigui alla chiesa (Castello 3495).
Ferdinando Gumppenberg, stampatore milanese di origine tedesca, rinnovatore dell’antica tradizione dei tarocchi lombardi, lo raffigurerà nell’arcano n. 21 (il Mondo) del mazzo “Mestieri e Vedute” edizione 1820.
Alcuni illustratori lo iconizzeranno in disegni, incisioni e medaglie, variamente sceneggiato. A futura memoria di chi deciderà di ricordarlo e rievocarlo con testi scritti e opere visive, anche a distanza di due secoli, in concomitanza col Carnevale di Venezia 2011 a cura di un mio omologo.
Con lo scheletro restaurato pezzo dopo pezzo, e rimontato nel 2004, dopo essere stato smontato nel 1979, per la sua sistemazione e custodia definitiva nel Museo di Zoologia della Università di Padova, rispettando il lavoro che sarà compiuto dal Renier con i suoi collaboratori.

Published by rossiroiss, on febbraio 2nd, 2011 at 10:02 am. Filled under: Enzo Rossi-Ròiss1 Comment

DI ALBERTO AGAZZANI CONFERENZIERE MILLANTATORE GRIFFATO LIONS CLUB IN UN RISTORANTE A GUALTIERI GIA’ DENUNCIATO DA ME PER DIFFAMAZIONE E CALUNNIA

Alberto Agazzani è stato webizzato come Vice-Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Bologna e Prof. (?), protagonista di una conferenza a Gualtieri-RE nel Ristorante Ligabue, organizzata da Rossella De Lorenzi e Marco Nasi per conto del Lions Club locale presieduto da Giuseppe Frati.
DAMANDA: Siccome tale Agazzani risulta autore di millanterie inopportune e disdicevoli, è possibile considerare il “Prof.” dell’annuncio per la conferenza griffata Lions Club una “agazzanata”?
Chi sia codesto “Prof.” lo riassumo dossierato qui di seguito: con informazioni (link) utili.
E’ notissimo a se stesso e ai 39 elettori leghisti che rappresenta in un consiglio circoscrizionale a Reggio Emilia: SBACONATO – DEXIBARTATO – SGUASTALLATO – IN ATTESA D’ESSERE CONDANNATO -  DENUNCIATO PERCHE’ HA DIFFAMATO – AMBIGUAMENTE DOSSIERATO – IPERSELFWEBIZZATO DAMSIANO SLAUREATO – DEWIKIPEDIATO PERCHE’ HA COPIATO.
Volpe minidimensionata afflitta dal desiderio insoddisfatto di gustare l’uva che dichiara incommestibile ogni volta che non riesce a coglierla, perché asportabile (o coglibile) da mano terminale di braccio più lungo, Alberto Agazzani è un over 40 in carriera (nato nel 1967).
Risulta già negativamente massmediatizzato a futura memoria del discredito auto-generatosi con  esemplari infortuni causati interrelazionandosi come promoter di disegni firmati F. Bacon e come protagonista di eventi annunciati e abortiti (expo Bacon a Berlino e Guastalla docet! con una “direzione artistica” millantata ed esercitata… prima di essere deliberata).
Risulta, anche, facebookamiciziato  e  variamente webizzato come  critico d’arte similSgarbi, insediato nella bassa reggiana, anziché nella bassa ferrarese, estemporaneo oscarwildiano cicisbeo provinciale della periferia creativa e culturale italiana, abbigliato con giacche pochettate e somatizzato da un arredo pilifero facciale che lo maschera e sbambinizza virilizzandolo ingannevolmente.
Da molti è considerato portatore di anonimia epistolare pseudonomata  Leonardo Ludovisi (forse “leo74ist”  in You Tube) e il postaggio di commenti calunniatori e diffamatori in siti e blog.
Intrattiene rapporti ravvicinati di ogni tipo col mascheramento o travestimento, adottando anche eteronimi femminili (Manuela Bergamasco), ad usum Facebook con info reticenti e foto fuorvianti nei profili.
Politicamente è dossierato senza fissa dimora, per quanto riguarda i partiti ai quali si è opportunisticamente accostato di volta in volta per destare attezione e ricevere prebende  (Partito Socialista Italiano – Forza Italia – Lega Nord).
Neobaconologo estromesso dall’Affaire Bacon dopo averlo manlevato pro Ravarino-Guerini-Maretti: http://lampisterie.ilcannocchiale.it/post/2516059.html)
Frequentemente notiziato e discusso come prolifico aepistolografo corvo e commentatore di artisti & artisticità variamente pseudo(ano)nimato: http://lampisterie.ilcannocchiale.it/post/2550556.htmlhttp://www.arslife.com/dettaglio2/2010/7/11-luglio-20
Esiliato (eliminato) come blogger da e in Exibart: http://albertoagazzani.exibart.com/
Denunciato da me per diffamazione e calunnia a mezzo internet con altri omologhi: http://lampisterie.ilcannocchiale.it/post/2522074.html
Dewikipediato perchè ha copiato: http://it.wikipedia.org/wiki/Discussioni_utente:Alberto.agazzani
Precario a Guastalla come Direttore Artistico in attesa di delibera.
http://gazzettadireggio.gelocal.it/cronaca/2010/10/12/news/pronto-a-querelare-bartoli-2513117

http://gazzettadireggio.gelocal.it/cronaca/2010/10/13/news/agazzani-nessuna-delibera-su-di-lui-2519221
http://gazzettadireggio.gelocal.it/cronaca/2010/10/14/news/abbiamo-lavorato-gratis-e-inutilmente-un-anno-2525265

http://www.guastalla5stelle.org/?s=agazzani&x=10&y=10

http://www.listacivica-guastallaliberata.org/2010/10/guastalla-agazzani-vs-bartoli/

http://gazzettadireggio.gelocal.it/persone/alberto+agazzani

http://cerca.unita.it/data/PDF0115/PDF0115/text18/fork/ref/10287ow7.HTM?key=stefano+morselli&first=1&orderby=1

Diffamatore e calunniatore  di persona curriculata come parzialmente si può leggere cliccando: http://lampisterie.ilcannocchiale.it/post/2553179.html

Published by rossiroiss, on novembre 17th, 2010 at 11:26 am. Filled under: Enzo Rossi-Ròiss28 Comments

SOLTANTO LINK AGIOGRAFICI E INGANNEVOLMENTE ENCOMIASTICI PRO DISEGNI DI BACON RAVARINIZZATI NELLA BACHECA FACEBOOK DELL’AVV. BOLOGNESE UMBERTO GUERINI


L’Avv. Umberto Guerini del foro bolognese ha postato nella sua Bacheca in Facebook (tra il 12 e il 21 luglio) tutti i link agiografici e ingannevolmente encomiastici (messuno escluso), tutti di seguito pro expo disegni firmati Francis Bacon, senza alcun link disagiografico/disagiante frapposto.
Ha postato, così, tutte le notizie web propagandistiche dei disegni firmati Francis Bacon esposti a Cento (FE) e Buenos Aires (Argentina), redatte replicando il già scritto velinato nei comunicati stampa e riassumendo il già pubblicato nei libri/cataloghi editi da Christian Maretti: senza alcun commento impertinente postato al seguito da facebookamici dissidenti, e ignorando la presenza nel web di ciò che ho scritto e postato in Facebook e nel mio blog, leggibile da chiunque cliccando:
- http://www.facebook.com/profile.php?id=1539771986&ref=profile#!/notes/enzo-rossi-roiss/di-francis-bacon-disegnatore-in-italia-pro-cristiano-ravarino-esposto-a-cento-do/422170098472
- http://www.facebook.com/profile.php?id=1539771986&ref=profile#!/notes/enzo-rossi-roiss/di-cristiano-ravarino-baconomofilo-dichiarato-beneficato-da-francis-bacon-con-di/423396743472
- http://www.iantichi.org/?q=node%2F481
- http://www.facebook.com/note.php?saved&&suggest&note_id=424387238472
- http://www.facebook.com/profile.php?id=1539771986&ref=profile#!/notes/enzo-rossi-roiss/del-baconologo-postumo-nomato-edward-lucie-smith-assoldato-per-accreditare-diseg/425795248472
Perchè l’avv. Umberto Guerini ha postato soltanto i link agiografici ingannevoli?
Per non smascherare la millanteria secondo la quale tali disegni “… se exhibieron en la última edición de la Bienal de Venecia 2009”: sapendo che nei cataloghi di tale Biennale non risulta pubblicata alcuna notizia della esibizione – neanche collaterale – di disegni baconeschi provenienti da Cristiano Ravarino.
Per non essere chiamato in causa come conoscitore di tutti i disegni oggetto di una vertenza giudiziaria conclusasi nel 2004 che lo ha ruolato avvocato difensore del Ravarino: una vertenza durante la quale non sono stati esaminati e giudicati anche tutti i disegni esposti a Cento (FE) e Buenos Aires, (73) catalogati (monografati) dal Maretti.
Per non pregiudicare la monetizzazione di tali disegni, presso eventuali amatori pinocchi allocchi, insediati nei territori marginali (terzi) dell’artisticità: abitati da collezionisti che ignorano i meccanismi che attivano e garantiscono (tutelano) la commercializzazione e capitalizzazione delle opere d’arte.
Per non esporsi a domande imbarazzanti relative allo stato dei rapporti più recenti e personali con i baconologi d’ufficio (o di complemento) assoldati per accreditare le expo già realizzate (Alessandro Riva, Duccio Trombadori e Alberto Agazzani, in primis), compreso il Massimo Scaringella, affaccendatosi come tramite per la expo a Buenos Aires (autoruolandosi baconologo debuttante per grazia curatoriale ricevuta), quasi certamente redditato per altre prestazioni professionali da un Ministero della Repubblica Italiana.
Per non rivelarsi leader del trio Ravarino-Guerini- Maretti, inequivocabilmente boss in faccende organizzative e promozionali per referenziare, con expo allestite in locations raggiungibili percorrendo vie faccendierate amicali, oppure vie pedaggiate trasversali, 100 e più disegni baconeschi ravarinizzati valutabili 7 milioni di euro (complessivamente): vagheggiando una vecchiaia dorata nella stagione degli over 60 (sapendosi bolognese nato nel 1947 a Lizzano in Belvedere).
Mi aspetto a questo punto che qualcuno dei neobaconologi si penta e mi scriva una lettera, come quella che segue, già scritta da Alberto Agazzani dopo aver “preso atto” che mi è congeniale scrivere con cognizione di causa.

Caro Rossi-Roiss
ho letto con molto interesse il Suo primo intervento in una pagina di Exibart, nella quale tal Biancardi di Cento, della cui esistenza in terra ho appreso in quest’occasione, cerca squallidamente e assurdamente di tirarmi in ballo dopo le (comprensibili e condivisibili) polemiche che lo hanno investito. Al di là di questa squallida vicenda, della quale s’incaricherà la Procura,visti i risvolti calunniosi nei miei confronti, mi interessa molto il suo parere sull’operazione, considerando che la mostra veneziana dei disegni attribuiti a Bacon di Cristiano Ravarino è stata curata anche dal sottoscritto, insieme ad Edward Lucie-Smith.
Il mio saggio in catalogo è stato duramente criticato da Maretti e da Guerini perchè, a loro dire, lasciava ancora ampio spazio al (doveroso) dubbio, quando invece s’aspettavano, come pare abbia fatto Sgarbi, un’assoluta certificazione (valida solo nel loro cervello) dell’autenticità di quelle carte.
Visti i passi successivi dai quali mi sono subitamente tirato fuori (una mostra a Milano in uno spazio notoriamente in affitto, Palazzo Durini e l’inopportuna mostra a Cento, luogo ameno ma scomodissimo, sopra tutto con 40° all’ombra, nonchè il coinvolgimento di un collega tristemente condannato in due gradi di giudizio per abusi su minori), non ritenendo opportuni questi passi.
Se i disegni sono autentici, perchè esporli in uno spazio in affitto e non a Palazzo Reale? Perchè coinvolgere critici per lo più prezzolatissimi e dall’autorità baconologica pressoché nulla (compreso lo scrivente, che però ha prestato la sua opera a titolo totalmente gratuito) e nessuno, tranne forse Lucie-Smith, internazionalmente riconosciuto?
Io curerò tre mostre in autunno con questi disegni, ma verranno chiaramente indicati come “attribuiti”: 2 a Berlino ed una a Guastalla assieme a disegni, quelli autentici e autografi, di Balthus. Ovviamente senza contatto nè apporto alcuno del duo Maretti & Guerini, sorta di gatto e di volpe, in quanto i personaggi proprio non mi convincono (e basterebbe questo per aggiungere altri legittimi dubbi alla storia narrata da Ravarino).
Ma chi sono questi due personaggi??
Altra domanda: Ravarino ha veramente conosciuto Bacon?
Non ci sono foto assieme, non ci sono testimoni reali e tangibili della loro frequentazione, non ci sono lettere, biglietti, missive… Idem per i disegni, il cui numero cresce a vista d’occhio…
Non so francamente che pensare.
Cordialità e complimenti per la lucidità coraggiosa dei suoi interventi.

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Postato anche come NOTA in Facebook e in http://lampisterie.ilcannocchiale.it/

L’avv. Umberto Guerini (a sinistra) con Vittorio Sgarbi e l’assessore Daniele Biancardi a Cento



Published by rossiroiss, on luglio 24th, 2010 at 6:27 pm. Filled under: Enzo Rossi-Ròiss32 Comments

CAVE LOLITA TIMOFEEVA !!! RISARCITA CON ZERO EURO DA QUATTROVENTI

Al termine di una vertenza giudiziaria intrapresa per danneggiarmi trasversalmente, danneggiando direttamente la casa editrice QuattroVenti di Urbino, la pittrice lettone italiana russofona Lolita Timofeeva è stata risarcita con zero euro, danneggiandosi irreparabilmente, come risulta scritto nel dispositivo di una sentenza emessa dal Tribunale di Bologna (n.808/2010).
Un giudice ha sentenziato ciò considerando esagerato il risarcimento di 56.000 euro richiesto, poichè è risultato ingannevole e inconsistente l’internazionalità della sua notorietà artistica, esibita dal suo avvocato difensore senza adeguati supporti internazionali documentali relativi al mercanteggiamento delle sue opere (un’opera soltanto venduta all’asta a Prato nel 1998 dalla casa d’aste Farsetti, mio tramite), ne alcuna dichiarazione di redditi adeguati alla somma indicata.
Zero euro di risarcimento, quindi, per aver pubblicato nel mio libro “Mondo lettone made in Italy” un suo “Autoritratto”, senza la sua autorizzazione: zero euro che costituiscono un bottino vistosamente magro, comparato al grasso bottino vagheggiato.
La sentenza è stata emessa al termine del cosìddetto Primo Grado, è non è stata impugnata dalla Timofeeva (termine ultimo il 30 giugno 2010) per evitarsi il peggio di una sentenza di secondo grado totalmente favorevole all’editore, con spese legali onerose a carico della parte ricorrente. Quasi certamente consigliata a far ciò da Annalisa Di Benedetto, suo avvocato di fiducia, ombra (controfigura) dell’avvocato Lavinia Savini soggettista e regista dell’impresa giudiziaria.
La casa editrice QuattroVenti ha pagato il costo della vertenza fatturato dalla Di Benedetto con bonifico bancario del valore di Euro 7.436,66, comprensivo di euro 2.800 per onorari liquidati ed euro 1.154,32 per l’Iva 20%, sommando gli altri euro come spese per diritti legali vari. Bottino magro anche per le due avvocatesse, perciò.
Una domanda è d’obbligo porla, a questo punto (concludendo): Quali e quante negatività determinerà tale sentenza nell’attività interrelazionale della Timofeeva, sempre più in difficoltà per quanto riguarda l’esposizione delle sue opere in locations dotate di plus-valore e la loro commercializzazione in fiere dell’arte e gallerie d’arte manageriali?
Sapendo che la Timofeeva è considerata straniera a Riga, la sua città natale in Lettonia, dove risulta relazionata soltanto a chi dirige attualmente il Latvia Museum of Foreign Art, per la cui direzione futura è in atto una lotta a fil di coltello per conservare l’incarico, oppure subentrare all’incaricata. Sapendo che come artista risulta misconosciuta o disistimata da ogni altra Istituzione artistica lettone, inibita a rappresentare la Repubblica di Lettonia all’estero perché cittadina italiana dal 1993. Sapendo che può recarsi là dove, di volta in volta, considera possibile proprorsi e promuoversi soltanto percorrendo via amicali omologhe. Sapendo che i comportamenti sleali generano accadimenti letali: poichè chi semina slealtà, raccoglie calamità.
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(Postato anche in: www.lampisterie.ilcannocchiale.it)
Published by rossiroiss, on luglio 18th, 2010 at 6:13 pm. Filled under: Enzo Rossi-Ròiss1 Comment

MILLE OPERE DI BEN VAUTIER A LIONE NEL MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA

Si concluderà il 6 luglio la vasta esposizione retrospettiva allestita da Ben Vautier in cinque spazi tematici del Musée d’Art Contemporain de Lyon, inaugurata il 3 marzo: su 3.000 mq., 1000 opere concepite e realizzate durante 50 anni di attività creativa. Commissario lo storico dell’arte Jon Hendricks.
Chi sia Ben Vautier lo riassumo brevemente per i meno informati. E’ un artista-performer complesso ed egotico, tra i più stimati e collezionati nel mondo dell’arte contemporanea, annoverato tra gli esponenti del movimento Fluxus presente stabilmente con numerose opere nel Moma di New York. Popolari i suoi slogan aforismanti, scritti col bianco su fondo nero mercanteggiati anche riprodotti su vestimenta o oggettistica varia.
E’ nato il 18 luglio 1935 a Napoli da madre turca di orgine irlandese e occitana cognomata Giraud e padre svizzero francese del Canton de Vaud con parentela artistica, figlio del pittore Benjamin Vautier. Nel 1939 la madre lo ha sottratto ai disagi della guerra divorziando e conducendolo con sè in Turchia a Smirne. Finita la guerra è tornato ad abitare a Napoli. Nel 1948 ha cominciato a risiedere in Svizzera, fino a che la madre non ha deciso di trasferirsi e trasferirlo a Nizza, dove si è stabilito. Ha una casa/atelier a Nizza, dove risiede nel verde di una collina lontano dal centro cittadino. Tant’altro e più dettagliatamente è possibile leggerlo “autobiografato“ nel sito: http://www.ben-vautier.com/.
Sapendo che le sue opere sono costituite da:
PAROLE singole, oppure SCRITTURE, iconizzate su tele nere e supporti etrogenei, come sulle lavagne o sulle torte;
GESTI compiuti davanti ad apparecchi fotografici e videocamere per documentarli a futura memoria della propria artisticità e intellettualità;
CONCETTI visualizzati firmando oggettistica degradata e rifiutata, destinata ad essere considerata materiale da rottamare o incenerire perchè residuale: scorie, rovine, relitti.
Sapendo che Ben Vautier ha firmato e continuerà a firmare ovunque e in ogni modo la materialità e l’immaterialità per autenticare e dotare di pertinenze estetiche comportamenti e pensieri altrimenti falsi, gesta e opinioni altrimenti non condivisibili.
Considerando opera d’arte autentica soltanto e in primis la propria firma: segno apotropaico e magico tracciato per esorcizzare la perdita della memoria di ciò che all’improvviso non sarà più possibile fare, e la paura della morte componente inevitabile della vita a cominciare dal momento della nascita.

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Con Ben Vautier nella sua casa/atelier a Nizza.

Published by rossiroiss, on giugno 17th, 2010 at 6:15 pm. Filled under: Enzo Rossi-Ròiss49 Comments

AVVISO CHIUNQUE RISULTI MIO FACEBOOKAMICIZIATO: CAVE THATCHER ! L’HO DENUNCIATA PER DIFFAMAZIONE

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AVVISO CHIUNQUE RISULTI MIO FACEBOOKAMICIZIATO che ho sottoscritto in data odierna una denuncia a carico di tale ELISABETH THATCHER  per “diffamazione a mezzo internet e/o quelli che saranno ravvisati “, indicandola come artefice di post calunniatori e diffamatori scritti da gost-writer (scrittori ombra) sodali delle pittrice lettone italiana russofona Lolita Timofeeva argomento di alcuni miei scritti postati in: http://www.rossiroiss.it/blog, e in: http://www.lampisterie.ilcannocchiale.it.
Siccome molti di voi (d’ambo i sessi) l’hanno sicuramente accettata, intrigati dalla sua esoticità anagrafica e bulicamente, per averla come opportunità di conoscenza amicale in più, ignorando la sua reale intenzione di dare visibilità nella Bacheca comune a testi che mi denigrano e diffamano, comunico che tale Thatcher mi risulta nota a se stessa, mai incontrata da me in alcun luogo bolognese né in compagnia di conoscenze comuni, della quale ignoro altezza, peso e odore naturale.
Alcuni miei amici in FB hanno ignorato la sua richiesta di amicizia diffidando della sua amicizia con la Timofeeva, della quale ho tanto scritto e per la quale ho tanto fatto, come si può apprendere cliccando: http://www.italo-baltica.it/wordpress/lolita-timofeeva-2.html
Ogni mia amicizia in FB valuti l’opportunità di facebookamiciziare con tale Thatchher, considerando che giudico inopportuno condividere qualsiasi rapporto (compreso il virtuale) con tale persona da me denunciata all’Autorità Giudiziaria… per diffamazione et altro eventuale.
Per leggere altro cliccare:http://lampisterie.ilcannocchiale.it

ELISABETH THATCHER: CHI E’ COSTEI? (SEQUEL)

La Thatcher è la titolare di un blog, strumentalizzato pro causa sua e senza rischiare alcunchè di personale, da Lolita Timofeeva pittrice lettone italiana russofona in difficoltà per quanto riguarda l’esposizione e la promozione dei suoi dipinti.
La Thacher mi ha calunniato e diffamato sovieticamente come persona (anche come personaggio!) ignorando che la Timofeeva mi deve molto di ciò che ha e il meglio di ciò che la curricula e bibliografa (Biennale di Venezia 1997 compresa): inclusi i libri di maggior pregio, le opere d’arte d’altri autori et altro del decoro oggettistico nella sua casa e nel suo atelier.
La Thatcher è stata usata  come editore/redattore di un blog da un sedicente giornalista ombra per la pubblicazione nel web di un testo mediocre e diffamante.
La Thatcher si è così meritata la mia denuncia per diffamazione, colpevole di essersi ruolata NUNCIUS,  portatore di dichiarazioni altrui non controllate o verificate, press-agent divulgatrice autarchica e dilettante di opinioni e informazioni scritte o espresse da altri, supporter di una pittrice lettone italiana russofona in età antaizzata con sempre meno occasioni espositive a disposizione.
Ha nomato “Kengaragas” il suo Blog per dare notorietà virtuale a un anonimo quartiere residenziale proletario della zona sud di Riga in Lettonia, abitato in prevalenza da cittadini di lingua russa (http://wikimapia.org/991515/lt/Kengaragas): un quartiere malfamato e marginalizzante, noto alla Timofeeva, sprovvisto di arredo urbano artistico, con nessuna opportunità d’incontri portatori di promozione sociale in loco periferico, distante dalla città vecchia 30 minuti di viaggio in tram.

Published by rossiroiss, on maggio 15th, 2010 at 5:29 pm. Filled under: Enzo Rossi-Ròiss38 Comments

IL “CORPUS HERMETICUM” DI LOLITA TIMOFEEVA ESPOSTO IN UNA GALLERIA GREGARIA A RIGA

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LA NOTIZIA – Lolita Timofeeva, la pittrice lettone italiana russofona che ha la casa e l’atelier a Bologna, si è data visibilità espositiva allestendo una mostra d’arte nella sua città natale (Riga) capitale di una repubblica europea (Lettonia) stazionata fuori dall’eurozona perché sorvegliata speciale a rischio default con bancarotta. L’ha allestita esponendo 39 disegni (cm. 50×35) eseguiti durante il 2008 su carta acquerellata con fondi di caffè diluiti: tutti proposti come “bozzetti” di altrettanti dipinti di un ciclo intitolato Corpus Hermeticum; tutti concepiti e realizzati rispettando le costanti materiche, formali e poetiche con eleganza e perizia compositiva, proprie di ogni individualità creativa capace ed eclettica, dotata di versatilità istintiva e connaturata.
“ Una piccola anteprima di una grande mostra sulla quale (più corretto “per la quale”) sto lavorando ormai da più di tre anni”, ha scritto: auto-eventizzandola nel blog personale.
L’ha allestita nel monovano espositivo della Tifana Gallery (http://www.tifanagallery.com), inaugurandola il 27 aprile (durata fino al 26 giugno). Con famigli e conoscenti ruolati figuranti e animatori di un vernissage disertato dall’establishement artistico e culturale righese. Presente al momento dell’inaugurazione soltanto il pittore Janis Andris, ex rettore dell’Accademia di Belle Arti.
Assente Solvita Krese, director del Latvian Centre for Contemporary Art, che continua a contestare la Timofeeva come rappresentante artistica della Repubblica di Lettonia nella Biennale di venezia 1997, considerandola straniera perchè cittadina italiana dal 1993: solidale in ciò con Helena Demakova, critico d’arte lettone militante ed ex ministro della cultura. Assente anche Inga Steimane, editor in chief del settimanale Kulturas Forum, e qualche redattore della rivista Studia. Assenti in gran numero perfino gli artisti lettoni esposti nella Artefiera 1995, anche per suo merito. Assenti le rappresentanze delle Istituzioni italiane insediate a Riga e del Latvia Museum of Foreign Art nel quale difficilmente tornerà in esposizione come star “straniera” protagonista.
IL COMMENTO – L’esposizione è risultata griffata dall’autarchia per quanto riguarda la organizzazione, la promozione, la sponsorizzazione, la “esegesi” e la masmediatizzazione sia web sia cartacea, non supportata da un catalogo o una brochure, allestita in una galleria d’arte gregaria, poco ambita come spazio espositivo dalle “firme” artistiche lettoni, imparagonabile (per es.) alle gallerie Rigas, Daugava, Bastejs: ognuna diversamente leader e diversamente attiva sia in patria sia all’estero. Risultando anche connotata come una rimpatriata organizzata dall’artista, per curricularsi protagonista di un evento espositivo personale nella città natia. Una Timofeeva in difficoltà per quanto riguarda la organizzazione di expo personali in Italia e altrove (nessuna personale allestita durante gli anni 2006-2009), perché priva di mentori influenti e di promoter adeguatamente relazionati, detentori di potere organizzativo e dotati di supporters personali.
Sconveniente ogni esame comparativo dell’esposizione nella Tifana Gallery con le tre esposizioni precedenti allestite dalla stessa pittrice a Riga in altre location, a cominciare dalla prima (memorabile!) datata 1996 nello spazio della Rigas Vini, iper-massmediatizzata in più lingue (italiana, lettone e russa), che fu inaugurata da Umberto Pestalozzi Ambasciatore d’Italia in Lettonia, presente Indulis Zarins, storico e prestigioso rettore dell’Accademia di Belle Arti, con al seguito alcuni docenti subalterni, e un folto gruppo di italiani appositamente giunti con un volo charter Rimini-Riga, durante il quale Emanuele Viscuso improvvisò a 11.000 metri di altitudine l’esposizione di alcune sue mini sculture in legno in viaggio per essere esposte a Riga.
IL GIUDIZIO – Una esposizione personale spadrinata e spresidentata (anche disassesorata), allestita, dove e come è stato possibile, per interrompere un prolungato periodo di astinenza espositiva, destinata a suscitare una flebile eco massmediatica in ogni lingua. Una performance approvata in primis (e soltanto) dall’amicalità indulgente di conoscenze d’ambo i sessi in tutt’altre faccende egotiche affaccendate, sia in Lettonia sia in Italia. Hortus conclusus (… giardino chiuso tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata), di un creativa polimorfa lettone italiana, sedicente “ibrida”, self-promoter in trasferta nel loco natio. Un esperimento eseguito prospettandosi l’eventuale ritorno nell’alveo esistenziale originario dove scorrono e continueranno a scorrere le sue affettuosità parentelali, benefit provvidenziali e previdenziali, nel momento in cui dovesse decidere di trascorrere in compagnia badante e rassicurante il tempo residuo della sua esistenza: dovesse rivelarsi disagevole continuare a festeggiare in Italia genetliaci antaizzati tra conoscenti trovati e smarriti, di puro servizio contingente, in gran numero convenzionali o provvisori. (dal Blog: http://www.lampisterie.ilcannocchiale.it)

Published by rossiroiss, on maggio 2nd, 2010 at 5:39 pm. Filled under: Enzo Rossi-RòissCommenti disabilitati

CAVE LOLITAM !!! à la guerre comme à la guerre

Considero calunniosa o ingiuriosa (conseguentemente reato) una notizia postata in: http://kengaragsit.blogspot.com/2010/04/lolita-timofeeva-ha-vinto-la-causa.html, perchè imprecisa e ambiguante così intitolata: L’ARTISTA LETTONE LOLITA TIMOFEEVA HA VINTO LA CAUSA CONTRO EDIZIONI QUATTROVENTI DI URBINO – 12 mila euro è costato alla casa editrice “lo scherzo” architettato da Enzo Rossi Roiss, il danno poteva essere minore se la casa editrice, palesemente rea, avesse proposto una transazione evitando così la causa.
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NESSUN RISARCIMENTO PERSONALE SARA’ PAGATO A LOLITA TIMOFEEVA DALLE EDIZIONI QUATTROVENTI DI URBINO PER IL “MONDO LETTONE MADE IN ITALY” SCRITTO DA ENZO ROSSI-ROISS: è il titolo di un testo leggibile in uno dei miei blog (http://www.lampisterie.ilcannocchiale.it/)
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Ho conosciuto Lolita Timofeeva nel marzo 1993 a Bologna curriculata dallo zero: zero esposizioni – zero dipinti meritevoli di attenzioni esegetiche – zero bibliografia – zero eco massmediatica, sia cartacea che web – zero relazioni col mondo dell’arte – zero notorietà e redditività artistica. Da questa condizione di zero è pervenuta in mia compagnia (ruolato Commissario e critico presentatore nel catalogo ufficiale) alla esposizione nella Biennale d’Arte 1997 a Venezia e alla ricca bibliografia giornalistica ed esegetica ante e post Biennale – elencata nel suo sito web senza il mio nome, ma da me fatta produrre e prodotta (anche) variamente firmata – sia col mio nome di scrittore che con eteronomi italiani e stranieri – oltre agli annessi e connessi indotti e collateralizzati dal mio capitale personale di conoscenza e conoscenze.

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I giudici di un Tribunale hanno emesso una sentenza di primo grado “impugnabile”.
- La Timofeeva potrà dichiarare di aver vinto la causa soltanto dopo che una sentenza definitiva l’avrà documentata “vinta” ,eventualmente, alla fine dei giudizi successivi.
- Lo “scherzo” non è ancora costato allcunchè alle Edizioni QuattrVenti di Urbino, perchè costerà quanto sarà precisato nel dispositivo della sentenza definitiva.
- E’ stata respinta, perchè considerata estorsiva e infondata, la transazione proposta dall’avvocato della Timofeeva (voce leguleia karaokizzante accompagnata da sonorità concertate da altro avvocato dotato di competenza specifica per la gestione della disputa legale intrapresa).
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Tant’altro di ciò che ho scritto si può apprendere da Google cliccando:
http://www.italo-baltica.it/wordpress/lolita-timofeeva-2.html
http://www.rossiroiss.it/blog/
http://immobilmente.blogspot.com/2008/11/bologna-case-agli-amici-degli-amici.html
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DICHIARAZIONE – Le Edizioni QuattroVenti di Urbino hanno respinto ogni proposta di transazione “avanzata” dalla Timofeeva per incassare qualcosa dei cosiddetti “pochi-maledetti-ma subito”, perchè sono state garantite con apposita fideiussione bancaria che il costo della lite giudiziaria sarebbe stato pagato interamente da me in caso di sentenza sfavorevole definitiva.

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Ultima “esibizione“ di Lolita Timofeeva in Artefiera nel 1999, seduta tra Giorgio Celli presentatore e Enzo Rossi-Ròiss, ideatore, organizzatore, promotore e sponsor della performance espositiva ed editoriale. Del libro d’artista “presentato“ furono prodotti soltanto pochissimi esemplari (meno di 5) poichè i ricavi presunti furono valutati e giudicati insufficienti per il conseguimento di un bilancio finale in pareggio con i costi di produzione e promozione.

Published by rossiroiss, on aprile 7th, 2010 at 7:00 pm. Filled under: Enzo Rossi-Ròiss45 Comments